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L’ultima stretta di Pechino su Hong Kong. Diritti civili addio

La Cina ha in agenda una nuova stretta su Hong Kong. Domani al Consiglio nazionale del popolo – il Parlamento cinese – durante le “Due Sessioni” verrà discussa la nuova legge sulla sicurezza a Hong Kong che potrebbe abbattersi sulle libertà e autonomie dell’ex colonia britannica vietando le “attività secessionista” e “sovversiva”, le “interferenze internazionali” e il “terrorismo”. Si tratta di un intervento a gamba tesa di Pechino sull’autonomia di Hong Kong dopo le massicce proteste dell’anno scorso, riprese su scala più ridotta con il distanziamento sociale, come nota Axios.com. Che aggiunge: “La proposta modifica la Legge fondamentale, che regola le relazioni con la terraferma, da quando Hong Kong è stata restituita alla Cina dal Regno Unito nel 1997”.

Secondo il sito statunitense, con questa legge, i leader cinesi stanno “aggirando i legislatori e il governatore di Hong Kong”, ritenuti incapaci di approvare una legge che proibisca “atti di tradimento, secessione, sedizione o sovversione contro il governo centrale”, come nelle loro facoltà secondo la Legge fondamentale. La governatrice Carrie Lam ha definito “deludente” il fatto di non esserci ancora riuscita.

Inoltre, nota sempre Axios.com la nuova legge “potrebbe significare la fine delle relative libertà politiche di cui la popolazione di Hong Kong ha goduto ai sensi della Legge fondamentale — e quindi la fine effettiva del quadro ‘un Paese, due sistemi’”.

Come nota Repubblica, “con una legge del genere in vigore tutte le proteste dello scorso anno potrebbero essere classificate come atti di sedizione, non più di ‘ribellione’, e i manifestanti processati come tali”.

La mossa, inoltre, appare preventiva rispetto a un appuntamento cruciale: le elezioni di Hong Kong a settembre, che l’opposizione e gli attivisti pro democrazia vedono come un’occasione — forse l’ultima — per bloccare le leggi sulla sicurezza, tra cui quella sulla tutela della bandiera o dell’inno nazionale cinese, invise agli anti Pechino.

Gli attivisti pro democrazia sono pronti a nuove manifestazioni. Dagli Stati Uniti, invece, va registrata la recente dichiarazione del segretario di Stato Mike Pompeo che ha avvertito che se le libertà politiche di Hong Kong non vengono rispettate, Washington prenderà in considerazione la revoca di quello status speciale che consente alla città di prosperare come centro finanziario internazionale, colpendo di conseguenza anche Pechino.

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