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La leadership globale Usa è a rischio? Al Brussels Forum risponde Stacey Abrams

Il 19 giugno negli Stati Uniti è “Juneteenth”, anche noto come Freedom Day, in ricordo della fine della schiavitù nel 1865. Quello del 2020 ha avuto un sapore amaro, tra le proteste per la morte di George Floyd, la crisi da Covid-19 e i toni accesi in vista delle prossime elezioni presidenziali. “Una crisi profonda”, che intreccia diversi malcontenti sociali e che starebbe già inficiando la capacità Usa di essere leader globale. Almeno secondo la democratica della Georgia Stacey Abrams, uno dei volti più noti negli Stati Uniti per i diritti civili, ospite ieri del Brussels Forum, l’evento internazionale targato German Marshall Fund (quest’anno in via telematica), che ogni anno chiama a raccolta nella capitale belga i massimi esperti di sicurezza, geopolitica e affari internazionali. In una conversazione con la presidente dell’autorevole think tank Karen Donfried, la Abrams ha fatto il punto su quella che non ha esitato a definire “una delle crisi più complesse per la storia della democrazia statunitense”.

IL PROFILO

Attuale leader della minoranza democratica presso la Camera dei rappresentanti della Georgia, la Abrams è stata nel 2018 la prima candidata di colore alla carica di governatore per uno dei due “major party” nella storia degli Stati Uniti, ottenendo più voti di qualunque altro candidato dem nelle elezioni per guidare lo Stato della Georgia. Fondatrice dell’organizzazione no profit Fair Fight (“per assicurare che ogni americano abbia voce nel sistema elettorale” e “per aumentare la partecipazione nell’impegno civico”) negli ultimi giorni è stata più volte inserita dalle indiscrezioni di stampa tra le papabili ad affiancare Joe Biden nella corsa alle presidenziali di novembre come vice presidente.

IL MOMENTO

Non ha dubbi sul complesso momento che stanno vivendo gli Stati Uniti, “una combinazione di fattori tumultuosi” che hanno trovato sintesi nelle proteste per la morte di George Floyd. La crisi sanitaria da Covid-19 si è intrecciata a un sistema di “disuguaglianza diffusa”, contraddistinto “dal fallimento dell’accesso ai servici basici di assistenza sanitaria”. Per il Paese che è stato modello di democrazia liberale, è “la sfida delle sfide”, che intreccia la politica interna alla capacità di essere leader su scala globale in una corsa sempre più agguerrita con la Cina.

LA DOMANDA DI DEMOCRAZIA

Per Stacey Abrams, le proteste che stanno attraversando gli Stati Uniti hanno origine nella “domanda di democrazia”. Secondo la fondatrice di Fair Fights, “quella americana non è mai stata una democrazia statica”, poiché è evoluta costantemente sulla base di “una promessa di democrazia”. Con la crisi da Covid-19, le difficoltà occupazionali e ora il diffuso malcontento sociale, secondo la Abrams è esplosa “la voglia di partecipazione da parte della popolazione che chiede che tale promessa venga mantenuta”.

EMANCIPAZIONE RAGGIUNTA?

A chiederlo è soprattutto la popolazione di colore, che ieri ha celebrato come tutti gli Stati Uniti il Freedom Day, in ricordo di quando, il 19 giugno del 1965, le truppe federali entrarono a Galveston, in Texas, mettendo fine alla Guerra civile e imponendo l’emancipazione degli schiavi. Allora, ha ricordato la Abrams al Brussels Forum, “non è finita la sfida, ma anzi è iniziata la lotta per l’emancipazione”, una battaglia “che richiede ancora oggi sforzi continui”. E così, “oggi celebriamo un giorno di festa nazionale per la storia americana, ma ancora paghiamo il prezzo di un principio sancito nella dichiarazione d’indipendenza ancora non pienamente riconosciuto”.

UN PROBLEMA DI LEADERSHIP GLOBALE

È una battaglia che si compatte dentro i confini statunitensi, ma che ha effetti di lunga portata ben oltre il territorio americano. “Essere una super potenza significa avere la capacità di leadership ed esprimere competenze”, ha detto la Abrams. Per gli Stati Uniti, tale capacità (il cosiddetto soft power) sarebbe oggi in crisi proprio per le difficoltà di rispondere alla promessa interna di democrazia. “Il modello della democrazia liberale nel mondo è in declino perché gli Stati Uniti hanno cessato di dimostrarne la validità”. Nel frattempo, è aumentato il soft power del Dragone d’Oriente. “La Cina – ha spiegato Stacey Abrams – ha aumentato la sua capacità di essere leader globale, non solo in ambito economico e nei settori ad alta tecnologia, ma anche come provider di assistenza umanitaria, dall’Africa al sud America”.

J’ACCUSE PER TRUMP

Per la democratica della Georgia, tra i maggiori responsabili della complessa situazione c’è il presidente Donald Trump e “le incompetenze della sua amministrazione nel rispondere al disagio sociale”. Il giudizio sull’inquilino della Casa Bianca è (come prevedibile) piuttosto impietoso: “Per la prima volta nella storia americana, abbiamo un presidente più interessato a dividere che a unire”. Sarebbe questa una delle “due grandi differenze” delle attuali proteste rispetto a quelle del passato per i diritti civili. La seconda (“evidente un po’ in tutto il mondo”) è che le società sono più multi-etniche e con un maggior grado di diversità. È questa la sfida del prossimo futuro per tutte le democrazie: “capire cosa vuol dire essere una nazione”.



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