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L’Italia riconosca i suoi veterani. La proposta di Perego di Cremnago (FI)

Riconoscere il giusto valore agli uomini e alle donne in divisa che hanno servito il Paese nelle missioni all’estero (e non solo), favorendo loro l’accesso al mondo del lavoro e rilanciando così la “cultura della Difesa”. È questo l’obiettivo della proposta di legge presentata pochi giorni fa alla Camera dei deputati che mira a istituire la figura del veterano. Il primo firmatario è Matteo Perego di Cremnago, membro della Commissione Difesa di Montecitorio per Forza Italia. Formiche.net lo ha raggiunto per capire meglio gli obiettivi della proposta.

Quale è lo scopo della proposta?

L’obiettivo è molto chiaro. Si tratta di superare quel gap culturale rispetto al ruolo che svolgono le donne e gli uomini delle nostre Forze armate. In altri Paesi Nato (a partire degli Stati Uniti), c’è il riconoscimento effettivo della figura del veterano come uno dei fondamenti della società. Indica d’altra parte colui che ha servito il Paese, sacrificando per questo buona parte della sua vita. È un salto culturale per riconoscere il dovuto valore a queste persone anche nel nostro Paese.

Cosa prevedete oltre il riconoscimento di un ordine al merito dei veterani?

Oltre l’aspetto culturale, la proposta di legge pone in evidenza la necessità di dare ai veterani una seconda chance di vita civile. Negli Stati Uniti esiste una piattaforma (Hiring Heroes) che facilita il collegamento tra il mondo delle Forze armate e le aziende. Noi crediamo fortemente che chi ha svolto gli impieghi esplicitati nell’articolo 1 della proposta di legge (tra cui coloro che hanno prestato servizio nelle Forze speciali e nelle Forze per le operazioni speciali come operatori per almeno cinque anni, nonché coloro che hanno prestato servizio nelle Forze armate per almeno dieci anni e hanno svolto almeno tre impieghi in ambito internazionale) abbiano competenze d’eccellenza da fornire anche nel mondo delle aziende, nel settore privato e civile.

E cosa proponete per questo?

Abbiamo previsto incentivi fiscali per chi assume veterani. In particolare, ai datori di lavoro verrebbe riconosciuto richiesto, per un periodo massimo di trentasei mesi, l’esonero integrale dal versamento dei contributi previdenziali. Tale aspetto, di carattere prettamente finanziario, sarà comunque da valutare in un’ottica più ampia.

Si parla anche di assistenza medico-psicologica.

Sì. La tematica è trattata volutamente in modo non approfondito per poterlo fare in seguito. Si propone comunque un’assistenza gratuita medico-psicologico-riabilitativa, a cura del Servizio sanitario nazionale, per i veterani colpiti da Ptsd, il Post traumatic stress disorder. La proposta di muove dunque su tre livelli: il riconoscimento di un ordine al merito, l’inserimento nel mondo del lavoro e gli aspetti relativi alla salute.

Sembra inserirsi nella promozione di quella “cultura della Difesa” di cui si parla molto ultimamente. È così?

Assolutamente sì. Non a caso, la proposta si accompagna a un’altra approvata alla Camera, ora in corso di discussione al Senato, che prevede un percorso volontario di sei mesi nelle Forze armate per giovani dai 18 ai 22 anni per acquisire dodici crediti formativi universitari. Entrambe le proposte vogliono concorrere a installare nell’opinione pubblica il valore e l’importanza del segmento della Difesa nazionale. Ciò riguarda le Forze armate, la loro capacità operativa, l’industria di settore e gli aspetti geo-strategici. Credo infatti che la diplomazia e la geopolitica si faccia anche con i militari e le missioni all’estero.

Il modello di riferimento della proposta è quello americano?

Sì, soprattutto per la capacità che gli Stati Uniti dimostrano da sempre in termini di contaminazione positiva tra la Difesa e il mondo del lavoro. In Italia, la cultura della Difesa è chiaramente differente, in ritardo su tanti aspetti, e dunque la proposta si adatta a un Paese che deve maturare con i giusti temi. Di base c’è l’idea che lo Stato riconosca il valore di chi lo ha servito, un aspetto su cui mi è sembrato assurdo, approcciando la materia, che ci sia tutt’oggi un vulnus.

Ha avuto modo di parlare con altri forze politiche della proposta? Si attende un consenso bipartisan?

Devo dire che l’interlocuzione è stata prima di tutto con le Forze armate, e su questo abbiamo riscontrato un vero e proprio plebiscito per la proposta, a conferma di un tassello che evidentemente mancava ai nostri militari. Per quanto riguarda le altre forze politiche, ho avuto alcuni contatti preliminari. La tematica interessa tutti ed è piuttosto trasversale. La proposta non vuole essere di parte, e anzi mira al più ampio consenso possibile.

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