Nessuna nuova, cattiva nuova. Questa la sintesi di quanto accaduto negli ultimi giorni, sul fronte della scuola, qui già più volte affrontato. La nostra (vana?) speranza era generare un dibattito capace di scuotere le coscienze, fino ai più alti livelli. Ad onor del vero, nelle ultime settimane si è sviluppato un dibattito molto più approfondito, rispetto a quanto accaduto in pieno lockdown. Ciò che è fragorosamente mancato è la qualità del confronto e soprattutto delle decisioni da adottare.
Ad oggi, non abbiamo una data di inizio del prossimo anno scolastico, particolare tutt’altro che trascurabile, nel momento in cui dare messaggi chiari e consapevoli costituirebbe il primo passo per ricostruire una credibilità. Si era sussurrato dei primi giorni di settembre, poi siamo slittati al 23, adesso si parla della metà del mese.
La verità è che, complici le elezioni amministrative e l’eventuale Election Day referendario, la scuola potrebbe di fatto scivolare a ottobre. Un altro mese in fumo, perché non si è voluto imporre una data per il voto che tenesse in massimo conto le esigenze dei ragazzi. Questi ultimi, tutti promossi come giusto e inevitabile al termine di un anno surreale, sono di fatto abbandonati, senza un programma di ripresa degli insegnamenti degno di questo nome. Come già accaduto nei mesi della didattica a distanza, gli alunni sono nelle mani della buona volontà dei singoli dirigenti scolastici e professori. Nelle scuole con più coscienza, diciamo così, sono già stati presentati dei piani di recupero e integrazione, a partire dai primi di settembre. Per il resto, nebbia.
Quanto allo strombazzato programma di edilizia scolastica, a metà giugno non si vede nulla. Non sappiamo se agli Stati Generali, il tema sarà posto e in che termini. Il problema drammatico, ancora una volta, è l’assenza di concretezza: che lavori effettuare, quali risorse destinare, che tempi prevedere. Non sappiamo nulla. Fin troppo facile scommettere che alla ripresa delle lezioni, saremo impegnati in grandi discussioni su come accelerare le gare d’appalto per gli edifici scolastici… parole, parole, parole, recitava una leggendaria canzone.
Anche l’unico punto qualificante degli ultimi mesi – ammettiamo la punta di sarcasmo – l’annunciata assunzione di diverse migliaia di insegnanti, resta nel buio. Attendiamo modalità e tempi, soprattutto sarebbe bello avere un quadro preciso di ciò che saranno chiamati a fare. A rigor di logica, dovrebbero essere fra i protagonisti di una nuova scuola, che per ora assomiglia troppo a quella vecchia.
A pochi giorni dall’avvio dei disastrati esami di maturità 2020, prendiamoci un momento per riflettere su cosa stiamo combinando: se andremo avanti in questo modo, manderemo i nostri ragazzi alla guerra del futuro, in un mondo sempre più competitivo e complesso, armati di fionde.
Potrebbero non perdonarcelo mai.