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Kushner evoca il rinvio delle presidenziali Usa. Verso un “inverno più buio”?

Jared Kushner evoca la possibilità d’un rinvio delle elezioni di novembre e suscita un pandemonio, sia per il fatto in sé sia perché il genero di Donald Trump e suo consigliere alla Casa Bianca, oltre che nella campagna elettorale, mostra una certa ignoranza di norme e procedure. A chi gli chiedeva se, nonostante la pandemia, si voterà come previsto il 3 novembre, Kushner, il marito di Ivanka, la “prima figlia” del magnate presidente, ha risposto: “Per ora il piano è di votare a novembre, ma non sono sicuro”.

Lo spostamento della data delle elezioni non è nei poteri del presidente. Ma la sortita di Kushner ha subito alimentato il timore dei democratici che Trump possa spingere per un rinvio, specie se, di qui a novembre, il coronavirus farà ancora sentire i suoi effetti e soprattutto se il candidato democratico Joe Biden resterà avanti nei sondaggi.

Resosi conto delle polemiche suscitate, Kushner ha poi precisato di non essere “mai stato coinvolto in discussioni sulla possibilità di cambiare la data delle presidenziali, né di essere a conoscenza di discussioni del genere”. Ma la sua sortita ha creato malumori e irritazione anche fra i conservatori: “Le parole di Kushner dimostrano un’incredibile ignoranza di ciò che prevedono la Costituzione e la legge e rivelano tutta la sua l’arroganza”, ha twittato il commentatore conservatore Bill Kristol.

Dal canto suo, il partito democratico crea le condizioni per rendere virtuale la sua convention: secondo il Washington Post, si va verso un evento ridotto o del tutto “a remoto”. La Commissione Regole e Statuto ha deciso – all’unanimità – di dare agli organizzatori della convention la possibilità di cambiare le procedure di designazione del candidato alla Casa Bianca. L’evento è già stato posticipato da metà luglio a metà agosto a Milwaukee, Wisconsin. In una situazione normale, attirerebbe almeno 50 mila persone, compresi quasi 5000 delegati e circa 2000 giornalisti.

A dare spessore alle ipotesi di rinvio del voto e “mutazione” delle convention, sono le dichiarazioni di scienziati e specialisti che vengono ascoltati dalla Commissione Sanità del Senato. Rick Bright, già capo dell’area vaccini del Dipartimento della Salute, ha reso nota parte della sua testimonianza: “Senza un piano chiaro e l’attuazione delle misure che io e altri esperti abbiamo indicato, il 2020 sarà l’inverno più buio della storia moderna”. Bright, rimosso per le riserve sulla idrossiclorochina, propagandata da Trump come cura contro il coronavirus, e formalmente reinsediato da un organo giudicante indipendente, aggiunge: “La pandemia peggiorerà e sarà più lunga senza una risposta basata sulla scienza”.

Di sicuro, il contagio non sta rallentando. Negli Stati Uniti, mercoledì, le vittime sono state 1.813, per un totale di deceduti superiore agli 84.000 e di contagiati superiore a 1.390.000, secondo i dati della Johns Hopkins University.

Eppure, il presidente mantiene la spinta alla ripresa dell’attività, giudica “inaccettabile” la posizione assunta in Senato dal virologo Anthony Fauci sui rischi di una riapertura frettolosa e litiga via Twitter con il presidente della Federal Reserve Jerome Powell che esclude l’opzione, caldeggiata dalla Casa Bianca, di tassi d’interesse negativi per rilanciare l’economia.

A dargli sostegno, Trump trova la Corte Suprema del Wisconsin che, con 4 voti contro 3, respinge la decisione del governatore democratico Tony Evers di estendere vari divieti fino al 26 maggio. Secondo i giudici, con l’ordinanza il governatore Evers ha travalicato i propri poteri. Il Wisconsin è lo Stato che, il 7 aprile, andò alle urne per le primarie per ordine di un giudice, che bocciò il rinvio del voto deciso dal governatore.

Intanto, come anticipato, l’Fbi e il dipartimento della Sicurezza interna hanno pubblicamente avvertito che la Cina starebbe per lanciare un cyber-attacco per rubare a istituzioni di ricerca e società farmaceutiche Usa dati relativi alle cure e ai vaccini contro il coronavirus.

(Usa2020)

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