Mentre fuori si odono gli scoppi dei lacrimogeni, Donald Trump dentro la Casa Bianca afferma che le proteste violente scoppiate dopo l’uccisione, ad opera della polizia, di un nero a Minneapolis sono “atti di terrorismo domestico” e prospetta di ricorrere all’esercito per fermarle. Trump, che si proclama “presidente di ‘law and order’, dell’ordine e della legalità”, vuole che le forze dell’ordine “dominino le strade” e intende rispondere alla violenza “con una preponderante presenza di forze dell’ordine, finché i disordini non siano stati sedati”.
Le dichiarazioni del presidente, fatte dopo che un’autopsia ha stabilito che George Floyd è morto per le violenze subite dalla polizia, sono state subito chiosate dal candidato democratico Joe Biden: “Trump vuole usare l’esercito americano contro il popolo americano”, ha detto.
TRUMP CONTRO L’INSURREZIONE
Il presidente evoca il ricorso all’Insurrection Act del 1807, che gli dà il potere di dispiegare militari all’interno del territorio degli Stati Uniti. “Io sono il presidente dell’ordine e della legalita’” scandisce, mentre fuori la polizia con lacrimogeni, proiettili di gomma e agenti a cavallo disperde manifestanti che sfidavano il coprifuoco, ma erano pacifici.
“Il presidente – dice – ha il diritto di difendere il suo Paese e proteggere la sua nazione. Non posso permettere che proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione e gruppi Antifa”, il movimento antifascista della sinistra antagonista. Prima che Trump parlasse, la sua portavoce Kayleigh McEnany lo aveva già definito sulla Fox “un presidente di ‘law and order’”: “E’ chiaro che gli Stati Uniti hanno bisogno di legge e ordine”, attribuendo le responsabilità di quanto accade ad Antifa.
LA SFURIATA AI GOVERNATORI
Al mattino, Trump aveva litigato in tele-conferenza coi governatori: “Dovete prendere la situazione in mano… Se non lo fate, perdete il vostro tempo e farete la figura di un branco di cretini…”. Bisogna che la forza pubblica impedisca violenze e saccheggi, arresti i facinorosi, riporti la calma: “Queste persone sono anarchici… Il mondo sta guardando e ridendo di voi e di ‘Sleepy Joe’ … Mandateli in galera e teneteceli”.
LA PASSEGGIATA
Dopo avere parlato, Trump ha lasciato la Casa Bianca a piedi, recandosi alla chiesa episcopale che sta di fronte – la sua ‘passeggiata’ era la causa delle cariche per disperdere la folla -: in piedi davanti alla chiesa, Trump ha tronfiamente mostrato ai giornalisti una Bibbia. Il suo gesto ha suscitato l’indignazione del vescovo episcopale di Washington Mariann Edgar Budde: “Il nostro messaggio è antitetico a quello del presidente”, ha detto la prelata.
Lui, invece, ha detto “L’America sta tornando grande”, prima di rientrare alla Casa Bianca. Con lui, oltre a un foltissimo gruppo di agenti del Secret Service, c’erano il capo del Pentagono Mark Esper, il ministro della Giustizia William Barr, la figlia Ivanka – l’unica con la mascherina – e il genero Jared Kushner, ma non la first lady Melania.
La messa in scena è stata interpretata da molti commentatori come la volontà di mostrare che lui, Trump, il ‘comandante in capo’, non ha paura di niente e di nessuno: il racconto del presidente costretto, venerdì sera, a rifugiarsi nel bunker della Casa Bianca con moglie e figlio non gli è andata giù.
L’AUTOPSIA E GLI INCIDENTI
Contraddicendo un rapporto preliminare, il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Floyd, 46 anni, ha affermato che il decesso è sopravvenuto per “un arresto cardiaco causato dalla pressione esercitata sul suo collo” dai poliziotti che lo avevano fermato. S’è dunque trattato di un “omicidio”.
Negli incidenti che, per la settimana notte consecutiva, si sono registrati in molte città dell’Unione, almeno una quarantina, nonostante il coprifuoco, vi sono stati due morti a Chicago e numerosi feriti, contusi, arrestati. In molti luoghi, capi e agenti delle polizie locali hanno condiviso la rabbia e la frustrazione dei manifestanti, contribuendo a distendere il clima.
Le tensioni razziali fanno passare in secondo piano il persistere dell’epidemia di coronavirus – lunedì, 743 vittime – e i rischi di ripresa dei contagi in conseguenza degli assembramenti di manifestanti. Secondo i dati della Johns Hopkins University, i morti in totale sono più di 105 mila e i contagiati oltre 1.810.000.
IL CONTO DELLA CRISI
Il Congressional Budget Office, il Cbo, un organismo bipartisan che elabora analisi economiche per il Congresso, stima che l’epidemia costerà all’economia statunitense quasi 8.000 miliardi di dollari – 7.900, per l’esattezza – fra il 2020 e il 2030: per il Cbo, potrebbero volerci 10 anni per recuperare i danni del virus.
Oggi, è giornata elettorale negli Stati Uniti, con primarie nella capitale Washington e in sette Stati: Indiana, Maryland, Montana, New Mexico, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota. Si tratta d’un nuovo test sul voto per posta, osteggiato dal presidente, che lo considera fonte di brogli, ma cui molti Stati ricorrono a causa dell’epidemia.
CAPITOLO PRIMARIE
Le primarie presidenziali sono senza suspence, dato che sia i repubblicani sia i democratici hanno ormai espresso il loro candidato. Ma ci sono le primarie per il Senato e per la Camera, oltre che per le cariche statali e locali: un banco di prova su come condurre le elezioni generali il 3 novembre, se il coronavirus resterà una minaccia sino ad allora. Le autorità hanno incoraggiato i residenti al voto per corrispondenza.
Da segnalare, infine, che i dipendenti di Facebook abbandonano le loro postazioni di lavoro virtuali per manifestare il loro disappunto contro la decisione di Mark Zuckerberg di prendere le distanze dalle critiche di Twitter a Trump, ribadendo la ‘neutralità’ della piattaforma sui contenuti.