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L’Ue scrive a Pechino. Ma i media cinesi censurano le frasi sul virus

Sta facendo molto discutere la lettera scritta dai 27 ambasciatori di Paesi dell’Unione europea assieme all’ambasciatore europeo a Pechino, Nicolas Chapuis, e pubblicata ieri sul China Daily, uno dei giornali del Partito comunista cinese, in occasione dei 45 anni di relazioni. Norbert Röttgen, influente presidente della commissione Esteri del Bundestag e candidato alla guida della Cdu della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha puntato il dito contro gli ambasciatori accusandoli di aver chinato il capo a Pechino prestandosi alla sua narrazione.

Ma anche in questo caso — com’era già accaduto alcuni giorni fa con la storia del rapporto sulla disinformazione rivisto dopo le pressioni cinesi (qui il racconto di Formiche.net) — a far discutere sono i metodi di Pechino. Già, perché il China Daily ha pubblicato la lettera in cui gli ambasciatori chiedono maggiore cooperazione tra Unione europea e Cina soltanto dopo un controllo effettuato dal governo cinese. Infatti, nella versione pubblicata sono spariti i riferimenti all’origine del coronavirus in Cina (e diffuso dalla Cina in tutto il mondo), come ha spiegato il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.

Un portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna ha dichiarato a Politico Europe il rammarico per il fatto che la lettera originale “non sia stata pubblicata integralmente”. Ma ha anche sottolineato che non sarebbe stata pubblicata senza il via libera del ministero degli Esteri cinese. Il tutto dichiarando — probabilmente per provare a rimediare alla figuraccia diplomatica con tanto di inchino — che “l’Unione europea continua a sostenere la libertà di stampa e gli altri e le altre libertà dell’essere umano, anche esprimendo la nostra posizione alle controparti cinesi, a tutti i livelli”. 

Politico Europe ha inoltre rivelato che non tutte le 27 ambasciate erano state informate delle modifiche apportate al testo. Tanto che le rappresentanze di Francia, Germania e Italia hanno pubblicato la versione originale della lettera, mentre Gunnar Wiegand, direttore dell’Asia-Pacifico del Servizio europeo per l’azione esterna, ha diffuso su Twitter  la versione approvato da Pechino e diffusa dal China Daily.

Ecco la versione originale della frase modificata.

But the outbreak of the coronavirus in China, and its subsequent spread to the rest of the world over the past three months, has meant that our pre-existing plans have been temporarily side-tracked as both the EU and China are fully mobilised to tackle what has now become a challenge of truly global proportions.

Ed ecco la versione pubblicata dal China Daily.

But the outbreak of the coronavirus has meant that our pre-existing plans have been temporarily side-tracked as both the EU and China are fully mobilized to tackle what has now become a challenge of truly global proportions. 

Il passaggio sull’origine cinese del virus e la propagazione dalla Cina al mondo interno è sparito. Tutto ciò accade nel bel mezzo delle tensione tra Washington e Pechino, a dieci giorni dall’inizio della prossima assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità, in vista della quale l’Unione europea si sta spendendo per chiedere un’indagine indipendente sull’origine del coronavirus. Ipotesi già respinta da Chen Xu, ambasciatore cinese all’Onu di Ginevra (dove ha sede l’Oms), che ieri ha fatto sapere che la Cina non darà il via libera agli esperti internazionali per indagare sull’origine del coronavirus fino a quando non sarà sconfitta la pandemia. “Per sapere se o come avverrà l’invito, in questo momento dobbiamo avere la giusta impostazione di priorità e, d’altra parte, abbiamo bisogno della giusta atmosfera”.

Ma questo episodio, in particolare il fatto che alcune ambasciate non fossero state informate (e di qui la pubblicazione della lettera originale), dimostra ancora una volta la frammentazione dell’Unione europea. E ormai ben conosciamo come questa caratteristica rappresenti una straordinaria opportunità per Pechino. Amplificata per di più dal ricorso da parte degli ambasciatori Ue a un retorica win-win nei rapporti con la Cina (che emerge dalla lettera originale così come da quella censura) che non soltanto per gli Stati Uniti non può esistere nel dialogo con un regime comunista (come dichiarato ieri dal segretario di Stato Mike Pompeo) ma che nelle stesse parole dei diplomatici trova ben poco terreno fertile.

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