“Un grande passo in avanti per portare sulla Luna, per la prima volta, le competenze dell’Italia in ambito spaziale”. È così che il sottosegretario Riccardo Fraccaro, che ha la delega per il settore Spazio, ha commentato i risultati del Consiglio dell’Agenzia spaziale europea (Esa), riunitosi ieri con un agenda piuttosto fitta. Tra gli altri punti, è arrivata l’approvazione del protocollo di intesa con la Nasa sul Lunar Gateway, “la stazione orbitante che farà da base operativa per le prossime missioni spaziali”.
LE PAROLE DI FRACCARO
A bordo, ci sarà tanta Italia. Dal sottosegretario Fraccaro è arrivato un particolare “grazie al nostro diplomatico Stefano Queirolo, presidente del Comitato Esa incaricato di negoziare l’intesa, per il lavoro svolto nel portare avanti un progetto decisivo per il futuro delle attività spaziali”. Difatti, ha notato Fraccaro, “l’Italia parteciperà da protagonista alla missione Artemis della Nasa per il ritorno sulla Luna”. Grazie “alle capacità industriali riconosciute a livello internazionale – ha aggiunto il sottosegretario – sarà il nostro Paese a fornire il modulo abitativo e le tecnologie di esplorazione; abbiamo creduto fortemente in questo progetto e per questo, come governo, abbiamo sottoscritto importanti finanziamenti durante la ministeriale di Siviglia 2019”.
IL RUOLO ITALIANO
Il riferimento è al vertice dello scorso novembre, quello in cui i ministri competenti dei Paesi membri dell’Esa hanno approvato un budget complessivo da 14,4 miliardi di euro per i prossimi cinque anni (12,5 miliardi nei primi tre rispetto ai 10,3 del triennio precedente). L’Italia ha deciso di metterci 2,3 miliardi, in aumento rispetto al passato, confermandosi terzo contributore dopo Germania e Francia.
IL PROGRAMMA
Gli Stati Uniti hanno lanciato da un paio d’anni il programma Artemis, con l’ambizioso obiettivo di tornare sulla Luna entro il 2024. Non sarà però una toccata e fuga. Si punta infatti a una presenza stabile, sulla superficie (al polo sud) e in orbita lunare. Prima di tutto si inizierà infatti ad assemblare il Lunar Gateway, con attività che inizieranno nel 2022 fino all’assemblaggio completo previsto per il 2026. L’Italia vi ha guardato da subito con interesse sulla scia di quanto fatto per la Stazione spaziale internazionale (Iss), sia attraverso l’Esa, sia con la collaborazione bilaterale con gli Stati Uniti. Negli Indirizzi di governo in campo spaziale, siglati dal premier Giuseppe Conte a marzo dello scorso anno, si esplicitava la volontà della Penisola di salire a bordo di Artemis.
L’I-HAB PER LA STAZIONE LUNARE
Non a caso, già a settembre 2018, Thales Alenia Space (joint venture tra Thales e Leonardo) annunciava la firma di due contratti con Esa per gli studi relativi a un possibile contributo europeo per il Lunar Gateway. Tra questi figuravano gli studi sull’I-Hab (International – Habitat), pensato come “elemento pressurizzato con funzioni di abitabilità e supporto vitale per l’equipaggio, che implementa funzionalità di attracco per fornire interfacce e risorse a veicoli che visiteranno l’avamposto cislunare”. Alla ministeriale di Siviglia è poi arrivata la luce verse per l’I-Hab, a guida italiana.
LA SPONDA USA
Ha pesato anche la sponda con l’alleato d’oltreoceano. Un mese prima dell’appuntamento di Siviglia, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia aveva siglato a Washington con il capo della Nasa Jim Bridenstine una dichiarazione d’intenti finalizzata a stabile “una cooperazione bilaterale di lunga durata”. Tra le aree di possibile collaborazione scientifica e tecnologica tra le due agenzie, con annesso “potenziale” per le rispettive industrie, si individuavano proprio i moduli abitativi e i sistemi per l’approdo sulla Luna. La scorsa settimana, la decima riunione del Comitato interministeriale di palazzo Chigi (presieduto da Fraccaro) ha discusso sulla collaborazione di lungo periodo Italia-Usa, con l’obiettivo di strutturare ulteriormente l’intesa.
I SEGNALI RECENTI
La collaborazione è d’altra parte ben rodata. Pochi giorni fa, Thales Alenia Space è stata selezionata per fornire i due moduli principali per la Axiom Space Station, la prima stazione spaziale commerciale al mondo che prenderà il posto dell’attuale Iss (prima si legherà ad essa). Nel frattempo, l’Italia sarà già a bordo della prima missione di Artemis. Prevista per il prossimo anno, senza equipaggio, vedrà il veicolo Space Launch System e la capsula Orion girare intorno alla Luna. A monitorarlo ci sarà ArgoMoon, il piccolo satellite realizzato dalla torinese Argotec, unico europeo a bordo della missione. L’azienda ha da poco presentato Andromeda, un’intera costellazione di nano-satelliti per supportare le future attività sul nostro satellite naturale. In orbita lunare, potrà offrire accesso alla connessione dati in tempo reale ad agenzie spaziali e ad altri enti istituzionali che saranno impegnati in missioni scientifiche e tecnologiche.
LA CORSA AL VERTICE DELL’ESA
Dal Consiglio dell’Esa è poi arrivata l’approvazione di un altro protocollo d’intesa con la Nasa, questo relativo agli elementi di volo della campagna Mars Sample Return, che “consolida l’ambizioso programma per il primo in assoluto viaggio andata e ritorno con il ritorno di campioni incontaminati dal suolo marziano”. Altra grande novità è l’avvio del processo di selezione per il nuovo diretto generale. Il mandato del tedesco Johann-Dietrich Wörner (in carica dal 2015) scadrà a giungo del prossimo anno, ma il suo successore dovrà essere individuato entro la fine del 2020. La corsa è già partita.