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Riscoprire Gli Etruschi e il MANN al tempo del Coronavirus

Oggi mi trovo a Napoli perchè va celebrata l’apertura, non solo di una grande mostra, ma di un Museo tra i più all’avanguardia in Italia (e al mondo). Eccomi al Museo Archeologico Nazionale per darvi qualche anteprima su: Gli Etruschi e il MANN e godere di questa civiltà dal fascino ineguagliabile.

Noi tutti se parliamo di etruschi associamo questa antica civiltà ai territori dell’alto Lazio, invece questa mostra ci porta a scoprire quanto il legame con la Campania fondi le sue radici più profonde.

Conosco bene il MANN dove non perdo occasione di fare visita alle varie mostre che ci coinvolgono in questo forte legame tra antico e moderno, tra archeologia e arte del sapere. All’inaugurazione di questa grande esposizione non volevo mancare per più motivi. Uno, che le Mostre al MANN non sono mai una semplice “raccolta” di opere con un classico percorso ben illustrato, ma sono sempre delle esperienze che ti forniscono stimoli che ti coinvolgono in visioni inedite. Altro punto è che la riapertura di un museo così importante, con una mostra così ricca, andava sicuramente celebrato.

Inoltre devo riconoscere che non sono stati anni fortunati per il bravissimo direttore Paolo Giulierini. Non in ultimo la scomparsa dell’archeologo Sebastiano Tusa, Sovrintendente del Mare della Regione Siciliana, che era a bordo del volo Ethiopian Airlines (diretto in Kenya per un progetto dell’Unesco) precipitato poco più di un anno fa. L’archeologo italiano di fama internazionale, con il MANN, aveva avviato una serie di iniziative per la tutela e la promozione dell’archeologia subacquea e con lui, Sebastiano Tusa, stava collaborando per la supervisione scientifica della mostra ‘Thalassa’, in programma al Museo MANN da settembre 2019.

Poi il Covid ha fatto il resto, ma oggi siamo qui, lasciamoci tutto dietro le spalle e godiamoci questa esposizione che non è nella Tuscia e non è in Toscana ma bensì nella Napoli culla dell’archeologia mondiale.

Ed è stata infatti una giornata speciale. Ho avuto una guida d’eccezione per una mostra eccezionale: Valentino Nizzo, curatore del progetto scientifico, del catalogo ma, soprattutto, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, luogo magico dove appena posso mi rifugio, sognando tra il sarcofago degli sposi ed il giardino incantato.

Ma insomma, cosa ci fanno gli etruschi in Campania? La storia della scoperta della Campania etrusca si configura come uno dei capitoli più avvincenti della ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo ed il contributo del ricchissimo patrimonio custodito nei depositi del MANN, studiato in occasione della mostra, fornisce uno spaccato inedito nel panorama espositivo internazionale.

La mia visita è iniziata seguendo l’itinerario Gli Etruschi in Campania dove, grazie alla ricca documentazione relativa alla presenza degli Etruschi nella regione, dagli albori del I millennio a.C. alla fase dell’affermazione del popolo dei Campani, ne illustra le testimonianze fino al declino della popolazione. Questo momento lo associamo alle sconfitte subite presso Cuma tra VI e V secolo a.C., in seguito alla quali comincia ad incrinarsi progressivamente la potenza etrusca nella Penisola e nel Mediterraneo.

L’esposizione al MANN abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X-IV sec. a.C.) e definisce un percorso di indagine che, sulle orme degli Etruschi, cerca di ricostruire le fondamenta storiche di questa popolazione, la cui grandezza derivava anche dal controllo delle risorse di due fertilissime pianure (quella padana nel Nord e quella campana nel Sud). Come ricordava, ancora nel II secolo a.C., il celebre storico greco Polibio “chi vuol conoscere la storia della potenza degli Etruschi non deve riferirsi al territorio che essi possiedono al presente, ma alle pianure da loro controllate”.

Per approfondire questo rapporto de gli Etruschi con la Campania ecco che il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, aggiunge: “Nei nostri depositi c’è la testimonianza di una Campania centrale nel Mediterraneo e da sempre coacervo di popoli: Greci, Etruschi e Italici, a conferma che la ricchezza della cultura del Meridione sta nella diversità e nella contaminazione. Per comprendere in pieno gli Etruschi, oggi bisogna quindi volgersi anche al Sud e al patrimonio del MANN, dove duecento pezzi, praticamente inediti, splendono di nuova luce grazie allo straordinario lavoro del Laboratorio di Restauro del Museo. Un traguardo che mi riempie, come etruscologo, di personale soddisfazione, e che è occasione per ricordare la figura del celebre archeologo Marcello Venuti, nel 1727 fondatore dell’Accademia Etrusca e, poi, tra gli scopritori di Ercolano”.

Scavare negli sterminati depositi del MANN è sempre un privilegio unico. Farlo per ‘andare a caccia di Etruschi’ lo ha reso ancora più avvincente. Da un lato perché si è così potuto delineare un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania. Dall’altro perché l’approfondimento delle vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta dell’importanza del loro dominio nella regione ha offerto una prospettiva per molti versi inedita sull’evoluzione della disciplina archeologica e sul contributo dato ad essa da generazioni di studiosi…”.

Non voglio dirvi di più, anche se ho scattato milioni di foto preferisco farvi pregustare questa visita con la sola consapevolezza che raccoglie circa 600 reperti (di cui 200 visibili per la prima volta), e che merita una passeggiata in questo meraviglioso palazzo (costruzione che risale al 1586 con vari rifacimenti nei secoli), che accoglie testimonianze della nostra storia in uno spazio che, da solo, vale la pena di essere visitato.

INFO: Si è inaugura il 12 giugno 2020 (e durerà un anno fino al 31 maggio 2021) la mostra Gli Etruschi e il MANN, a cura di Paolo Giulierini e Valentino Nizzo, promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con l’organizzazione di Electa.

Se volete approfondire, ecco il video con le interviste pubblicate in occasione dell’inaugurazione della mostra Gli Etruschi e il MANN

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