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L’Ue dica addio alla linea Merkel sulla Cina. La petizione del prof. Fulda

È tempo che l’Unione europea parli con una sola voce sulle questioni che riguardano le sue relazioni con Pechino. E per farlo serve una svolta: riconoscere che linea tedesca portata avanti per anni dalla cancelliera Angela Merkel, sulla Cina è fallimentare. A sostenerlo è uno dei maggiori esperti di questioni cinesi, Andreas Fulda, senior fellow dell’Asia Research Institute all’Università di Nottingham e autore de libro The struggle for democracy in Mainland China, Taiwan and Hong Kong, che ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org.

Ecco cosa scrive Fulda.

Dobbiamo parlare della Germania. Cominciamo con una scomoda verità: i governi tedeschi, sia passati sia presenti, hanno sempre dato la priorità al commercio con la Cina rispetto ad altri illuminati interessi nazionali tedeschi, come per esempio democrazia e diritti umani. Un simile impegno commerciale in Cina, tuttavia, non è una proposta priva di valore etico.

Che si tratti della detenzione di 1,5 milioni di uiguri e kazaki nei campi di internamento e di lavoro della Cina continentale, della repressione del movimento democratico di Hong Kong o dell’insabbiamento del Covid-19: la cancelliera tedesca Merkel non sembra apprezzare appieno il potere interrotto del Partito comunista metta in pericolo la pace, la sicurezza e la salute pubblica, non solo in Cina, ma in tutto il mondo.

Lunedì 25 maggio 2020 il capo della diplomazia europeo Josep Borrell è intervenuto in occasione di un incontro degli ambasciatori tedeschi. Ha detto loro che l’Unione europea e i suoi Stati membri devono sviluppare una “strategia più solida” nei confronti della Cina. È evidente che l’Unione europea farà fatica a sviluppare una politica europea della Cina più assertiva senza il sostegno della Germania.

Ma come possono i diplomatici tedeschi cambiare rotta se la cancelliera Merkel non è disposta a dare indicazioni? È comprensibile che una nazione colpevole degli orrori dell’Olocausto sia diffidente nel giocare un ruolo assertivo di leadership globale. Ma esiste anche un reale pericolo di un “oblio del potere”, in cui la Germania di fatto non sfrutta pienamente la leva esistente negli affari globali.

La Germania è spesso elogiata per aver affrontato il suo passato nazista. Never again è stato a lungo un principio guida della politica estera etica della Germania. Ma allora come può il governo tedesco tacere quando uiguri e kazaki vengono incarcerati, gli hongkonghesi vengono privati delle loro libertà civili e politiche e i taiwanesi sono minacciati di annessione militare?

La Cina sotto il segretario generale Xi Jinping sta regredendo su tutti i fronti: le violazioni dei diritti umani sono ora sistemiche ed endemiche, persino le critiche degli accademici cinesi non sono più tollerate e il Partito comunista cinese sta progressivamente scimmittando le strategie di disinformazione russa in Europa. La Germania deve ora chiedersi se continuerà a sostenere attivamente un tal regime.

Finora la cancelliera Merkel non ha risposto a questa domanda. Non è stata in grado di esprimere ciò che rappresentano gli interessi nazionali ideologici e materiali al di là del commercio e degli investimenti. Questa è una grave carenza che non solo indebolisce la politica estera tedesca nei confronti della Cina, ma rende anche più difficile l’elaborazione di una nuova strategia europea nei confronti della Cina.

In un momento di forti tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti e la Cina guidata dal Partito comunista, l’Europa non può più permettersi la politica senza principi e fallimentare della Germania secondo che vede il “cambiamento attraverso il commercio”. Nel 2020 è evidente che la Cina non si è liberalizzata e democratizzata grazie al fatto che le case automobilistiche tedesche si siano arricchite vendendo automobili in Cina.

Abbiamo bisogno di un approccio europeo che riposizioni l’Unione europea alla luce del crescente totalitarismo di Xi. Il commercio ovviamente conta ma anche i valori europei devono essere difesi. Vi chiedo di sottoscrivere questa petizione per fare pressione sul governo tedesco. La cancelliera Merkel dovrebbe abbandonare la sua politica fallimentare sulla Cina e unirsi alla ricerca europea di un approccio più di principio verso la Cina.

Il messaggio di Fulda arriva nelle ore in cui lo Spiegel pubblica i documenti di preparazione della presidente tedesca del Consiglio europeo che comincerà a luglio. Lotta alle ricadute economiche del coronavirus e resa dei conti sulla Brexit, sono i due temi fondamentali. Pochi e mai puntuali passaggi sulla Cina, anche perché ancora nessuno, né a Bruxelles né a Pechino, ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente che i lavori per il summit Ue-Cina previsto per settembre a Lipsia, in Germania, e a cui dovrebbe partecipare anche il presidente cinese Xi sono in alto mare. Tanto che si va verso il rinvio. All’anno prossimo.

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