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Hong Kong, l’Italia scelga i diritti civili e la libertà. Parla Antonio Tajani

L’Unione europea è chiamata oggi a prendere posizione dopo le ultime mosse cinese su Hong Kong. I ministri degli Esteri dei 27 Stati membri si riuniscono in teleconferenza per discutere la risposta a Pechino che ieri ha dato il via libera alla legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong suscitando la dura condanna di Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti.

Formiche.net ne ha parlato con Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e del Partito popolare europeo ed ex presidente del Parlamento europeo.

Tajani, che cosa dovrebbe fare ora l’Europa?

L’Europa deve dare un segnale di difesa, come ha sempre fatto, dei diritti umani, della libertà e del rispetto delle regole. Hong Kong è diventata parte della Cina tramite un accordo che prevede l’autonomia di questo territorio. E questo accordo deve essere rispettato. Purtroppo la Cina continua a essere un Paese non democratico con posizioni egemoniche all’esterno, figuriamoci all’interno.

Serve continuare a dialogare con Pechino? 

La Cina è e deve essere un interlocutore ma serve riconoscere il suo comportamento sempre più aggressivo. Per noi, soprattutto per il Parlamento europeo, il rispetto dei diritti umani è sempre stato fondamentale. Abbiamo visto la brutalità con cui la polizia interviene a Hong Kong contro persone che non chiedono chissà che cosa, chiedono democrazia.

Secondo lei la strada delle sanzioni è percorribile?

Dovrebbe essere l’ultima ratio: non penso sarebbe utile aprire un altro scontro con la Cina. Serve dare prima un segnale di malcontento dell’Europa nei confronti dell’atteggiamento di Pechino.

Anche su altri temi come per esempio la Via della seta?

Dobbiamo irrigidire le nostre posizioni per quanto riguarda la Via della seta. Non possiamo accettare che si vendano ai cinesi il porto di Taranto e quello di Trieste. Non possiamo far colonizzare commercialmente l’Europa dalla Cina. I nostri interessi sono altri. Ripeto: dialogo sì ma non sudditanza economica e commerciale. In questo senso, non possiamo assolutamente dare ai cinesi il nostro 5G.

Come può rispondere l’Unione europea a questa sfida? 

Bisognerebbe fare un campione europeo che permetta di rappresentare una vera alternativa. I dati oggi valgono quanto l’oro. Per questo, cedere la rete 5G ai cinesi sarebbe come cedergli la Banca d’Italia. È un paradosso, ovvio, ma non è questa la strada da seguire. Dobbiamo reagire all’aggressione cinese anche con norme europee antitrust per tutelare i nostri interessi.

Possiamo parlare di una nuova Guerra fredda secondo lei? 

Non è una Guerra fredda ma certamente c’è un’offensiva politica. È sufficiente rileggersi il discorso del presidente cinese Xi Jinping al Congresso del Partito comunista cinese per capire quale sia il disegno.

In questo quadro, qual è il suo giudizio sulla politica estera del governo italiano la cui maggioranza appare spesso divisa su certi temi, a partire da Hong Kong?

L’Italia ha una politica estera ambigua sul rapporto con la Cina e tutti i suoi satelliti. Guardiamo al Venezuela e ai rapporti del Movimento 5 stelle. È un clima che non funziona e che non va bene, una politica estera poco chiara. Noi di Forza Italia siamo per l’alleanza transatlantica: il nostro alleato, il nostro interlocutore sono gli Stati Uniti.

Secondo lei c’è la necessità di ribadire che siamo alleati degli Stati Uniti?

Dobbiamo ribadirlo perché è un principio. Dobbiamo ribadire che noi siamo l’Occidente, siamo America ed Europa. Non dobbiamo rinunciare alle nostre identità occidentali. È anche una questione culturale, di valori. E il valore fondamentale dell’Occidente si chiama libertà, un valore che è negato in Cina.

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