Nel lancio della Crew Dragon non ci sono solo tecnologie innovative e ambizioni scientifiche. Ci sono “intrecci di scelte strategiche ed equilibri geopolitici”. Con il Dragone d’Oriente che avanza nello Spazio, e gli Usa che tornano indipendenti nel trasporto di astronauti, lo “scenario geopolitico più probabile è un avvicinamento della Russia alla Cina, con gli Stati Uniti all’estremo opposto e un’Europa in bilico”.
Parola di Roberto Vittori, astronauta, generale dell’Aeronautica militare, e space attaché all’Ambasciata italiana negli Stati Uniti. Formiche.net lo ha raggiunto per commentare il lancio della capsula Crew Dragon. Nasa e SpaceX ci riproveranno domani (nella serata italiana) dopo il rinvio dello scorso mercoledì causa maltempo. Il risultato sarà lo stesso: gli Stati Uniti torneranno autonomi nel trasporto di astronauti oltre l’atmosfera a nove anni dalla dismissione dello Space Shuttle.
Cosa cambia per l’esplorazione dello spazio con Crew Dragon?
Crew Dragon, come forma, come prestazioni e come modalità operative è un disegno classico a capsula. È simile alla russa Soyuz ed alla cinese Shenzhou; è simile anche ai modelli futuri di Orion e Starliner. Insomma, nulla di particolarmente innovativo, a parte il design accattivante ed i loghi certamente avvincenti che dimostrano che Elon Musk oltre alla tecnologia ha anche stile e gusto. A parte questo, poco altro.
Ci spieghi meglio.
In effetti Crew Dragon, per SpaceX, rappresenta poco più che un passaggio ed anche rapido. Tanto è vero che la navetta successiva, ovvero StarShip, è già in produzione ed esattamente al prototipo n. 4. I primi tre, di prototipi, hanno tutti avuto problemi e sono andati distrutti. Poco male per Elon Musk che, prima di iniziare i lavori, ha messo bene in conto che i fallimenti iniziali sono parte integrale del successo finale. StarShip è al contempo razzo e navetta, è un aeroplano ed una capsula. Il relativo disegno è talmente innovativo da rovesciare completamente e radicalmente tutti i paradigmi ad oggi noti. Ovviamente, sempre che l’incredibile sforzo di innovazione che SpaceX sta portando avanti abbia successo, e che StarShip diventi una realtà. La domanda dovrebbe quindi essere non tanto cosa cambia con Crew Dragon, ma cosa cambia con SpaceX.
E cosa cambia?
Molto semplice: cambia tutto. La conseguenza? Con dei razzi i cui primi stadi sono riutilizzabili (Falcon 9), con navette (sempre riutilizzabili) capaci di portare fino a 150 tonnellate in orbita bassa, lo standard di riferimento per il mercato dei lanciatori è segnato: motori a propellente liquidi riutilizzabili o nessuna speranza. In prospettiva futura c’è un solo disegno in grado di superare StarShip: lo spazio-plano.
Cosa si intende?
Il termine non è dei migliori, ma il concetto è semplice. Saranno simili ad aeroplani nel senso che decolleranno e atterranno da pista, ma avranno capacità di arrivare nello spazio (per poi rientrare, atterrare, ed essere riutilizzabili). Questo è l’unico modo per diminuire i costi, minimizzare i tempi, aumentando contemporaneamente la sicurezza.
Torniamo alla Crew Dragon. La partenza sembra avere un valore anche strategico e geopolitico nella nuova corsa allo Spazio. È così?
Il lancio di Crew Dragon ha un significato storico, strategico e geopolitico. Lo stesso vice presidente americano Mike Pence ha messo in evidenza l’importanza del fatto che con Crew Dragon ci saranno: “American astronauts, on American rockets, from American soil”. Poco altro da aggiungere per ulteriormente evidenziare l’importanza di un evento che è già, prima ancora di accadere, in tutte le pagine della storia dello spazio. Nell’evento tuttavia c’è molto di più. Ci sono anche intrecci di scelte strategiche ed equilibri geopolitici.
Quali?
Fino allo Space Shuttle la Nasa costruiva, gestiva e operava direttamente tutti i programmi. Oggi questo non accade più. Crew Dragon, così come il razzo Falcon 9, così come la futura navetta StarShip, sono di proprietà privata, ovvero di SpaceX. La Nasa si pone come cliente che paga a SpaceX i relativi servizi. La differenza è enorme. Siamo entrati nell’era dell’approccio commerciale allo spazio.C’è poi un ulteriore elemento che Crew Dragon cambia, ed è nei rapporti tra Usa e Russia. Per gli ultimi nove anni gli Stati Uniti hanno continuato ad acquistare dall’agenzia Roscosmos voli di Soyuz, senza i quali gli astronauti americani non sarebbero potuti andare nello spazio. Questo ha creato uno stretto rapporto di vera e propria dipendenza degli Usa dalla Russia, che adesso viene meno. Del resto, avendo la Cina fatto dei passi in avanti rilevantissimi, con l’arrivo del Crew Dragon e l’interruzione del legame di dipendenza americana dalla Russia, lo scenario geopolitico più probabile è un avvicinamento della Russia alla Cina, con gli Stati Uniti all’estremo opposto ed una Europa in bilico.
C’è un salto tecnologico rispetto a Soyuz e Space Shuttle?
Il Crew Dragon, a parte il design degli interni in stile moderno, poco può vantare rispetto alla Soyuz. Lo Space Shuttle invece era addirittura molto più capiente, più capace e anche molto più comodo soprattutto in atterraggio. L’unico salto tecnologico che avrebbe potuto esserci per Crew Dragon non c’è stato. All’inizio, infatti, Elon Musk aveva ipotizzato un “power landing” ovvero un atterraggio con l’utilizzo dei motori, metodo oggi archiviato per la complessità di qualificarlo “human rated”. Quindi, di fatto, Crew Dragon ha poco di innovativo rispetto alla Soyuz (a parte, come detto, le dimensioni fisiche e gli interni in stile moderno) e probabilmente è addirittura è meno performante dello Space Shuttle. Non è quindi Crew Dragon a offrire un salto tecnologico, ma il suo successore, ovvero StarShip che decolla come un razzo, e rientra planando come un “wingsuit diver”, per poi atterrare in verticale usando i motori. In ogni caso, nulla toglie l’incredibile valore al risultato per SpaceX di aver costruito la prima navetta privata della storia dello Spazio.