“Oggi, gli Stati Uniti annunciano una ricompensa per informazione che porti davanti alla giustizia un altro funzionario del regime di Maduro, responsabile del crimine organizzato transnazionale internazionale”. Con questo tweet, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha comunicato la caccia a un altro personaggio chiave della dittatura in Venezuela. Pompeo ha aggiunto che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti continua a battersi per proteggere i cittadini americani e ad aiutare i venezuelani a ripristinare la loro democrazia.
La ricerca è partita specificamente dal Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti (United States Immigration and Customs Enforcement ), che offre una ricompensa di 5 milioni di dollari per informazioni che porti all’arresto o condanna di Joselit de la Trinidad Ramírez Camacho, sovrintendente nazionale di criptomonete del regime di Maduro.
Ramírez sarebbe il braccio destro del ministro del Petrolio e presidente della statale petrolifera Pdvsa, Tareck El Aissami (anche lui accusato di narcotraffico). Secondo l’Ice, lui è anche il responsabile della gestione della criptomoneta venezuelana Petro, attorno alla quale c’è una trama di attività di narcotraffico e riciclaggio che coinvolgono il vertice politico ed economico del regime di Maduro. Fino ad ora Ramírez non era noto, ma nelle ultime indagini spicca come uno dei responsabili del crimine organizzato transnazionale internazionale.
Il nome del sovrintendente si aggiunge alla black list del Dipartimento per la Giustizia degli Usa, che ha in testa Maduro per “aiutare a dirigere e guidare” l’organizzazione criminale conosciuta come il Cártel de los Soles. Per informazioni sul leader del regime venezuelano Washington offre 15 milioni di dollari di ricompensa.
Nella lista ci sono anche il presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello; il presidente del Tribunale Supremo della Giustizia, Maikel Moreno, per riciclaggio; l’ex direttore dell’intelligence militare, Hugo Carvajal Barrios; il vicepresidente dell’area economica, El Aissami; e il generale in ritiro Cliver Alcalá Cordones, accusato di creare tensioni tra il Venezuela e la Colombia.
Dopo l’annuncio di Pompeo, Carlos Vecchio, rappresentante del governo ad interim di Guaidó negli Stati Uniti, ha dichiarato che “si continua a lavorare insieme agli Usa e altri alleati per neutralizzare la trama di corruzione e crimine organizzato internazionale della dittatura di Maduro”. Per Vecchio la Sovrintendenza di Criptomonete “è un’agenzia della dittatura di Maduro utilizzata per sostenere le attività illecite internazionali del regime”.
Un reportage dell’Abc di luglio del 2019 spiega come il governo venezuelano fatturava in criptomonete imposte aeroportuali di voli nazionali e internazionali, sviando i fondi all’estero. Le tasse poi erano convertite in bitcoin per finire in conti a Hong Kong, Russia, Cina, Bulgaria e Romania, gestiti dalla Sovrintendenza Nazionale di Criptomonete guidata da Ramírez.
In un’intervista con il sito Cointelegraph, Joshua García di Blakemore Fallon ha spiegato che l’accusa degli Usa contro i funzionari del regime venezuelano va dal 2014 al 2019, e include fondi che si trovano in banche americane: “La mia sensazione è che se il Petro è coinvolto, questo è avvenuto dopo. È poco probabile che una banca degli Usa abbia direttamente questa criptomoneta. Ma un intermediario come il bitcoin ha potuto essere utilizzato in qualche momento per speculazione”.
Ugualmente, Arnold Spencer di Coinsource sostiene che non ci sono accuse dirette contro la valuta digitale del Venezuela: “Ma è probabile che la criptomoneta Petro sia diventata un elemento del nuovo schema di riciclaggio, ma non l’unica”.
Alysa Erichs, direttrice esecutiva aggiunta dell’Ufficio di Ricerche di Sicurezza Nazionale, ha spiegato che il riferimento alle criptomonete nell’indagine degli Usa “sottolinea l’impegno per identificare, indagare e attaccare aggressivamente gli individui che violano le leggi degli Stati Uniti, sfruttando i sistemi finanziari, nascondendosi dietro le criptomonete per fomentare la loro attività illecita”.