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Sfida a distanza tra Israele e Iran al Senato. Ecco chi ha detto cosa

A distanza di una settimana, la commissione Esteri del Senato ha audito, nell’ambito dell’Affare assegnato n. 424 (Le priorità dell’Italia nel quadro dei nuovi equilibri geopolitici nel Medio Oriente allargato), prima l’ambasciatore israeliano a Roma, Dror Eydar, poi quello iraniano Hamid Bayat. Giovedì sarà la volta di quello palestinese, Abeer Odeh, la cui audizione è stata rinviata la scorsa settimana a causa di impegni dei senatori.

L’audizione di martedì scorso dell’ambasciatore israeliano aveva lasciato deluso il Movimento 5 Stelle. In particolare, Vito Rosario Petrocelli, presidente della commissione e uno dei riferimenti della politica estera pentastellata, che si era detto “sinceramente deluso dall’audizione” come riferito dal capogruppo pentastellato in commissione Esteri di Palazzo Madama, il senatore Gianluca Ferrara.

Contro Petrocelli, il presidente della commissione, si era scagliata la Lega. Di “imbarazzo” aveva parlato Stefano Lucidi, capogruppo in commissione: “Nel corso dell’audizione in teleconferenza con l’ambasciatore israeliano, il presidente della commissione, Vito Rosario Petrocelli, forse convinto di non essere sentito, ha ironizzato contro l’ambasciatore perché non aveva risposto a una domanda provocatoria sul fatto che Israele possa essere o meno una ‘minaccia nucleare’, scatenando le comprensibili ire dello stesso ambasciatore. Purtroppo per lui e anche per i membri della commissione, visibilmente in imbarazzo per l’accaduto, la teleconferenza era ancora aperta e tutti hanno sentito le parole sgradevoli del presidente Petrocelli”, aveva dichiarato Lucidi. Che circostanziava così l’episodio: “‘Lasciamo questo incontro senza sapere se Israele è una ‘minaccia nucleare’, ha chiosato il davvero poco diplomatico presidente 5 Stelle. ‘Questo è il problema dell’Italia’, ha risposto l’ambasciatore israeliano, ‘che deve capire qual è la realtà del Medio Oriente. Non è questa la domanda giusta. Noi dobbiamo difenderci, questo è il punto, 80 anni dopo l’Olocausto’”, aveva concluso il resoconto Lucidi arrivando a chiedere al Movimento 5 Stelle di scusarsi con il governo israeliano e a Petrocelli di rassegnare le dimissioni.

STRASCICHI DI POLEMICHE

Gli strascichi di quell’audizione sono arrivati fino a oggi, giornata dell’audizione dell’ambasciatore iraniano Bayat. Nel suo intervento il diplomatico ha affrontato diversi temi. A partire dall’Italia: ne ha parlato come di un “partner privilegiato” “in grado di svolgere un ruolo costruttivo e prezioso nelle dinamiche della regione” mediorientale; ha espresso “vicina e solidarietà al popolo italiano”, facendo le sue “congratulazioni” al governo per il lavoro fatto per affrontare il Covid-19; ha auspicato che presto possano riprendere i negoziati bilaterali interrotti dalla pandemia. Poi ha parlato degli Stati Uniti, dichiarando che Teheran ha “perso fiducia” verso Washington e non è disposta a un nuovo accordo sul nucleare dopo che gli sforzi per il Jcpoa sono stati “calpestati” dal presidente statunitense Donald Trump; definendo le sanzioni “terrorismo economico contro popolo iraniano” e il Patto del secolo come il “complotto del secolo”. Infine, ovviamente, ha affrontato il tema Israele. Per l’ambasciatore Bayat, l’occupazione del territorio palestinese è uno dei grandi temi della crisi in Medio Oriente: “Purtroppo Israele negli anni ha cercato di imporre volontà ai palestinesi ignorando i diritti fondamentali e attraverso uso della forza”, ha dichiarato sostenendo che “curiose iniziative” come la proposta del presidente statunitense Donald Trump “non porteranno pace bensì saranno ragione di nuove tensioni”. 

L’ambasciatore Bayat ha rigettato ogni accusa di antisemitismo: “Purtroppo ogni critica a Israele viene subito presa come antisemitismo: noi non siamo antisemiti, siamo contro i sionisti”, ha spiegato sostenendo che in Iran non c’è differenza tra ebrei e fedeli di altre religioni. “Purtroppo nessuno si scandalizza quando Israele minaccia il mio Paese di distruzione”, ha aggiunto.

Al termine del suo intervento, il diplomatico di Teheran ha risposto ad alcune domande. Il pentastellato Ferrara ha ricordato l’episodio di sette giorni fa: la settimana scorsa abbiamo audito l’ambasciatore di Israele, che non è stato particolarmente diplomatico e tenero verso l’Iran. Più volte ha ribadito che l’Iran avrebbe usato la bomba atomica”. Per questo, ha chiesto all’ambasciatore Bayat: “È vero che volete l’arma atomica e che la usereste contro Israele e contro l’Europa?”. Quanto a Israele, l’ambasciatore Eydar “non ci ha risposto se hanno o no atomica, quindi lo chiediamo a lei”, ha concluso Ferrara.

L’IRAN VUOLE LA BOMBA ATOMICA?

“Vorrei ribadire che noi, l’Iran, non stiamo cercando di avere l’arma nucleare”, ha risposto Bayat. “Non ne abbiamo bisogno, non costituisce per noi mezzo di difesa, il nostro credo non lo permette e la Guida suprema ha addirittura emesso una fatwa per sottolineare il divieto di uso armi nucleari da parte iraniana”. L’ambasciatore è poi passato all’attacco: “L’Iran è un Paese aperto e trasparente”, ha detto. “Non si può dire altrettanto di Israele: questo regime non ha assolutamente alcun tipo di collaborazione con l’agenzia atomica, non fornisce informazioni. Inoltre, le organizzazioni internazionali dicono che in Israele esistono almeno 90 testate nucleari”. Nessun commento, invece, sull’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica diffuso il 5 giugno in cui si legge che non soltanto Teheran ha aumentato di quasi otto volte il quantitativo di uranio in suo possesso ma ha anche negato agli ispettori di accedere agli impianti nucleari per le verifiche.

Il diplomatico ha parlato anche di diritti umani, accusando l’Occidente di doppi standard: “Da una parte, noi, l’Iran, veniamo criticati”, ha spiegato; dall’altra “ci sono Paesi molto vicini a noi che però, per via delle loro alleanze con le grandi potenze, sono sempre immuni da ogni critica nonostante situazioni terribili per i diritti umani al loro interno”. “Siamo aperti ad un confronto, con Italia in particolare, sulla questione dei diritti umani”, ha osservato l’ambasciatore. Un tema, quello dei diritti umani, su cui è tornato nelle sue domande il senatore pentastellato Airola che, evidenziando di essere stato vicepresidente della commissione sui Diritti umani, ha pronunciato una frase che ci permettiamo di definire quantomeno strana: “Anche io mi appello all’Italia per il rispetto dei diritti umani. Non siamo forse neanche noi campioni in questo. Lo chiedo anche all’Iran”.

DOMANDE SENZA RISPOSTA

Molte le domande (nessuna, curiosamente è stata posta da esponenti del Partito democratico) per l’ambasciatore Bayat. Ad alcune, però, non ha risposto. Da quella di Stefania Craxi (Forza Italia) se certi atteggiamenti che vengono percepiti minacciosi dalla comunità internazionale favoriscano davvero il dialogo e la ricerca di soluzioni, a quella di Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) che chiedeva chiarezza sulla posizione iraniana circa la soluzione “due popoli due Stati” per finire con quella di Lucio Malan (Forza Italia) se esista almeno una parte legittima di Israele secondo l’Iran e sugli incitamenti della Guida suprema Ali Khamenei alla distruzione di Israele.

Un’altra domanda del senatore Malan è rimasta senza risposta e riguarda un tema sempre più al centro delle preoccupazioni dell’Italia e dei governi occidentali: la disinformazione. L’ambasciatore Bayat non ha spiegato perché sul profilo Twitter ufficiale dell’ambasciata iraniana a Roma il 18 giugno scorso sia apparso questo tweet qui sotto.

L’immagine ha l’obiettivo di rievocare la drammatica morte di George Floyd negli Stati Uniti e di far passare l’idea che i soldati israeliani usano la stessa violenza del poliziotto che ha soffocato l’afroamericano ma, peggio, sui minori, come raccontato da Atlanticoquotidiano.it. Che sottolinea come si tratti di un fake: è infatti una foto del 2016 che ritrae un gendarme cileno.



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