Caracas come Pechino? Come il governo cinese, il regime di Nicolás Maduro in Venezuela ha deciso di fare tacere le voci fuori da coro sul tema coronavirus. Secondo le autorità sanitarie, sul territorio venezuelano ci sono stati 10 decessi per Covid-19 e 423 casi positivi. Dal 20 aprile sarebbe stata registrato un unico contagio nella regione Aragua.
Tuttavia, alcune ong e leader dell’opposizione sono convinti che non sia stata detta la verità e che i numeri siano molto più alti, con un andamento in aumento.
Infatti, Maduro ha deciso ieri di estendere lo stato di allerta per la pandemia altri 30 giorni, nonostante i numeri (ufficiali) molto bassi. “Rinnovo il decreto per continuare a proteggere il nostro popolo – ha spiegato il leader del regime -. Che cos’è l’apertura di bar, discoteche e ristoranti? Questo non è vitale. Si deve mantenere la quarantena. I ristoranti possono continuare a lavorare ma solo per delivery […] Non è tempo di mollare. È tempo di stringere. Ci vuole più disciplina”.
Ad aumentare i sospetti sui numeri del coronavirus in Venezuela c’è la sfuriata di Diosdado Cabello, numero due del regime, contro un gruppo di scienziati che hanno avvertito su un possibile aumento di contagi.
Durante il suo programma tv “Con el mazo dando” trasmesso dall’emittente statale, Cabello – ricercato dalle autorità americane per narcoterrorismo – ha accusato di allarmismo gli autori di un report dell’Accademia di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali che proietta il picco dell’epidemia a giugno con 4000 casi al giorno e una discesa a settembre con 1000 casi al giorno.
“Vi dico una cosa, ho letto questo articolo e i riferimenti – ha detto Cabello -. Questo è un invito alle forze di sicurezza dello Stato perché siano convocate queste persone. Questa gente sta provocando l’allarme, non hanno nessuna prova che lo Stato non stia facendo i test. Dicono che il governo mente, presumono che mente, vanno cercati”.
Il presidente del Parlamento venezuelano, Juan Guaidó, ha risposto alle accuse di Cabello ricordando che “un’altra volta il presentatore del programma di gossip della dittatura, ricercato per narcotraffico, mostra la sua vera faccia perseguitando accademici. Mentre i gerarchi del regime hanno i loro frigo pieni e cercano di nascondere la verità, il Venezuela vive una quarantena di fame”.