A febbraio era “un nuovo schiaffo dall’Egitto”. Pochi giorni fa è diventato “L’Italia in nirvana con l’Egitto, la Francia nell’oblio”. Il settimanale economico francese La Tribune non ci sta a guardare Parigi lasciare a Roma gli affari con il Cairo. Tutto ruota attorno alla vendita al Paese guidato da Abdel Fattah Al Sisi di due fregate Fremm di Fincantieri.
A febbraio, quando l’affare venne alla luce, La Tribune sottolineava, come ricorda Agenzia Nova, che il gruppo italiano partner di Naval Group per l’operazione gode del sostegno di Cassa depositi e prestiti, che sarebbe pronto a concedere un prestito per l’esportazione. Il quotidiano ricorda che in occasione di una conferenza stampa congiunta con l’omologo egiziano Abdel Fatah Al Sisi, il presidente Emmanuel Macron ha dato una “lezione di morale” sul rispetto dei diritti umani al suo interlocutore. Un “errore fatale” che adesso Parigi paga caro. Il Cairo ha messo fine alla relazione “privilegiata” che aveva aperto con la Francia nel 2015 attraverso l’allora ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, nel settore della vendita degli armamenti. Gli egiziani potrebbero acquistare degli F-35 al posto dei 12 caccia Rafale, giudicati troppo cari. Anche nel settore degli elicotteri, il Cairo potrebbe rivolgersi ad altri concorrenti, ricordava La Tribune citando l’intesa con Leonardo Helicopters per una ventina di AW149. Ma non è tutto. Il settimanale evidenziava come l’Italia abbia cercato per diversi anni di vendere navi in Egitto. In particolare Fincantieri aveva offerto al Cairo le Fremm. La marina egiziana aveva già acquisito una Fremm francese nel 2015, l’ex Normandia che è diventata la Tahya Misr. Naval Group, che ha venduto anche quattro corvette di tipo Gowind all’Egitto, sperava di ricevere un ordine dalla Marina egiziana di una seconda fregata e altre due corvette. Tuttavia, questi contratti non si sono materializzati. Il Cairo, dopo aver ordinato quattro sottomarini da Tkms, ha nuovamente scelto l’opzione tedesca per le nuove fregate leggere. La scorsa primavera, Berlino ha approvato la vendita in Egitto di sei unità Meko A-200, un modello già in servizio in Sudafrica.
La Tribune è tornato sulla questione pochi giorni fa, ripercorrendo tutta la storia e sentenziando: “La Francia è stata completamente esclusa dal mercato degli armamenti egiziani a beneficio dell’Italia e della Germania in particolare. Le nuove vendite di Rafale e corvette Gowind sembrano essere definitivamente sepolte”. Il settimanale evidenzia “l’ironia del destino” per la Francia: l’affare delle Fremm si concretizzerà “mentre il caso tra il Cairo e Roma relativo allo studente italiano Giulio Regeni, trovato morto, atrocemente mutilato e torturato, non è mai stato risolto nonostante le richieste dell’Italia”. Una beffa, ripensando al 2019, a quando cioè la Francia “ha giocato la carta dei diritti umani”. L’Italia, invece, “ha preferito nel frattempo la realpolitik”, nota La Tribune ricordando anche che a unire Italia ed Egitto ci sono questioni energetiche (e la tela che tesse Eni).
Affare fatto? Forse no. E a Parigi starebbero iniziando a stropicciarsi gli occhi. Infatti, dopo le molte voci contrarie levatesi negli ultimi giorni, il Partito democratico sta cercando di mettere pressione sul premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (da sinistra, per non lasciare ulteriori spazi ad Alessandro Di Battista; su questo dossier ma non soltanto). Il via libera definitivo alla cessione che spetta però all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, che fa capo alla Farnesina. “Con una lettera a Repubblica”, riporta oggi il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, “il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti riapre la partita della vendita delle due fregate Fremm all’Egitto. Senza la certezza di un processo per i cinque agenti indagati per il sequestro di Giulio Regeni, attraverso la loro ‘elezione di domicilio’, secondo Zingaretti, non si possono immaginare passi avanti nei ‘rapporti bilaterali’ con l’Egitto”.