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Ecco perché il Venezuela è El Dorado (per l’Iran e Hezbollah)

È un’alleanza che luccica, nel senso letterale del termine, quella tra l’Iran e il Venezuela. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha denunciato su Twitter la consegna di tonnellate di oro all’Iran.

“I criminali di Maduro hanno saccheggiato nove tonnellate di lingotti d’oro e l’hanno inviato al regime iraniano – si legge sull’account ufficiale del capo della diplomazia americana – i principali ladri del mondo stanno collaborando con il principale sponsor statale mondiale del terrore. Le più grandi vittime sono il popolo venezuelano e iraniano”.

Un reportage pubblicato dall’agenzia Bloomberg sostiene che l’Iran si sta portando il poco oro che resta in Venezuela in voli privati. “I funzionari del governo venezuelano – si legge su Bloomberg – hanno caricato nove tonnellate di oro, per circa 500 milioni di dollari, in aerei diretti a Teheran questo mese, come ricompensa per l’aiuto iraniano per rivitalizzare le raffinerie di benzina ferme in Venezuela”. Secondo Bloomberg, l’Iran è la principale destinazione dell’oro venezuelano, dopo lo stop imposto dagli Stati Uniti ad operazioni simili tra il regime di Maduro e i governi di Russia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.

“Con gran parte del personale della Banca Centrale del Venezuela in lockdown a casa, il trasporto dei lingotti d’oro in veicoli brindati fino all’aeroporto è proseguito in modo discreto – continua Bloomberg -, un’operazione svolta da impiegati e funzionari di sicurezza armati dagli uffici nel centro di Caracas”. La fuga dei lingotti d’oro venezuelani ha portato al crollo delle riserve della Banca Centrale del Venezuela da 8 miliardi di dollari a 6,3 miliardi di dollari. Nelle casseforti resterebbero ancora 80 tonnellate d’oro.

Per mantenersi al potere, e fare fronte alla grande crisi economica del Paese, il regime di Nicolás Maduro ha concesso non solo lingotti d’oro delle riserve statali, ma anche la gestione delle più importanti raffinerie petrolifere venezuelane.

Il quotidiano spagnolo Abc ha scritto che Mohsen Baharnavand, direttore per l’America latina del ministero degli Esteri iraniano, è arrivato a Caracas accompagnato da circa 200 persone: “Gli iraniani si stanno organizzando per prendere il controllo del settore energetico del Venezuela, che è completamente crollato per le sanzioni degli Usa”.

Per l’agenzia Associated Press, invece, un volo della linea aerea iraniana Mahan Air, che è atterrato in Venezuela violando il divieto del lockdown per le attività aeree, ha portato “componenti chimici fondamentali” per la produzione della benzina nella strategica raffineria di Cardón.

Il rapporto di collaborazione tra Teheran e Caracas però non si limita al settore economico ed energetico. In un’intervista con il sito PanAm Post, Joseph Humire, esperto di sicurezza e direttore del Center for a Secure Free Society, ha spiegato che i rapporti tra l’Iran e il Venezuela hanno come obiettivo principale attirare l’attenzione del governo degli Stati Uniti per provocare più azioni militari nella regione.

In questo senso, la nomina come ministro del Petrolio di Tareck El Aissami, accusato di terrorismo e narcotraffico negli Usa, è un elemento chiave e visibile di questa relazione. “Negli ultimi anni – ha dichiarato l’esperto – il Venezuela ha firmato una grande quantità di accordi con l’Iran in materiale commerciale, militare e industriale; ma molto di questo commercio è una facciata per l’arrivo di militari iraniani in Venezuela”.

Situazione che non è sfuggita all’Organizzazione degli Stati Americani. Nel giugno del 2019 il segretario Luis Almagro aveva denunciato che l’Iran e i terroristi di Hezbollah erano operativi in Sudamerica, e guidavano azioni di criminalità organizzata transnazionale: “L’Iran e Hezbollah hanno una solida base di operazioni in Sudamerica in un’alleanza con la narco-dittatura di Nicolás Maduro. Se falliamo in Venezuela, sarebbe una vittoria per il terrorismo, la delinquenza transnazionale organizzata e l’antisemitismo”.



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