Tre giorni fa il premier Giuseppe Conte domenica rispondeva così al Corriere della Sera: “Arriverà il momento in cui dovremo interrogarci sulle responsabilità. Credo però che questo sia il momento in cui privilegiare la collaborazione tra Stati per sconfiggere il virus. Non è il momento delle divisioni”. Una dichiarazione ha alimentato qualche preoccupazione tra gli alleati di governo del Movimento 5 Stelle. Formiche.net ne ha parlato con Andrea Romano, deputato del Partito democratico e membro della commissione Esteri della Camera.
Romano, indagare significa creare divisioni?
Il Pd sostiene la proposta dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell: un’indagine internazionale sulle origini del virus che riferisca all’Oms. Una proposta di impianto europeo e senza alcuna curvatura anticinese. Per questo abbiamo depositato una mozione in commissione Esteri, a sostegno del percorso europeo.
Quindi più vicini agli Usa di Donald Trump?
Al contrario. Se Trump solleva un polverone all’insegna del dietrologismo per nascondere i propri errori nella gestione dell’epidemia, noi auspichiamo che siano le istituzioni internazionali – su iniziativa europea – ad affrontare un tema tanto complesso.
Le campagne di aiuti sul coronavirus hanno avuto strascichi politici?
Non credo, francamente. Per quanto riguarda la Russia, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha gestito in maniera impeccabile la presenza militare russa in Italia. Quanto, invece, alla Cina, abbiamo notato tutti gli eccessi della propaganda cinese (e l’incidente del video fake di matrice cinese in cui si faceva gridare “Grazie Cina” ad alcuni ignari cittadini italiani) ma non mi sembra ci siano stati strascichi.
Il tema degli aiuti può essere archiviato?
Per fortuna sì, è rimasto limitato alla fase più acuta dell’emergenza sanitaria.
E questo nonostante certi tensioni dei vostri alleati di governo verso Paesi come la Cina e la Russia?
Faccio una premessa: la struttura portante della nostra politica estera è saldamente ancorata ai valori e ai principi del multilateralismo e del nostro impegno occidentale. È evidente però che il Movimento 5 Stelle, sulla politica estera così come su altri temi, abbia varie anime e molte divisioni interne. Sarebbe auspicabile che ne discutessero alla luce del sole, invece di lasciare questi temi alla libera interpretazione degli osservatori. Discutere di politica estera è del tutto naturale, persino auspicabile. E l’esperienza di governo, l’alleanza di governo con il Partito democratico può servire al Movimento 5 Stelle per chiarirsi le idee e maturare un posizionamento più solido sulle fondamenta della nostra politica estera.
Mi sta dicendo che il Partito democratico sta cercando di istituzionalizzare il Movimento 5 Stelle?
Ci sono due temi. Da una parte il rapporto con l’Unione europea e con gli Stati Uniti, su cui stanno maturando un atteggiamento più serio. L’altro è l’impegno per la difesa dei diritti umani, uno dei temi su cui il Partito democratico è impegnato con forza perché la difesa della democrazia dalla minaccia sovranista passa anche e soprattutto da qui. Anche su questo i 5 Stelle sono divisi: e talvolta si nota tra di loro il residuo di una visione arcaica, secondo cui i diritti umani sarebbero una “finzione occidentale”. Anche su questo l’alleanza di governo può far bene ai Cinque Stelle, perché il Pd sta svolgendo una sorta di funzione maieutica.
Quindi secondo lei questa alleanza sta facendo bene al Movimento 5 Stelle?
L’alleanza deve innanzitutto far bene all’Italia, e poi far bene anche ai partiti che la compongono. Detto questo, spero che possa avere un effetto positivo su di loro facendoli maturare politicamente e spingendoli ad uscire da ambiguità sempre meno giustificate per una forza di governo, anche sui temi della politica estera.