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Baltops 2020. Ecco l’esercitazione Nato nelle acque (calde) del Mar baltico

C’è anche l’Italia tra i Paesi che partecipano a Baltops 2020, l’esercitazione più imponente della Nato nelle acque del Mar baltico. Acque particolarmente calde, a causa del crescente attivismo delle forze aeree russe con diversi episodi di scramble alleati nelle ultime settimane. Gli obiettivi dell’esercitazione, spiegano i comandanti, sono puramente difensivi, volti ad aumentare il coordinamento tra i Paesi membri e partner, nonché le capacità di deterrenza. Gli occhi sono puntati tutti sulla Russia, nel giorno in cui il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, lancia #Nato2030, la riflessione strategica per adattare l’Alleanza al nuovo contesto internazionale (che comprende anche la sfida cinese).

L’ESERCITAZIONE

È la 49esima edizione delle Baltic Operations, meglio conosciute come Baltops, esercitazione marittima che dal 1972 riunisce diverse forze dell’Alleanza Atlantica (e non solo) nel Mar baltico. Per quest’anno, fino al prossimo 16 giugno, sono coinvolti assetti navali e aerei di 19 Paesi, tra membri Nato e alleati, con l’obiettivo di testare capacità di difesa aerea, sottomarina, di interdizione in mare e di contrasto alle mine. Per la prima volta, a comandare le operazioni c’è il Naval Striking and Support Forces della Nato (StrinkForNato), coinvolto dal 2015 in Baltops, ma ora in cima alla linea di comando. Coordinerà le operazioni dal suo nuovo quartier generale di Lisbona, in Portogallo. Per la prima volta, inoltre, non sono coinvolte forze anfibie, decisione su cui ha inevitabilmente pesato la pandemia, già capace di fermare manovre imponenti come la Defender Europe, pressoché ridotta all’osso.

L’IMPATTO DEL COVID

Il Covid-19 non ha permesso difatti la consueta integrazione sul campo, costringendo gli organizzatori a “aggiustamenti importante”, come notato dall’ammiraglio britannico Guy Robinson, vice comandante del StrinkForNato in collegamento telefonico questa mattina con la stampa europea. Proprio la pandemia ha spinto dunque a sperimentare un sistema di comando e controllo più diffuso del solito. In collegamento con il quartier generale di Lisbona ci sono il comando statunitense di Napoli, il Combined Air Operations Center di Uedem, in Germania, il Joint Force Command alleato di Brunssum, in Olanda, e il Comando marittimo della Nato situato a Northwood, Londra. In più ci sono le forze sul campo, o meglio in mare, in tutto 28 unità navali, 28 velivoli e tremila militari, a fronte delle 50 navi, 40 aerei e 8.600 miliari dello scorso anno. Sono coinvolti 19 Paesi: Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.

GLI OBIETTIVI

“Baltops offre alla Nato e ai Paesi partner l’opportunità di operare insieme, condividendo le best practices per migliorare le operazioni nel mondo reale”, ha detto il vice ammiraglio americano Lisa Franchetti, comandante del StrinkForNato e della Sesta flotta degli Stati Uniti, basata a Napoli, anche lei in conferenza oggi con la stampa europea. “Sebbene condurremo l’evento di quest’anno interamente in mare – ha aggiunto – Baltops 2020 dimostrerà l’impegno costante alla sicurezza regionale e rafforzerà la flessibilità delle forze navali di operare congiuntamente in ogni circostanza”.

LA DETERRENZA NEL BALTICO

Gli obiettivi dichiarati sono puramente difensivi e, come avviene per esercitazioni così corpose, preventivamente comunicati alla controparte russa, chiaramente interessata alle attività Nato nella regione del Mar baltico. Anche le rassicurazioni sono ormai tradizionali: “Non credo – ha detto Franchetti – che questa esercitazione possa essere interpretata come una minaccia a un Paese specifico nella regione, ed è molto importante ricordare che conduciamo Baltops ogni anno in giugno”. Certo, non si nega l’alto valore geopolitico della regione. “Il Mar baltico – ha spiegato la comandante – è molto importante per il commercio e il flusso di beni”. Per questo, “lavoriamo insieme, come parte della Nato, per assicuraci di poter esercitare deterrenza su ogni tipo di attività malevola e per essere pronti a difenderci”.

RISCHIO INCIDENTI?

Durante l’esercitazione, il timore, come successo in precedenti edizioni, è che le operazioni in acque internazionali vedano l’ingresso nella stessa area delle forze russe, con il rischio evidente di incidenti. Per questo, Franchetti ha sottolineato che “tutte le nostre Marine e le nostre forze aeree operano in acque e cieli internazionali e prevediamo che opereranno in modo professionale; ci aspettiamo lo stesso da parte della Marina e dell’Aeronautica russa”. Un messaggio rilevante alla luce dei numerosi episodi delle ultime settimane, con un crescente attivismo tra Mar baltico e Mare del nord e gli scramble delle forze Nato su velivoli russi, tra bombardieri Tu-160 e Tu-22 con scorta caccia, e aerei da pattugliamento marittimo Tu-142.

LE MANOVRE

Baltops 2020 si divide in due fasi. La prima è iniziata ieri e durerà sei giorni. Si chiama Combat enhancement training (Cet) e Force integration training (Fit) e vedrà le forze dei vari Paesi operare insieme sulla base di un rigido programma tattico. La seconda fase, quella finale denominata Tacex, lascerà invece un maggiore margine di manovra ai vari comandanti, così da “rappresentare meglio il funzionamento delle situazioni del mondo reale”.

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