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La Nato in Afghanistan parlerà italiano. Stoltenberg nomina l’amb. Pontecorvo

Sarà l’ambasciatore Stefano Pontecorvo a guidare lo sforzo civile della Nato in Afghanistan. Assumerà l’incarico il prossimo primo giugno in un momento delicato per il Paese, alla ricerca di stabilità e pace dopo il recente accordo tra Stati Uniti e talebani.

LA NOMINA

L’annuncio è arrivato oggi dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg: “Sono lieto di annunciare la nomina dell’ambasciatore Pontecorvo come senior civilian representative della Nato”. Una nomina che premia anche l’Italia per l’impegno profuso in Afghanistan, dove tutt’ora è stanziato un contingente di circa 800 militari nella provincia di Herat, nell’ambito della missione Resolute Support della Nato, quella che ha preso in carico l’eredita di Isaf. Lo ha riconosciuto lo stesso Stoltenberg: “Ringrazio l’Italia per il suo costante impegno nel rafforzare le forze di sicurezza afghane affinché possano creare le condizioni per una pace sostenibile”.

IL RUOLO ITALIANO

“L’Italia – ha aggiunto il segretario generale – è una nazione quadro nella nostra missione Resolute Support, che contribuisce con truppe coraggiose e altamente qualificate, nonché con continui finanziamenti alle forze di sicurezza afghane e allo sviluppo economico del Paese”. È anche per questo che per la successione al britannico Sir Nicholas Kay (che aveva assunto l’incarico a marzo dello scorso anno) si è scelto l’ambasciatore Stefano Pontecorvo.

IL PROFILO

Già ambasciatore d’Italia in Pakistan, il diplomatico conosce bene la regione. “Porta con sé un’esperienza diplomatica di lunga data, anche in Afghanistan e nel vasto contesto regionale – ha detto Stoltenberg – non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con lui in questo momento critico per il futuro dell’Afghanistan, dove tutti gli attori devono riunirsi nell’interesse della pace e combattere la pandemia di Covid-19″. Da parte sua, Pontecorvo ha ringraziato Stoltenberg per “la fiducia” e Sir Kay per “gli irremovibili sforzi a sostegno della pace in Afghanistan”. Assumerà l’incarico, come ha riconosciuto lui stesso, “in un momento importante per il Paese”.

IL MOMENTO

Tutti gli occhi restano puntati sulla tenuta dell’accordo raggiunto a fine febbraio tra Stati Uniti e talebani. Le fragilità sono evidenti, ma gli osservatori continuano a sperare che possa essere il primo passo per la fine di una guerra troppo lunga, e dell’annesso ritiro del contingente internazionale presente nel Paese. Da non sottovalutare, notano gli esperti, la possibilità di recrudescenza dell’azione dell’Isis nel Paese, e comunque c’è incertezza sul dialogo tra il governo legittimo di Kabul e i talebani, dopo due decenni di conflitti sanguinosi. Secondo l’intesa di febbraio, c’è da attendersi una riduzione della presenza Nato fino a 12mila unità entro l’estate. Certo, ha ribadito Stoltenberg a margine delle recenti riunioni dei ministri, sono misure “condizionate” al rispetto dell’accordo da parte dei talebani, ovvero la cessazione delle ostilità verso le forze afgane. I segnali in tal senso non sono tutti incoraggianti. Il mese di marzo è stato uno dei più difficili per la stabilità del Paese, con scontri violenti tra le due fazioni.

LA MISSIONE

Anche per questo resta fondamentale il sostegno al dialogo, missione a cui il “senior civilian representative” dell’Alleanza contribuisce in prima persona. Tocca a lui (dal primo giugno a Pontecorvo), portare “avanti gli obiettivi politico-militari dell’Alleanza in Afghanistan, rappresentando ufficialmente e pubblicamente la leadership politica dell’Alleanza a Kabul”. Dunque, spiega la Nato, l’Alto rappresentante civile “collabora con il governo afgano, la società civile, i rappresentanti della comunità internazionale e i Paesi vicini”.



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