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Mosca, inizia la corsa al referendum. Cosa rischia Putin secondo il prof. Savino

Di Giovanni Savino

Da oggi tana libera tutti a Mosca: il sindaco della capitale russa Sergey Sobianin ha annunciato nella giornata di lunedì la fine delle misure di autoisolamento. Il processo di abolizione delle misure avverrà in tre tappe: da martedì 9 verranno completamente eliminate le restrizioni per uscire di casa, inoltre apriranno parrucchieri, saloni di bellezza, cliniche veterinarie, torneranno a funzionare gli abbonamenti del trasporto pubblico per gli over 65.

Dal 16 giugno sarà il turno dei caffè e dei ristoranti, le biblioteche, i musei, le gallerie e gli zoo riapriranno, e dal 23 sarà il turno delle piscine, delle palestre, degli asili e della navigazione sulla Moscova.

Una vera e propria svolta improvvisa, soprattutto alla luce dei dati ancora preoccupanti – all’8 giugno vi erano 8985 nuovi casi da covid-19, di cui 2001 nella capitale, e ad essere maggiormente colpita è la fascia d’età 18-45, con il 44,9% degli ammalati, seguiti dal 32,9% di chi è tra i 46 e i 65 anni, dunque si tratta della popolazione in età lavorativa.

Questi dati possono voler dire che l’epidemia non solo continua a colpire, ma agisce su quella fascia della popolazione che produce e manda avanti Mosca, e una riapertura repentina potrebbe essere molto rischiosa. Non è un caso che nella delibera di Sobianin si fa menzione della possibilità di poter cambiare le date previste di riapertura in relazione all’evoluzione del corso dell’epidemia, probabile traccia di alcuni dubbi sulla fattibilità di queste misure.

Il ritorno alla normalità nella capitale appare complesso. Le misure di distanziamento rimangono in vigore, così come l’obbligo di indossare mascherina e guanti nei mezzi pubblici e nei negozi, e solo mascherina durante le passeggiate. In che modo verranno controllate le disposizioni, se il rispetto di esse sarà a carico (come accade oggi) degli esercenti, non è chiaro ma è alquanto probabile. Viene da chiedersi come a questo punto si svolgeranno le operazioni di voto il primo luglio, data in cui la Russia è chiamata ad esprimersi sulle modifiche costituzionali.

Ed è interessante mettere in fila come si è arrivati alla decisione di togliere le restrizioni: il 27 maggio Sobianin aveva prolungato le misure fino al 14 giugno, ma il primo giugno Putin ha comunicato la data del voto per il primo luglio. Il sindaco di Mosca ha velatamente criticato sul suo blog, senza far nomi o scandali, questa decisione, sostenendo che «adesso non c’è tempo per questo (il voto). C’è la pandemia, ci sono problemi economici, di che voto possiamo parlare. È vero, ci sono problemi, e sono problemi seri, ma anche le decisioni non prese possono essere un problema serio (…) è tempo di adottare decisioni che possano aiutare ad evitare problemi seri non solo oggi, ma domani e in futuro».

La verifica degli atti prodotti da Sobianin è cominciata il giorno dopo, il 2 giugno, su indicazione del premier Mishustin, per poi vedere il 3 e il 5 altre dichiarazioni del sindaco, questa volta di tenore diverso, sulla possibilità di rimuovere gran parte delle limitazioni entro il primo luglio, perché si sarebbe registrata una dinamica positiva. Due ore dopo le parole di Sobianin, il 5 giugno il ministero della Giustizia comunica di non aver riscontrato irregolarità nelle delibere, per arrivare poi all’annuncio di lunedì.

La corsa verso il voto del primo luglio sembra essere frenetica, e viene da chiedersi perché si sia deciso di andare alle urne tra tre settimane e non a settembre. Anche perché le modifiche sono già state approvate dalla Duma, dal Consiglio della Federazione (camera alta dell’ordinamento russo) e dai parlamentini delle regioni e delle repubbliche autonome, quindi potrebbero già in questo modo essere in vigore, secondo la legislazione.

Vi è una ricerca di consenso? Questa ipotesi appare meno peregrina e banale di quanto possa sembrare a prima vista e inquadrerebbe l’appuntamento del primo luglio nella cornice dell’inizio di una nuova stagione politica. E per aprire una fase inedita e piena di incognite un largo consenso alle modifiche costituzionali potrebbe essere un viatico rassicurante, in grado di dare legittimazione alle future scelte del Cremlino.

Futuro che val bene il prolungamento o meno dell’autoisolamento a Mosca, e che spinge, secondo alcune fonti interne alla cerchia dell’amministrazione presidenziale, a muoversi per una partecipazione di almeno il 55% dell’elettorato, con un risultato favorevole alle modifiche non inferiore al 60%. Numeri che dovrebbero garantire la legittimazione tanto desiderata ma che potrebbero anche essere meno rassicuranti di quanto si pensi.



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