Immaginate di rimanere rinchiusi con il vostro aguzzino in un appartamento. È quanto è successo a molte donne vittime di violenza domestica, nel periodo di quarantena. Già in condizioni normali le donne maltrattate in famiglia si sentono sole e incomprese, ma il loro dramma è diventato esponenziale durante la chiusura forzata dovuta alla pandemia.
Non è un problema solo italiano. I dati mondiali ci dicono che la maggior parte delle vittime per omicidio è rappresentato da individui di sesso maschile, ma la proporzione si inverte se si prende in considerazione il numero di donne uccise da qualcuno che conoscono: il marito, il compagno, il figlio. Per l’ultimo numero di PRIMOPIANOSCALAc di Telos A&S abbiamo intervistato il sindaco di Lima Jorge Muñoz Wells che, in tempi di Coronavirus, ha affrontato il tema della violenza di genere nella capitale peruviana. “Non abbiamo esitato a mettere in piedi, in tempi rapidi, la Casa de la Mujer, un luogo nel quale le donne e i loro figli non soltanto ricevono vitto e alloggio, ma anche assistenza sociale, psicologica, legale e sanitaria. In questo spazio, si cerca di dare forza e di incoraggiare le donne, cosi che possano superare il momento difficile che sono costrette a vivere. Di certo questa iniziativa proseguirà dopo l’emergenza”. Leggi l’intervista.
Un’iniziativa che ha evitato di aumentare i numeri già allarmanti del fenomeno. Da quanto riporta il sito efeminista.com, i dati sulla “violencia machista” sono sconfortanti. In sole otto settimane di lockdown, infatti, in Perù sono stati registrati 12 femminicidi e 226 stupri, di cui 132 hanno riguardato ragazze minorenni. Una triste tendenza che, durante la quarantena, si è confermata anche in altri Paesi del Sud America, con 45 vittime in Argentina, 17 in Honduras e 5 in Bolivia.
E in Italia? Al 28 aprile 2020, le vittime sono state 11. Sono Irina, 39 anni, massacrata di botte dal compagno a Napoli; Larisa, uccisa dal figlio in provincia di Lucca; Barbara, uccisa dal suo stalker in provincia di Bolzano; Bruna, uccisa dal marito in provincia di Torino: Pamela, decapitata dal figlio a Roma; Rossella, accoltellata dal figlio in provincia di Brindisi; Irma, fucilata dal marito a Firenze; Lorena, strangolata dal compagno in provincia di Messina; Gina, uccisa dal compagno in provincia di Milano; Viviana, massacrata dalle botte del compagno in provincia di Bergamo; Alessandra, presa a fucilate dal compagno in provincia di Milano.
Un citatissimo, ma non banale, proverbio dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio. Allo stesso modo, per salvare una donna ci vuole una città, un sindaco e tanti, tanti centri antiviolenza.