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Da Hong Kong al caso Floyd, tutti i fronti di Trump. Il punto di Gramaglia

Fronti di guerra internazionali, con la Cina per Hong-Kong, ma anche per la pandemia; e interni, con la protesta dei neri che dilaga nell’Unione dopo i fatti di Minneapolis; e virtuali, con Twitter che, nonostante i provvedimenti penalizzanti, gli tiene testa e gli etichetta come violento un tweet.

TRUMP CONTRO TUTTI

Donald Trump non ha pace da nessuna parte. E, come spesso fa, quando pare assediato o alle corde, apre nuovi contenziosi, forse nella serie “chiodo scaccia chiodo”: annuncia così la decisione di porre fine ai rapporti degli Usa con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, “colpevole” a suo dire di essere troppo dipendente da Pechino e di avere reagito male e tardi alla pandemia da coronavirus.

Le notizie sull’andamento dell’epidemia negli Stati Uniti passano in secondo piano. Eppure, venerdì ci sono stati 1.225 nuovi decessi, secondo i dati della Johns Hopkins University: i morti in totale s’avvicinano a 103.000 – alla mezzanotte della East Coast erano 102.836, i contagi complessivi stanno per superare 1.750.000.

TRUMP SI MUOVE PER HONG KONG

Da tutta l’Unione arrivano notizie e immagini di proteste, spesso violente, dopo l’uccisione, lunedì, a Minneapolis di un nero da parte di un poliziotto, che ieri è stato arrestato: alla Casa Bianca scatta il lockdown, perché centinaia di manifestanti si assembrano davanti ai cancelli a Lafayette Square, prima di defluire in corteo verso il Campidoglio.

È il momento che il magnate presidente sceglie per annunciare lo stop alle esenzioni commerciali finora concesse a Hong-Kong, sulla base del fatto che la Cina ha violato gli impegni di autonomia nei confronti della ex colonia britannica. Trump adotta, inoltre, sanzioni a dirigenti di Hong-Kong legati alla repressione delle proteste e altre misure ‘punitive’ nei confronti della Cina.

IL TERREMOTO DEL CASO FLOYD

Sul fronte virtuale, Twitter dimostra di essere determinato a tenere testa al presidente, segnalando, ma non cancellando, un tweet del magnate che ne viola gli standard sull’ “esaltazione della violenza”. Trump, parlando dei disordini per l’uccisione di George Floyd, ha scritto: “Non posso star a guardare quel che succede in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debolissimo sindaco d’estrema sinistra Jacob Frey si dà una mossa o mando la Guardia Nazionale a fare il lavoro che serve … questi TEPPISTI stanno disonorando il ricordo di George Floyd e io non lo permetterò … Se ci sono difficoltà, assumeremo il controllo, ma quando parte il saccheggio, s’inizia a sparare. Grazie!”.

ANCORA TWITTER

“Questo tweet viola le regole di Twitter sull’esaltazione della violenza – ha scritto il social network sulla pagina di Trump. Ma Twitter ha stabilito che è nell’interesse pubblico che resti accessibile”. Quando la Casa Bianca ha rilanciato il tweet presidenziale, Twitter l’ha etichettato allo stesso modo.

Al che, Trump coinvolge il social network in una polemica globale: “Twitter non sta facendo nulla sulle menzogne e la propaganda fatte circolare dalla Cina o dalla sinistra radicale democratica … Hanno messo nel mirino i repubblicani, i conservatori e il presidente degli Stati Uniti”.

L’AFFONDO DI BIDEN…

Il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden è “furioso” per il tweet di Trump che ipotizza un’escalation di violenza a Minneapolis. “Ne ho abbastanza. Il presidente fa appello alla violenza contro cittadini americani in un momento di grande dolore per molti”, twitta l’ex vice-presidente: “Sono furioso, e dovreste esserlo anche voi”.

Biden condanna pure l’arresto in diretta a Minneapolis di un producer afro-americano della Cnn, che copriva le manifestazioni con la sua troupe: “È stato arrestato mentre faceva il suo lavoro; e invece il poliziotto che ha ucciso George Floyd resta ancora libero” – è stato arrestato poco dopo, ndr -.

…E QUELLO DI OBAMA

“Tutto ciò non dovrebbe essere normale nell’America del 2020”, dice a sua volta Barack Obama, lanciando un appello perché nel Paese si possa creare un “una nuova normalità”, dove “intolleranza e trattamento diseguale tra cittadini non infettino più le nostre istituzioni e i nostri cuori”.

Uno smacco a Trump, che vuole tenere il Vertice del G7 con tutti i leader presenti alla Casa Bianca a fine giugno, arriva dalla Germania: la cancelliera tedesca Angela Merkel rifiuta per ora l’invito perché “ad oggi, considerato l’andamento della pandemia complessivo, non può consentire a recarsi a Washington”, scrive Politico citando il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert.



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