Come accade per ogni Apple Worldwide Developers Conference, anche quella di ieri sera ha suscitato grande curiosità tra i fan della Mela morsicata e gli analisti. Le novità sono molte: dai nuovi sistemi operativi per Mac e iPhone al Watch in grado di monitorare come ci laviamo le mani. Per l’amministratore delegato Tim Cook, però, si tratta di un “giorno storico per il Mac, lo lanciamo a un nuovo livello”: Apple ha infatti presentato il suo nuovo chip che segna la separazione, dopo 15 anni, da Intel. Con il nuovo processore, denominato Silicon, Cupertino punta a rendere il Mac più veloce e potente: la transizione da Intel durerà circa due anni con i primi Mac dotati di Silicon disponibili entro la fine dell’anno. Il nuovo chip consentirà ad Apple di migliorare la sicurezza e la vita della batteria del Mac.
VERSO L’IPHONE 5G
Ma l’ultima presentazione Apple ha anche ripercussioni geopolitiche. Cupertino, abbandonando Intel, ha deciso di rafforzare i suoi legami con Taiwan Semiconductor Manufacturing (Tsmc), l’azienda taiwanese — che già è l’unico fornitore di processori per iPhone, iPad e AirPods — produrrà i chip per le nuove generazioni di Macbook e Mac. In questo quadro rientra l’annuncio di qualche settimana fa: Tsmc aprirà una fabbrica in Arizona — un investimento da 12 miliardi e 1.600 nuovi posti di lavoro che rappresenta una vittoria geopolitica ed elettorale per il presidente statunitense Donald Trump, come spiegato da Formiche.net.
La Nikkei Asian Review spiega come Apple voglia introdurre il nuovo Mac con i semiconduttori da 7 nanometri di Tsmc entro fine anno, prima di passare a quelli da 5 (sui quali l’azienda taiwanese è considerata la migliore al mondo) che verranno utilizzati da Cupertino anche nella prossima generazione di iPhone, il primo smartphone 5G della Mela morsicata.
LA SFIDA USA-CINA
Come raccontavamo su Formiche.net poche settimane fa, i semiconduttori sono una componente fondamentale dell’equipaggiamento tecnologico che ha reso Huawei, colosso cinese del 5G, un campione mondiale del settore.
Quando nel maggio del 2019 il presidente Donald Trump ha introdotto un decreto (tutt’oggi sospeso) che impedisce alle aziende americane di avere rapporti diretti con Huawei, il colosso tech con base a Shenzen si è visto costretto a rifare i calcoli.
Nel giro di poche settimane, le americane Qualcomm e Xilinx, per evitare di finire sotto la mannaia della Casa Bianca, hanno interrotto le forniture all’azienda di Ren Zhengfei. Un appiglio, però, ha permesso a Huawei di andare avanti: i contratti di fornitura con il più grande produttore di semiconduttori al mondo, la taiwanese Tsmc (Taiwan semiconductor manifacturing company).
Oggi, però, anche quella certezza è venuta meno. La modifica del regolamento da parte dell’amministrazione Trump impedisce anche alle aziende estere, come appunto Tsmc, di vendere a Huawei e alle sue affiliate (come la controllata Hi-Silicon) equipaggiamento statunitense senza avere prima una licenza.
GLI EFFETTI DELL’ALLEANZA APPLE-TSMC
Per questo, come spiegato da Fortune, la rivoluzione dei chip Apple è un elemento “positivo anche per Tsmc”. Gli analisti, sottolinea la rivista statunitense, “affermano che il colpo per Intel sarà più simbolico che finanziario. I Mac rappresentano il 5% delle entrate di Intel, ma perdere Apple come cliente potrebbe compromettere la fiducia nell’icona della Silicon Valley”. Il contratto con Apple, invece, “aiuterà Tsmc a compensare alcune delle sue potenziali perdite” causate dalla fine del rapporto con Huawei, i cui ordini rappresentano circa il 15% delle entrate.