Gli Stati Uniti di Donald Trump come il Giappone di Shinzo Abe. Nella sfida alla Cina entrambi i Paesi sono disposti a pagare le proprie società affinché ritornino in patria dal Dragone. “Se gli Stati Uniti e il Giappone, rispettivamente la prima e la terza economia del mondo, si allontanano dalla Cina, questo avrà un impatto enorme sulla seconda economia più grande del mondo”, spiega la Nikkei Asian Review.
Su Formiche.net avevamo raccontato alcune settimane fa il modello di Tokyo il cui obiettivo è “costruire un’economia meno dipendente da un Paese, la Cina, in modo che la nazione possa evitare più facilmente i problemi sulla catena di approvvigionamento”. Così a inizio aprile l governo giapponese ha stanziato oltre 240 miliardi di yen (circa 2 miliardi di euro) per aiutare le aziende giapponese a rientrare in Giappone o a diversificare le loro produzione nel Sud-Est asiatico.
Ma aggiungevamo un dettaglio. “Anche Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, spinge per finanziamenti al rientro delle aziende americane dalla Cina in linea con l’agenda America first del presidente Donald Trump”.
Ecco la mossa di Kudlow, riportata dall’emittente trumpiana Fox News, per rispondere alle interruzioni della catena di approvvigionamento causate dal coronavirus. “Daremo il benvenuto a qualsiasi società statunitense di Hong Kong o della Cina continentale, faremo il possibile per le spese totali e pagheremo i costi di trasferimento se riporteranno le loro catene di approvvigionamento e la loro produzione negli Stati Uniti”, ha detto Kudlow.
Una dichiarazione che sa di sfida a Pechino, specie se legata a quanto spiegato dopo dallo stesso Kudlow: il rappresentante commerciale degli Stati Uniti Robert Lighthizer e il vicepremier cinese Liu Di hanno tenuto colloqui “costruttivi” e l’accordo commerciale con la Cina continuerà.