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Ecco come il Parlamento italiano si mobilita per Hong Kong (prima dell’Ue)

Mentre a Hong Kong continuano le proteste e gli arresti, la Cina, come scrive il manifesto, sta correndo veloce verso “un Paese un sistema” con il pensionamento anticipato del modello “un Paese, due sistemi” che dovrebbe essere in vigore nell’ex colonia britannica fino al 2047. Tutto ruota attorno alla nuova stretta decisa da Pechino su Hong Kong, cioè la nuova legge sulla sicurezza nazionale al centro delle discussioni delle Due Sessioni dei lavori parlamentari cinesi. Una misura “draconiana”, ha detto a Formiche.net alcuni giorni fa Joshua Wong, segretario di Demosisto, che in un colloquio con l’Agi ha invitato l’Unione europea a sanzionare Pechino per avere violato le regole stabilite dalla dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 che prevede autonomia e libertà per la città dopo il ritorno alla Cina, avvenuto nel 1997.

Ma a livello europeo molto poco si muove. “Ogni risposta alle possibili azioni della Cina contro o a Hong Kong verrà discussa e decisa dagli Stati membri dell’Ue”, ha spiegato il portavoce della Commissione Peter Stano. “I ministri degli Esteri dovrebbero discutere gli ultimi sviluppi durante il loro incontro” di venerdì, ha aggiunto. Ma, come riporta l’agenzia cinese Xinhua, “in base alla bozza da votare giovedì, il testo approvato sarà subito efficace con l’inserimento nell’Allegato 3 della Basic Law, senza un voto del Parlamento locale. Pechino potrà così aprire e operare nella città con uffici di intelligence”. In pratica Bruxelles ha scelto di discuterne a cose fatte.

Qualcosa, invece, si sta muovendo a livello italiano su una tema che già in autunno aveva creato qualche tensione nella maggioranza di governo. In particolare, dopo il collegamento in videoconferenza di Joshua Wong in Senato che aveva suscitato la dura reazione dell’ambasciata cinese a Roma che definì quello un “comportamento irresponsabile” da parte dei politici italiani accusandoli di aver appoggiato “la violenza e il crimine”. In quell’occasione il Partito democratico criticò la “non ingerenza” portata avanti dal Movimento 5 stelle (pochi giorni prima il fondatore Beppe Grillo si era recato due volte in 24 ore all’ambasciata cinese) e caldeggiata da Pechino: “Vogliamo ribadire che gli affari di Hong Kong appartengono alla politica interna della Cina e nessun Paese, organizzazione o singolo ha alcun diritto di interferirvi”, si legge nel comunicato dell’ambasciata cinese dopo quell’intervento in Senato dell’attivista pro democrazia Wong.

Il tema rischia di tornare a dividere gli alleati di governo. La deputata del Partito democratico Lia Quartapelle sta per presentare un’interrogazione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio chiedendo all’Italia di “farsi sentire” per “condannare questa prepotenza”.

Anche l’opposizione è intervenuta a difesa di Hong Kong. Il responsabile lombardo della Lega, Paolo Grimoldi, ha puntato il dito contro il governo e i suoi silenzi.

Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha parlato di “silenzio assordante con cui viene accolta la legge liberticida della Cina sul futuro di Hong Kong”. E ancora: “La politica del silenzio, i pericolosi ondeggiamenti e la sottomissione di fatto alla Cina sono ulteriori segnali dell’inadeguatezza di questo governo a tutelare l’interesse nazionale”.

Infine, da Fratelli d’Italia si è levata la voce del senatore Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir, che ha chiesto ai parlamentari di tutti i gruppi di presentare una mozione unitaria in Parlamento su Hong Kong.

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