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Dopo Floyd, il caso Brooks. Nuova benzina sul fuoco che infiamma gli Usa

Il presidente Donald Trump ha ieri festeggiato, in anticipo, il suo compleanno – oggi ha 74 anni – con i cadetti dell’accademia militare di West Point, nel giorno in cui la polizia di Atlanta uccideva un altro nero, facendo ripartire la spirale di sangue e di rabbia che segna quest’estate di violenze e proteste razziali negli Stati Uniti.

Scrive sull’Ansa Serena Di Ronza: “In piazza da giorni per George Floydvittima, il 25 maggio, a Minneapolis, della polizia, ndr -, l’America si ritrova di fronte a un ennesimo incidente, destinato a scuotere le coscienze e a sollevare ulteriori polemiche contro le forze dell’ordine”. E altri filmati stanno emergendo, di brutalità di poliziotti su afro-americani e di uso della forza eccessivo, spesso letale, dallo Stato di Washington al New Jersey alla South Carolina – persino al Canada.

In un’intervista a Fox News, Trump, che va sostenendo di essere “il presidente che ha fatto di più per gli afro-americani” e getta dubbi persino sull’operato di Abraham Lincoln che avrebbe ottenuto “risultati discutibili”, ha aperto alla possibilità di proibire la pratica della pressione sul collo durante l’arresto, fatale a Floyd a Minneapolis, ma l’ha nel contempo definita “innocente e perfetta” quando si è uno contro uno, eccessiva quando gli agenti sono due – a Minneapolis, erano quattro -.

Contro la pratica della pressione sul collo, s’è espresso il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden – “Va vietata”, ha detto -, mentre una sua potenziale candidata vice, Stacey Abrams, chiede una riduzione del livello di forza utilizzato dalla polizia.

A West Point, il magnate presidente, apparso ad alcuni osservatori un po’ sotto tono, quasi abbacchiato, ha cercato di ‘fare la pace’ con i militari, che s’erano dissociati dalla sua proposta d’utilizzare l’esercito contro i manifestanti anti-razzisti. Il presidente ha lodato i cadetti e scherzato con loro, ma è parso crucciato, non si sa se per l’andamento della campagna, dell’economia o dell’epidemia di coronavirus – o per qualsiasi altro motivo -. E alla fine s’è pure lamentato su Twitter su quanto fosse scivolosa e ripida la rampa d’accesso al podio di West Point.

I morti per il contagio negli Stati Uniti nelle ultime 24 ore sono stati circa 750, per un totale, secondo i dati della Johns Hopkins University, di quasi 115.500 decessi e di quasi 2.075.000 ammalati.

Se i contorni dell’episodio di Atlanta sono ancora tutti da definire, le ricostruzioni iniziali – osserva la Di Ronza – “gettano nuova benzina sul fuoco delle proteste anti-razziste”.

“Non ritengo si sia trattato di un uso giustificato della forza”, dice il sindaco Keisha Lance Bottoms. Il capo della polizia della città Erika Shields dà le dimissioni: era considerata uno dei volti ‘positivi’ delle forze dell’ordine, dopo essere scesa in piazza a dialogare con i manifestanti per Floyd.

Raymond Brooks, 27 anni, stava dormendo nella sua auto, in un parcheggio di uno dei ristoranti della catena Wendy’s, quando la polizia l’ha svegliato e fatto scendere. Positivo al test alcolico, Brooks si è ribellato all’arresto da parte degli agenti. A nulla è valso il tentativo di usare il taser: l’uomo è riuscito a divincolarsi dalla presa e mentre scappava, forse dopo avere strappato il taser agli agenti, è stato colpito a morte alla schiena da tre colpi di arma da fuoco sparati dai poliziotti.

Sul luogo dell’incidente, dopo i video diffusi da testimoni e postati sul web, s’è radunata una folla per chiedere giustizia, protestando: “Dormiva in auto. Invece di aiutarlo l’hanno ucciso”. Il locale del Wendy è stato dato alle fiamme, mentre un migliaio di persone percorrevano in corteo la città.

I due agenti intervenuti contro Brooks sono stati subito sospesi in attesa dell’esito dell’indagine, quello che ha sparato è poi stato licenziato.

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