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Perché Trump teme il voto per posta in California

Mentre il coronavirus contagia la Casa Bianca e induce i vertici delle massime istituzioni sanitarie Usa ad auto-isolarsi, la California è il primo Stato a scegliere il voto per posta per le presidenziali del 3 novembre. Adducendo le “preoccupazioni e l’ansia” che l’attuale emergenza crea sul voto, il governatore democratico Gavin Newson ha firmato un ordine esecutivo che impone alle contee di spedire agli elettori la scheda elettorale.

Contrario all’idea, perché timoroso che il voto per posta possa danneggiare lui e i repubblicani, Donald Trump ha subito criticato il provvedimento, evocando il timore di brogli, a cominciare già da un’elezione suppletiva in programma la prossima settimana in un collegio per la Camera.

In un tweet, Trump scrive: “In California i democratici, che si sono battuti come pazzi per ottenere il voto tutto per posta, e ci sono riusciti, hanno appena aperto un seggio per le votazioni nell’area più democratica dello Stato. Stanno cercando di rubare un’altra elezione. È tutto truccato là fuori. Questi voti non devono essere contati. Truffa!”. Il presidente sostiene che tutto sia stato fatto per impedire la vittoria del candidato repubblicano Mike Garcia.

In realtà, la partita non è sulle suppletive in California, ma sulle elezioni di novembre, presidenziali e per la Camera e il Senato. Il voto per posta è una modalità cui alcuni Stati hanno fatto ricorso, nelle ultime settimane, per le primarie, evitando l’allestimento di seggi e gli affollamenti e le code.

Di fronte alla baruffa, che salirà di tono sul voto per posta, l’ex presidente Barack Obama ha detto, in una telefonata a ex membri del suo staff non destinata a essere pubblica, ma il cui audio è stato diffuso, che “le prossime elezioni, ad ogni livello, sono importanti perché ciò per cui ci batteremo non è solo un individuo o un partito politico. Ciò per cui ci batteremo è contrastare questa tendenza a lungo termine ad essere egoisti, tribali, divisi e a vedere gli altri come un nemico, che è divenuto un impulso più forte nella vita americana”.

Intanto, Anthony Fauci, il ‘virologo in capo’ della task force anti-coronavirus della Casa Bianca, Robert Redfield, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), e Stephen Hahn, capo della Food and Drug Administration (Fda), si sono messi in quarantena e lavoreranno essenzialmente da casa nelle prossime due settimane, dopo aver avuto contatti o nel timore d’averne con persone contagiate.

Il visus è ormai entrato alla Casa Bianca, dove lo staff ha già cominciato a indossare mascherine, dopo che un valletto del presidente, la portavoce del vice-presidente Mike Pence e da ultimo l’assistente della ‘prima figlia’, Ivanka Trump, sono risultati positivi al test per il coronavirus.

L’assistente di Ivanka non mostrava sintomi ed è stata testata precauzionalmente – lavorava da casa da quasi due mesi -. Ivanka e Jared Kushner, suo marito, sono stati lo stesso sottoposti al test e sono risultati negativi.

Il coronavirus ha pure colpito agenti del Secret Service, l’agenzia che protegge il presidente e le più alte personalità degli Stati Uniti: attualmente, 11 dipendenti sono contagiati, altri 23 sono guariti e 60 sono in quarantena. Lo riferisce il New York Times, precisando che non è chiaro se qualcuno degli agenti in questione abbia prestato servizio alla Casa Bianca. Il Secret Service ha 150 uffici nell’Unione.

Il coronavirus continua a mietere vittime: sabato, i decessi sono stati 1.568. Secondo i dati della Johns Hopkins University, la pandemia ha finora fatto negli Stati Uniti quasi 79 mila morti e ha contagiato quasi 1.310.000 persone. Il coronavirus “se ne andrà via senza un vaccino”, dice adesso Trump ai parlamentati repubblicani, correggendo per l’ennesima volta al rialzo la stima dei decessi: saranno almeno 95 mila – di questo passo, ci si arriva in dieci giorni -.

Il presidente racconta ai suoi interlocutori che tutti i leader del Mondo prendono esempio da lui, nella lotta al coronavirus – un’affermazione senza riscontri -. Ma Obama definisce la gestione dell’emergenza di Trump “un caotico disastro assoluto”.

Da domani, almeno 47 dei 50 Stati Usa saranno parzialmente riaperti. E Trump, che non ha mai indossato in pubblico una mascherina, vaglia ‘mascherine elettorali’: il manager della sua campagna Brad Parscale gli ha sottoposto dei prototipi con il logo della rielezione in coppia con Mike Pence e lo slogan “Keep America great!”. Il presidente ne ha approvato la distribuzione, pensando a quando tornerà a fare comizi. E Parscale ha postato su Twitter una propria foto con la mascherina indosso.

Usa2020

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