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Stati (dis)Uniti. Neppure il virus riduce le distanze fra Trump e Biden

Donald Trump sulla linea del fronte mediatico, Joe Biden nelle retrovie mediatiche: l’uno e l’altro insoddisfatti dei sondaggi. Trump afferma che la pandemia segna la fine della globalizzazione, mentre forse ne segna l’apice, e mantiene alta la tensione con la Cina, scaricando su Pechino, che ribatte colpo su colpo, oltre che sull’Oms, la responsabilità di quanto avviene negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Ma ciò non migliora i dati dell’emergenza coronavirus: si va avanti, negli Stati Uniti, al ritmo di 20 mila contagiati e quasi 2000 vittime al giorno, con il totale dei contagiati vicino ai 1.420.00 e quello delle vittime prossimo alle 86 mila (i dati sono della Johns Hopkins University).

Il ritmo delle aperture, accelerato sotto la spinta del presidente, sta creando nuovi focolai. L’opinione pubblica, come sempre accade nell’America di Trump, è spaccata (e i sondaggi lo riflettono): da una parte, gli ultras anti-lockdown, nel nome della libertà individuale (e del primato degli affari); dall’altra, quelli che fanno prevalere la tutela della vita e la sicurezza sanitaria.

I sondaggi non danno pienamente soddisfazione né a Trump né al suo rivale, il candidato dei democratici a Usa 2020: un rilevamento, per conto della Cnn, dice che Biden a livello nazionale è in vantaggio di 5 punti su Trump (51% a 46%) nella corsa alla Casa Bianca, ma che il presidente è in vantaggio negli Stati in bilico che potrebbero decidere il collegio elettorale.

Entrambi hanno la quasi totalità dei favori fra gli elettori dei ispettivi partiti; Trump è leggermente in vantaggio fra gli indipendenti. Per segmenti di elettori, Biden ha un ampio margine tra le donne (55% contro 41%) e le persone di colore (69% contro 26%); Trump ha un lieve vantaggio fra gli uomini (50% contro 46%), che aumenta tra quelli bianchi (55% contro 43%). Biden supera il rivale di 6 punti tra gli elettori sopra i 45 anni, mentre sotto tale età il margine si riduce (49% a 46%).

Non tranquillizzato dai sondaggi – il vantaggio a livello nazionale è poco significativo, nel sistema elettorale Usa -, il candidato democratico, impegnato a riunire sotto la propria bandiera tutto l’elettorato centrista e progressista, ha acquisito alla propria causa la giovane icona di sinistra Alexandria Ocasio-Cortez che sarà co-presidente della task force sul clima, accanto a John Kerry, un solido alleato di Biden che contribuì a stilare l’accordo di Parigi sul clima quando era segretario di Stato di Barack Obama e che fu candidato alla Casa Bianca nel 2004, battuto da George W. Bush.

Quello sul clima è uno dei gruppi di lavoro che Biden ha varato con l’ex rivale Bernie Sanders, che Ocasio-Cortez sosteneva. La deputata di New York è tra le promotrici del Green New Deal, un piano di lotta ai cambiamenti climatici molto ambizioso.

Nell’ultimo periodo, il presidente Trump ha incassato una serie di successi in giustizia, in vicende che riguardano suoi ex collaboratori e uomini di fiducia. Ma ieri una corte d’appello federale ha invece respinto la sua richiesta di mettere fine all’azione legale secondo cui la proprietà del suo Trump hotel a Washington viola le norme anti corruzione della costituzione, note come “Emoluments Clauses”. L’azione va avanti, con il sospetto che il presidente tragga vantaggi commerciali per la sua proprietà dalla sua attività istituzionale.

(Usa2020)

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