Settanta parlamentari del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle hanno firmato una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendogli di “condannare” lo Stato di Israele per l’annessione di alcuni territori della Cisgiordania e di “adoperarsi attivamente, prima della data dell’1 luglio, in tutte le sedi europee e internazionali, per scongiurarne la realizzazione”. Le conseguenze, dicono, “potrebbero essere devastanti per l’intera regione”. L’annessione è contenuta nell’intesa di governo tra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz: dal primo luglio lo Stato ebraico potrebbe infatti annettere il 30 per cento dell’area C della Cisgiordania, “se gli Stati Uniti saranno d’accordo”.
“Numerose sono state le reazioni critiche verso questa decisione”, sottolineano i deputati citando il segretario generale dell’Onu António Guterres e l’Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell, ma anche la Lega Araba e diversi governi europei. “Compreso il nostro, attraverso il ministero degli Affari esteri, tutti hanno ribadito due questioni fondamentali: che tale decisione è in aperta violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite e che essa, qualora realizzata, porrebbe una pietra tombale su ogni rilancio del processo di pace in Medio Oriente e sulla prospettiva di due popoli e due Stati che convivano in pace e sicurezza reciproca”.
La lettera dei 70 (tra questi Laura Boldrini, Pino Cabras, Stefano Ceccanti, Stefano Fassina, Piero Fassino, Matteo Orfini e Lia Quartapelle) arriva a conclusione della prima settimana del nuovo governo israeliano ma anche della decisione della leadership palestinese di decretare la fine di tutti gli gli impegni con Israele e gli Stati Uniti come conseguenza del piano di annessione della Cisgiordania.
Ma non tutto l’arco parlamentare italiano sembra condividere la posizione dei parlamentari della maggioranza. “Da parte di molti firmatari si tratta del consueto strabismo contro Israele”, spiega a Formiche.net Lucio Malan, senatore di Forza Italia e presidente dell’intergruppo parlamentare di amicizia Italia-Israele. Tuttavia, continua, “alcuni di loro hanno anche firmato un comunicato molto duro contro Ali Khamenei che ha proclamato il Jihad contro lo Stato ebraico. Da parte loro l’intenzione è di evitare tensioni pericolose. Penso però che non si possa essere equidistanti in una situazione di questo genere. C’è uno Stato potente, l’Iran, dotato di missili, che lavora incessantemente per procurarsi armi nucleari, che già ha missili che possono arrivare in Europa, che più che minacciare, promette di distruggere Israele e il suo leader ammette chiaramente e di farlo anche finanziando i terroristi presenti sia a Gaza, sia nella cosiddetta Cisgiordania”.
Il senatore Malan aggiunge: “Cosa deve fare Israele? Deve dire va bene? Deve incoraggiare la nascita di uno Stato contiguo al suo, dichiaratamente rifornito di armi allo scopo di sterminare gli ebrei? No, l’equidistanza qui non ci sta. Se i nemici d’Israele gettano le armi, è la pace. Se lo fa Israele è una nuova Shoah. Chi il 27 gennaio dice ‘mai più sterminio’ lo ricordi anche oggi!”.