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Il dito e la luna. Perché il caso M5S-Venezuela non mi convince. Parla Parsi

A molti lo scandalo Caracasgate non convince. Uno di questi è Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, autore di “I vulnerabili – Come la pandemia cambierà il mondo” (Piemme). Ma il caso sul presunto finanziamento del regime del Venezuela al partito amico Movimento 5 Stelle fa parte di un quadro generale più ampio, dove i diversi dossier di politica estera servono da escamotage per non affrontare i temi più importanti per l’Italia.

“Da quello che capisco, guardando un po’ i documenti, dal sigillo e tutti i dettagli, mi sembra una mezza bufala – spiega Parsi in una conversazione con Formiche.net. Anche se le simpatie con il regime chavista sono reciproche, evidenti ed storiche, soprattutto di un pezzo del Movimento 5 Stelle. Ma questo caso mi sembra una montatura”.

In questo momento, ricorda il docente, il regime di Nicolás Maduro ha i suoi guai, per non parlare di quelli del Movimento 5 Stelle: “E guarda caso, viene fuori questa cosa qua, proprio ora, è bizzarro…”. È vero, la strategia di Caracas è quella di inviare soldi in giro per il mondo, da Cuba all’Iran, ma Parsi sottolinea che “se i documenti esibiti dal quotidiano Abc sono le prove, mi sembrano tanto, ma tanto malamente taroccate”. Parsi aggiunge che c’è l’interesse e una forte pressione per togliere di mezzo questa componente.

E la timida posizione dell’Italia rispetto alla crisi venezuelana? Il professore crede che sia frutto degli equilibri precari della coalizione del governo: “Devi tenere presente che gli ultimi due governi italiani sono stati composti con coalizioni ex post, cucinate a freddo, sia quella con la Lega e il M5S, sia quella del Pd e M5S. Sono ugualmente uscite da una crisi parlamentare, non da un’indicazione di voto su quel tipo d coalizione. Sulla politica estera queste coalizioni hanno sempre avuto questo tipo di problema. Il governo precedente l’ha avuto sulla Russia di Putin e sul Venezuela, per motivi di natura diversa […] Lo vedi sul caso Egitto-Regeni. Capita quando hai coalizioni così composite, dove devi mettere insieme tanti interessi”.

Una complessità che non cambierebbe se uscissero i 5 Stelle ed entrasse la Lega. E nemmeno con un governo di cosiddetta “ampia coalizione”: “Immaginate una coalizione ‘macedonia’, fatta semplicemente per alcuni attori economici interni, che cosa si potrebbe dire sulla Cina e Hong Kong, Egitto e Regeni, il Venezuela e i finanziamenti, la Russia e le interferenze politiche… Ogni singolo componente sarebbe capace di mettere il veto sugli esteri”.

Questo però potrebbe convenire a qualcuno. “Fare i fenomeni sulla politica estera – spiega Parsi -, per un Paese che in questo momento ha altro tipo di preoccupazioni, è la cosa meno costosa per qualunque attore politico. Vuoi mettere fare un po’ di cancan sul Venezuela, o sull’Egitto, la Russia o Cina, rispetto a dire quanti soldi vanno a uno piuttosto che a un altro dei fondi europei”.

Tuttavia, la deadline si avvicina… “L’autunno vedrà il convergere di una manovra finanziaria che andrà comunque preparata e delle istruzioni per l’uso di tutti i vari fondi europei, che a quel punto avranno anche loro le proprie istruzioni chiare, oggi vaghe”. A quel punto ci saranno un insieme di tensioni, che non andranno però risolte con un cambio di timone. Parsi crede che “se qualcuno pensa che imbarcando Salvini al posto di Di Maio avremmo un esecutivo più credibile, attendibile e rispettabile, faccio fatica a vederlo”.

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