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Bolton, Melania e la nipote. Ecco i tre libri che tolgono il sonno a Trump

Tre libri minacciano Donald Trump: uno sulla ‘first lady’ racconta una Melania molto più fredda e calcolatrice di come la descrive l’agiografia ufficiale; un altro di John Bolton promette nuova luce sul Kievgate; e un terzo di una sua nipote lava in pubblico i panni di famiglia. Sui social fioccano, invece, interrogativi sulla forma del presidente, apparso, sabato scorso, a West Point, incerto e affaticato – lui stesso ci ha scherzato su, ammettendo che temeva di cadere sulla pedana lunga e scivolosa allestita dall’accademia militare.

Di due dei libri si sapeva; il terzo è notizia di ieri. Ma il magnate presidente, che non è un cultore dei libri, li ignora e twitta che “Quasi un milione di persone hanno chiesto il biglietto per il comizio di sabato a Tulsa, in Oklahoma!”, il suo primo meeting elettorale dopo la sospensione degli eventi per la pandemia di coronavirus.

Trump lo aveva inizialmente previsto venerdì 19, ma lo ha poi spostato a sabato 20, per evitare, nell’attuale contesto di manifestazioni anti-razziste, la coincidenza con Juneteenth, giorno che celebra la fine della schiavitù. Pure la scelta di Tulsa, teatro nel 1921 di uno dei più gravi massacri di neri nella storia americana, appare a molti infelice, quasi provocatoria.

Il presidente, però, sempre su Twitter, sostiene che “La maggioranza silenziosa è più forte che mai”: confida su di essa per la sua rielezione, di fronte alla vocalità e alla coralità delle proteste che continuano, dopo i fatti di Minneapolis e di Atlanta, ma non solo, contro la brutalità della polizia e l’ingiustizia razziale.

Veniamo ai tre libri. “The Art of Her Deal: The Untold Story of Melania Trump” è di una giornalista del Washington Post, Mary Jordan, e gioca sul titolo di un best seller del magnate, “The Art of the Deal”. La Jordan racconta fra l’altro che, quando il marito si trasferì alla Casa Bianca, la First lady rimase a New York non solo per non interrompere l’anno scolastico del figlio Barron, ma anche per rinegoziare l’accordo prematrimoniale.

L’intesa iniziale non sarebbe stata molto generosa per l’ex modella, il cui passato professionale non proprio documentatissimo viene pure esplorato. Ma l’effetto “calmante” di Melania su Donald avrebbe indotto i figli adulti del magnate a sollecitarla a trasferirsi alla Casa Bianca in tempi stretti. E così l’ex modella spuntò termini migliori, soprattutto a garanzia del figlio.

Il libro di Bolton, l’eccentrico diplomatico, ex consigliere alla sicurezza nazionale, è imminente: deve uscire il 23 giugno. Pur non avendone avuto il via libera dalla Casa Bianca, Bolton intende pubblicare “The Room Where It Happened: A White House Memoir”: ricostruisce la sua esperienza nell’Amministrazione Trump e dà la sua versione del Kievgate, la vicenda che condusse al giudizio d’impeachment del presidente, uscitone assolto. Bolton non ebbe mai modo di dare la sua versione al Congresso, perché Trump e i repubblicani glielo impedirono.

Il libro di memorie di Mary Trump, figlia del fratello maggiore del presidente, Fred Trump Junior, morto a soli 42 anni, è annunciato per l’11 agosto. Secondo Michael Kranish del Washington Post, il volume potrebbe fare esplodere l’immagine “di una famiglia unita” che il magnate suole dare.

In “Too Much And Never Enough” (Troppo e mai abbastanza), edito da Simon and Schuster, Mary, 55 anni, promette “particolari drammatici e piccanti”, secondo quanto anticipato dal Daily Beast. Per esempio, afferma di essere la fonte che passò al New York Times informazioni finanziarie, incluse le dichiarazioni fiscali del nonno, Fred Trump. Informazioni sulla cui base il giornale pubblicò il reportage che gli valse il premio Pulitzer.

Nel libro di Mary, ci saranno anche conversazioni con la sorella del presidente, Maryanne Trump Barry, giudice federale in pensione, molto critica in privato con il fratello. Ma le informazioni più delicate potrebbero riguardare il fratello Fred, morto per un infarto causato da complicazioni legate all’alcolismo: Fred senior e Donald sono accusati di non averlo aiutato e di averlo in qualche modo lasciato morire. In un’intervista del 2019 al Washington Post, il presidente ammise di avere fatto pressioni sul fratello circa le sue scelte, pressioni di cui si sarebbe poi pentito.

Fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University, confermano un rallentamento dei decessi: circa 400 anche ieri, per un totale di 116.125. I contagi continuano a essere circa 20 mila al giorno, per un totale di quasi 2.114.000 – cifre alla mezzanotte sulla East Coast. Il New York Times scrive che il vice-presidente Mike Pence, capo della task force anti–coronavirus, invita i governatori a dire che l’aumento dei test è la causa dei nuovi focolai di contagio emersi.

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