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Se il nucleare divide la Grosse Koalition tedesca. L’Akk all’attacco dell’Spd

“Uno sviluppo problematico per la sicurezza della Germania”. È così che la ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenabuer, presidente dimissionaria della Cdu, ha riassunto al quotidiano Faz la polemica in corso con gli alleati di governo dell’Spd. Da diversi giorni, i socialdemocratici hanno rispolverato la richiesta di ritiro dal territorio tedesco degli armamenti nucleari americani, nonché di un passo indietro rispetto agli impegni di dissuasione presi da Berlino in ambito Nato. Richiesta che l’Akk rispedisce al mittente: “Finché ci sono Stati con armi nucleari che non intendono appartenere alla nostra comunità di valori, abbiamo bisogno di una forte posizione negoziale”.

UNA QUESTIONE DELICATA

Dunque, chiunque voglia rinunciare alla “capacità dissuasiva” non fa che “indebolire la nostra sicurezza”. La richiesta dell’Spd fa riferimento a un sentimento radicato nelle correnti tedesche dell’anti-militarismo, presenti da sempre all’interno del partito social-democratico. In questa sua recente espressione, tuttavia, sembra approfittare particolarmente della soluzione scelta dall’Akk (e da Ursula vod der Leyen prima di lei) sulla sostituzione dei Tornado con un mix di F/A-18 Super Hornet realizzati dall’americana Boeing e di Eurofighter. Il tema è ormai noto: la Luftwaffe deve sostituire una flotta di 93 velivoli (in servizio dalla fine degli anni 70), conservando la capacità promessa alla Nato di caricare a bordo armamenti nucleari.

LA SOSTITUZIONE DEI TORNADO

La scelta più logica sembravano gli F-35, considerati la prima opzione anche dai vertici militari di Germania. Eppure, circa un anno fa, Berlino ha escluso il velivolo di quinta generazione dalla gara. Hanno pesato soprattutto le ragioni politiche, innanzitutto la volontà di preservare i rapporti con Parigi che, proprio in quei mesi, vedevano il loro consolidamento intorno al progetto per il caccia del futuro, l’Fcas. Scegliere l’F-35 per sostituire i Tornado non poteva (e non può) andare già ai francesi, per nulla desiderosi di vedersi scavalcare dai tedeschi in termini di generazioni aeronautiche. E così, la Difesa di Germania, ha optato per un mix tra Super Hornet ed Eurofighter, così da accontentare comunque gli americani, senza scontentare troppo i francesi.

LA DETERRENZA NUCLEARE

Chi ci è andato di mezzo è l’impegno al meccanismo nucleare della Nato. Né il velivolo di Boeing, né il Typhoon sono certificati per caricare gli armamenti in questione. Secondo il ministero della Difesa, saranno i Super Hornet a svolgere la missione, con tempi per l’adeguamento che tuttavia restano incerti. I tecnici dell’Akk hanno spiegato proprio così la scelta di 45 velivoli Usa (comprensivi anche di quindici EA-18G Growler per mantenere le capacità di attacco elettronico) da associare a 93 Eurofighter, sena però riuscire a convincere né gli esperti, né i colleghi di governo dell’Spd. Sono bastate le indiscrezioni del Der Spiegel di un paio di settimane fa sulla richiesta che la ministra avrebbe fatto al collega americano Mark Esper per i Super Hornet per far arrabbiare i socialdemocratici, indispettiti soprattutto per non essere stati avvisati dei piani.

L’ACCORDO SUI TEMPI…

La Difesa ha risposto che non si trattava di un ordine effettivo e che l’Spd era già stato ampiamente messo al corrente. Non è bastato, tanto che qualche giorno dopo i socialisti sono tornati nella Commissione Difesa del Bundestag dove hanno contestato il progetto per il mix tra Super Hornet ed Eurofighter, arrivando addirittura a proporre di tornare a valutare gli F-35. Per quieto vivere, l’accordo pare essere stato raggiunto sulle tempistiche separate per i due acquisti con relativo passaggio parlamentare (obbligatorio per ogni commessa superiore ai 25 milioni di euro). Si dovrebbe dare priorità ai velivoli europei, rimandando alla prossima legislatura il voto sui caccia americani dopo la tornata elettorale del prossimo anno.

…E LA POLEMICA CHE MONTA

Dalla sostituzione dei Tornado la polemica è però montata ulteriormente. Ad alzare la tensione è stato qualche giorno fa è il capogruppo dell’Spd al Bundestag Rolf Mützenich, spiegando che la presenza di armamenti nucleari americani sul suolo tedesco “non aumentano la sicurezza della Germania, ma la riducono”. Secondo il deputato, la colpa sarebbe da attribuire a Donald Trump, reo di aver mutato la strategia nucleare americana da meramente difensiva a offensiva, alimentando rischi per la sicurezza europea. La richiesta di rimuovere gli armamenti in questione ha trovato l’appoggio dei due presidenti dell’Spd, Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, iniziando a diventare problematica per il governo della Grosse Koalition guidato da Angela Merkel. Cdu e Csu si sono opposte alle richieste dei socialdemocratici, convergendo di fatto sulle posizioni dei liberaldemocratici dell’Fdp, che però si trovano all’opposizione. Ora, con l’intervento di Annegret Kramp-Karrenabuer (teso anche a rassicurare l’alleato d’oltreoceano), la questione rischia di aumentare ulteriormente d’intensità.



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