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Così l’accordo Italia-Qatar spacca il Parlamento (ma passa)

Dopo il via libera della Camera dei deputati, oggi anche il Senato ha ratificato l’accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra Italia e Qatar, firmato a Roma nel 2012. Otto anni fa: allora il premier era Mario Monti e l’emiro del Qatar Hamad Bin Khalifa Al Thani, che pochi mesi più tardi avrebbe abdicato in favore del figlio, Tamim Bin Hamad Al Thani.

LE CRITICHE DELLE OPPOSIZIONI

L’accordo è passato, nonostante i dubbi delle opposizioni. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega si sono presentati su posizioni contrarie ma differenti. La prima si è astenuta (fatta eccezione per il senatore Raffaele Fantetti che ha espresso voto contrario). Leva di scudi dei secondi. Il senatore Giovan Battista Fazzolari ha ricordato i legami di Doha con la Fratellanza musulmana e ha parlato di “sottomissione”, di un accordo “di natura culturale” che permette al Qatar “di contaminarci tramite interscambio di studenti, interscambi universitari, la possibilità di pagare borse di studio, la possibilità di instaurare collaborazioni universitarie, di insegnare l’arabo in Italia, eccetera”. Isabella Rauti, invece, ha accusato gli emiri di venire “in Italia non a finanziare la charity, ma a comprare interi immobili di lusso e non solo immobili”. La senatrice ha citato diversi casi: la compagnia aerea Meridiana l’Excelsior Hotel Gallia di Milano, il Four Seasons Hotel di Firenze o ad alcuni alberghi della Costa Smeralda, alla Maison Valentino. 

LA POSIZIONE DELLA LEGA

Più tiepida la Lega che ha comunque votato in maniera contraria. Ma il leader Matteo Salvini — che nell’ottobre 2018 da ministro dell’Interno era volato nell’emirato per firmare alcuni importanti accordi di collaborazione tra i due Paesi — ha sottolineato che “il Qatar ha una popolazione che non arriva a tre milioni di abitanti e che la settimana scorsa il leader iraniano Khamenei ha definito Israele un virus, un cancro e un tumore da estirpare e l’Iran non ha 3 milioni di abitanti, ma 81 milioni”.

Poi però Salvini ha puntato il mirino su Pechino: “A proposito degli shopping di alberghi e aziende di cui parlavano gli amici di Fratelli d’Italia, sono anche più preoccupato dello shopping di alberghi, aziende e dati sensibili degli italiani non del Qatar, ma della Repubblica popolare cinese. È una dittatura comunista popolata da 1,5 miliardi di persone”. L’attenzione ai diritti umani è giusta, ha aggiunto il capo della Lega dichiarando voto contrario, “però sarebbe ora” che il Senato “si preoccupasse anche di un Paese con cui ci sono collaborazioni e su cui in quest’Aula ci sono sempre silenzi che mi fanno venire più di un dubbio perché un leader politico e spirituale che definisce una democrazia come quella di Israele un cancro da estirpare merita un dibattito nell’Aula del Senato della Repubblica italiana. I nemici di Israele, infatti, sono nemici di questo Senato e dell’Italia”. Infine: “Speriamo di poter parlare, oltre che dei problemi del Qatar, anche dei problemi degli estremisti di tutto il mondo”.

LA REPLICA DELLA MAGGIORANZA

Dalla maggioranza di governo Laura Garavini di Italia Viva ha definito “legittime” le perplessità dell’opposizione ribadendo però che il provvedimento è “estremamente positivo, dal momento che va a prevedere forme di cooperazione tra i due Paesi in ambito di istruzione, di università, di ricerca”. L’augurio di Gianluca Ferrara del Movimento 5 stelle è che “da questo accordo possano nascere legami sempre più forti tra il nostro popolo e quello del Qatar e che il nostro contributo più grande sia quello di promuovere la pace e la concordia tra popoli, di cui la cultura e la conoscenza reciproca sono i semi più promettenti per il futuro”. 

Pierferdinando Casini (Autonomie) ha invece evidenziato — “mi rivolgo al senatore Salvini”, ha detto — come la ratifica ed esecuzione dell’accordo sia stata presentata alla Camera, tra gli altri, dall’allora ministro Marco Bussetti della Lega. “È un accordo come tanti altri”, ha aggiunto Casini. “Se ogni accordo prevedesse l’omologazione dei sistemi politici, culturali e religiosi non faremo accordi con nessuno. È dunque un accordo che è doveroso che il Senato approvi, come hanno detto anche altri esponenti dell’opposizione”.

LA LINEA ATLANTISTA DI CASINI

Casini ha poi aggiunto due elementi tendendo la mano alla Lega. Il primo: “quello che ha detto Salvini oggi qui rappresenta quello che pensa il Senato”, ha spiegato: “per noi il diritto all’esistenza di Israele è questione su cui non ci possono essere idee che non siano quelle di respingere al mittente le parole” dell’ayatollah iraniano Ali Khamenei che nei giorni scorsi aveva definito lo Stato ebraico un virus, un cancro da estirpare. Il secondo riguarda l’Organizzazione mondiale della sanità. “Lei non ha tutti i torti”, ha detto Casini riferendosi alle critiche di Salvini (e del presidente statunitense Donald Trump) all’Oms: “c’è stata una mancanza di autonomia rispetto a uno stakeholder, che era ed è la Cina, nell’Organizzazione mondiale della sanità”. Ma la risposta italiana non può essere trumpiana, ha spiegato il senatore: “la risposta finale è di rafforzare il multilateralismo, non di indebolirlo togliendo i fondi. Se c’è una cosa su cui l’Italia è sempre stata d’accordo, è la premessa della nostra politica estera, basata su tre punti: l’Europa, la scelta atlantica e il multilateralismo”.

Casini, infine, anche per rispondere alla questione cinese tirata in ballo da Salvini, ha dichiarato il suo sostegno alla “la linea di tendenza della politica estera italiana è stata confermata dall’attuale ministro” degli Esteri Luigi Di Maio: “certamente vogliamo essere amici della Cina e della Russia, ma non possiamo confondere le nostre alleanze tradizionali con i giusti rapporti di amicizia che abbiamo con altri Paesi. Penso che questo trattato, se offre lo spunto per parlare anche di politica estera, visto che da questo punto di vista il Parlamento è abbastanza assente, non sia un’occasione sprecata”.


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