«Non basta stare tutto il giorno connessi per sentirsi riconosciuti e amati. Sentirsi considerato e invitato a qualcosa è più grande che stare “nella rete”»
Questa fase di Papa Francesco apre il libro “Il mondo senza internet” di Antonio Pascotto, giornalista del Tg4 dal ’93, oggi caporedattore della testata NewsMediaset.
Il volume seppur uscito prima della pandemia è quanto mai attuale ed offre importanti spunti di riflessione sulla fase che stiamo vivendo ed ha vinto la sezione della Critica del Premio letterario Internazionale Città di Cattolica – Pegasus ed è stato il vincitore assoluto di ilCartoceto Cinema&Libri, seconda edizione del Festival delle Arti di Cartoceto (Pesaro) dedicato alla lettura, al cinema e alla cultura.
Un’analisi interessante che emerge nel testo è quella sul futuro della democrazia e del consenso.
“Lo sviluppo della tecnologia- spiega Pascotto- si afferma secondo una serie di logiche e il raggiungimento di determinati fini. È proprio questo il punto: quale risultato si vuole ottenere con l’applicazione di un software o con il controllo di un database? Gli Stati, consapevoli della forza e del potere che oggi hanno i big
del Web, vogliono riappropriarsi del controllo dello sviluppo e dell’innovazione, oggi nelle mani di questi gruppi, per trasferirli direttamente sotto la gestione degli stessi governi.
Questo sta accadendo in Cina, in Russia e negli stessi Stati Uniti.
In Cina il governo punta all’indipendenza tecnologica partendo dagli smartphone. Il successo di Huawei, che ha raggiunto i livelli di Ios e di Android con costi decisamente inferiori, consente di sviluppare nuovi brand che dovrebbero essere impiegati nell’Internet delle cose. Nel giro di pochi anni i terminali collegati tra di loro raggiungeranno numeri molto elevati che, a loro volta, genereranno una massa enorme di dati.
Anche in Russia l’obiettivo è quello di sovraintendere all’alleanza tra aziende nazionali, università e apparati amministrativi territoriali per la realizzazione di software e sistemi tecnologici. La sfida è rompere il monopolio dei grandi gruppi internazionali, in primo luogo quelli che fanno riferimento alla Silicon Valley.
E così aziende molto vicine al Cremlino investono in strutture e forze di lavoro reclutate proprio nelle università del Paese.
Una posizione analoga . quella dell’attuale governo degli Stati Uniti, decisamente contrario al monopolio tecnologico di aziende come Google. Al centro della guerra dell’innovazione c’è proprio l’enorme flusso di dati generati dalle piattaforme più in voga.”
Il libro di Pascotto da una lettura importante della realtà che stiamo vivendo e può essere un utile strumento per chi lavora nel settore e per il legislatore per immaginare l’innovazione nel nostro Paese.