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La Cina? Per gli italiani più opportunità che minaccia. Il report Laps/Iai

“La percezione delle principali minacce alla sicurezza del Paese è perlopiù in linea con i dati degli anni passati. Tuttavia, spicca la particolare attenzione che gli italiani rivolgono agli effetti del cambiamento climatico. Seguono la situazione in Libia, l’ascesa della Cina come potenza globale e le tensioni tra Occidente e Russia. Cresce, in particolare, la percezione di minaccia da parte della Cina”. È ciò che emerge da “Gli italiani e la politica estera 2020”, un rapporto di ricerca presentato oggi e curato dal Laboratorio analisi politiche e sociali del dipartimento di Scienze sociali politiche e cognitive dell’Università di Siena e dall’Istituto affari internazionali e realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. L’indagine è stata condotta tra il 24 e il 28 aprile 2020 su un campione di 1.562 individui di nazionalità italiana, aventi accesso ad Internet e un’età eguale o superiore ai 18 anni.

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LE PRIORITÀ DEGLI ITALIANI

Il 29% degli intervistati ritiene che la promozione delle esportazioni sia il principale interesse che l’Italia deve perseguire. La proporzione è in aumento rispetto al 2019 ed al 2017, quando a pensarla così erano rispettivamente il 27% ed il 14% degli italiani. L’immigrazione resta al centro delle preoccupazioni degli italiani, ma la rilevanza del tema è scesa sensibilmente: il 23% degli italiani considera oggi il controllo dell’immigrazione il principale interesse dell’Italia; nel 2017 e nel 2019 era il 51% ed il 30% degli italiani a pensarla in questo modo.

Su una scala da 0 a 10, la minaccia principale alla sicurezza dell’Italia è, secondo gli italiani, il cambiamento climatico (8,2), seguita dai flussi migratori verso l’Europa (6,6). Si piazzano invece all’ultimo posto le tensioni tra Occidente e Russia (5,8).

Il 74% degli intervistati ritiene che l’Italia dovrebbe tornare ad occuparsi in via principale dei propri problemi interni, lasciando in secondo piano le questioni di carattere internazionale. Una maggioranza relativa degli intervistati (33%) vorrebbe che l’Italia continui a cooperare, in materia di sicurezza, sia con l’Ue che con gli Usa, ma una quota consistente (29%) preferirebbe una posizione di completa indipendenza rispetto a entrambi. La percentuale che si esprime a favore di questo sganciamento dai due alleati tradizionali del paese è in crescita di ben 16 punti rispetto al 2018.

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Quanto all’impiego dei militari nelle missioni all’estero le preferenze degli italiani sono rimaste sostanzialmente immutate negli ultimi due anni. Nel 2018,il 49% dei cittadini si dichiarava, in generale, favorevole all’invio di militari all’estero; oggi la percentuale è del 47%. L’opinione pubblica continua dunque ad essere divisa sul tema. E queste divisioni appaiono evidenti anche all’interno delle principali forze politiche del Paese.

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IL GIUDIZIO SUL GOVERNO

Il governo italiano è ampiamente promosso per quanto riguarda i rapporti con la Cina (i giudizi positivi prevalgono di 26 punti percentuali rispetto ai giudizi negativi), la lotta al terrorismo (+21 punti percentuali) e i rapporti con gli Usa (+20). Il giudizio peggiore sull’operato del governo è riservato all’immigrazione (i giudizi negativi prevalgono di 33 punti percentuali) e ai rapporti con l’Ue (i giudizi negativi prevalgono di 14 punti percentuali).

Il 39% degli italiani è convinto che il governo Conte II abbia difeso gli interessi dell’Italia in Europa meglio del Conte I; il 23% ritiene che li abbia difesi peggio.

IL RAPPORTO CON LA CINA

Interessante dare uno sguardo alla percezione della Cina dopo il Covid-19 e la mask diplomacy cinese. Il 52% ritiene non eccessiva l’influenza politica di Pechino in Italia, mentre il 51% vede come eccessiva la sua influenza economica. Tuttavia, quando ai rispondenti è stato chiesto se la Cina dovesse essere vista principalmente come una opportunità o una minaccia per l’economia nazionale, quasi il 60% del campione ha optato per la prima ipotesi. Questa attitudine cambia cospicuamente a seconda delle intenzioni di voto.

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Solo il 12% del campione si schiererebbe con gli Stati Uniti in funzione anticinese e il 14% farebbe l’opposto. Prevalgono invece coloro che vorrebbero puntare sull’Europa come forza alternativa (39%) a Stati Uniti e Cina o sviluppare una politica autonoma dalle superpotenze (35%).

Infine, è stato chiesto un giudizio sull’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta. In generale possiamo osservare una larga accettazione degli italiani per questa iniziativa, con i due terzi del campione che la approvano (il 49% perché la giudica un’opportunità di sviluppare scambi preziosi, il 19% perché la trova utile per ridurre la dipendenza economica da Europa e Stati Uniti). Un quinto del campione la giudica invece un tentativo di colonizzazione politica ed economica da respingere, mentre solo il 12% la giudica rischiosa perché comprometterebbe i rapporti politici e commerciali con Europa e Stati Uniti.

EUREXIT?

Il 52% degli italiani sarebbe favorevole ad accettare gli aiuti europei per gestire l’emergenza economica causata dal Covid-19, anche se questo dovesse comportare un maggior controllo di Bruxelles sulla politica economica nazionale. Il 48% del campione – una maggioranza relativa – voterebbe, in un ipotetico referendum, a favore dell’uscita dell’Italia all’Unione europea, mentre la stessa percentuale vorrebbe rimanere nell’euro.

Percentuali attorno al 70% del campione ritengono che l’Italia sia trattata ingiustamente in Europa in materia di emergenza coronavirus, politica di bilancio e immigrazione. Il 66% degli intervistati biasima le misure autoritarie introdotte dal governo ungherese, e il 71% degli intervistati vorrebbe che l’Unione europea condannasse il governo di Budapest anche se, tra questi, prevalgono i contrari all’adozione di sanzioni.

LEADER DI OGGI E DI DOMANI

Su una scala da 0 a 10, l’indice di popolarità del presidente russo Vladimir Putin passa dal 4,4 del 2019 al 4,8 di oggi. Cresce anche il francese Emmanuel Macron, il cui giudizio passa dal 3,4 al 3,9. Crolla l’apprezzamento per la cancelliera Angela Merkel, che passa dal 4,6 al 3,5.

Solo il 20% dei partecipanti alla nostra indagine dichiara che voterebbe per il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump; al contrario, quasi un italiano su due dichiara di preferire il candidato democratico Joe Biden. Soltanto gli elettori della Lega esprimono un voto in maggioranza favorevole a Trump.

Il 44% degli italiani sostiene che Greta Thunberg abbia influenzato positivamente le proprie attitudini verso il cambiamento climatico, a fronte del 14% che dichiara di esserne stato influenzato negativamente. Forte la frattura generazionale: se il 57% degli intervistati tra i 18 e i 24 anni dichiara di essere stato influenzato positivamente dall’attivista svedese, questo dato scende al 33% tra gli over 65.

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L’IMMIGRAZIONE

Una maggioranza relativa (39%) degli intervistati gestirebbe i flussi migratori dalla Libia con una politica di respingimenti degli immigrati anche se questo dovesse comportare trattamenti disumani nei Paesi di origine o di transito.

Il 44% degli intervistati sostiene che gli immigrati siano un arricchimento per la nostra cultura, la stessa percentuale di chi li ritiene una minaccia per l’economia.

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