La Danimarca intende collaborare solo con Paesi alleati in merito alla costruzione dell’infrastruttura 5G, ha spiegato il ministro della Difesa Trine Bramsen al portale ITWatch. “Le telecomunicazioni sono infrastrutture critiche e che la scelta dei fornitori di 5G è quindi una questione di politica di sicurezza”, ha detto Bramsen, secondo cui per questo motivo il governo di Copenaghen vuole poter essere in grado di “escludere” quei fornitori legati a Paesi che non vengono considerati come alleati della Danimarca. “Per proteggere la Danimarca e i danesi, vogliamo collaborare con qualcuno con cui abbiamo già alleanze”, spiegato il titolare della Difesa di Copenaghen.
Come riporta il New York Times, Nordic Telecoms 3, Telia e Telenor devono ancora scegliere un fornitore per il loro lancio del 5G in Danimarca. L’anno scorso, invece, il più grande operatore di telecomunicazioni singolo della Danimarca, Tdc, ha preferito Ericsson a Huawei per la sua rete 5G. Allora, da Tdc avevano spiegato che si trattava di una decisione commerciale. Tuttavia, avevano anche sottolineato come l’azienda “non è cieca” davanti alle preoccupazioni diffuse su Huawei e alla sicurezza delle informazioni.
Il quotidiano newyorchese sottolinea come il colosso con sede a Shenzhen sia “al centro di una contesa tra Cina e Stati Uniti”, con Washington che afferma che la tecnologia 5G dell’azienda cinese potrebbe essere utilizzata come backdoor per lo spionaggio di Pechino. Accuse sempre negate da Huawei ma che non sono bastate all’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump che lo scorso mese si è mossa per bloccare la fornitura globale di chip a Huawei.
Tra i Paesi più attivi nella ricerca di alternative “occidentali” a Huawei c’è il Regno Unito, con il premier Boris Johnson convinto dalle pressioni del suo partito a mettere fine all’epoca dell’oro delle relazioni con la Cina inaugurata dall’ex primo ministro David Cameron. Il primo passo è un ripensamento dell’apertura concessa nei mesi scorsi a Huawei. Londra ha attivato i suoi alleati del patto d’intelligence Five Eyes, cioè Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. L’obiettivo è cercare un terreno fertile per la crescita di un rivale occidentale di Huawei.
La mossa danese lascia pensare che l’alleanza anti Huawei possa allargarsi ai cosiddetti Nine Eyes, cioè i cinque più Danimarca, Francia, Norvegia e Paesi Bassi. Qualche dubbio, invece, rimane sul possibile ulteriore allargamento ai Fourteen Eyes, cioè i nove più Belgio, Germania, Italia, Spagna e Svezia, Paesi però da sempre più restii ad aderire alle preoccupazioni statunitensi sul colosso di Shenzhen.