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Piazza Tienanmen 31 anni dopo e Hong Kong. La stretta cinese (anche sull’inno)

Il trentunesimo anniversario della strage di piazza Tienanmen, che il 4 giugno 1989 segnò la repressione nel sangue di massicce proteste pro democrazia a Pechino, coincide con una nuova stretta cinese su Hong Kong, ai cui cittadini oggi è stato vietato qualsiasi tipo di manifestazione per commemorare le vittime di piazza Tienanmen. Un divieto – il primo del genere dal 1989 – che è stato giustificato dall’amministrazione di Hong Kong citando i rischi legati all’emergenza sanitaria del coronavirus, nonostante ormai da settimane la città sia tornata alla vita ordinaria, abbandonando gran parte delle misure di distanziamento sociale.

Dopo il via libera cinese alla nuova discussa legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, nelle scorse ore il Parlamento dell’ex colonia britannica ha approvato la controversa legge che stabilisce sanzioni molto dure per chi è accusato di non rispettare l’inno cinese. Con l’approvazione della legge, chi sarà ritenuto colpevole di “abusi” o “insulti” all’inno cinese rischia una multa fino a 50mila dollari di Hong Kong, l’equivalente di 5.760 euro, e tre anni di carcere.

La seduta è stata piuttosto movimentata. Infatti, la presidente dell’aula, Starry Lee, ha dovuto interrompere i lavori in seguito al gesto dei deputati Chu Hoi Dick e Ray Chan che avevano gettato un liquido emanante cattivo odore, che si è poi rivelato essere bio-fertilizzante. “Un assassino puzza per sempre. Quello che abbiamo fatto oggi serve per ricordare al mondo che non perdoneremo mai al Partito Comunista Cinese l’uccisione della sua gente, trentuno anni fa”, ha dichiarato Chu.

Ma nonostante i divieti della polizia, le norme sul distanziamento sociale e le transenne di protezione montate, un centinaio di attivisti pro-democrazia di Hong Kong ha raggiunto il Victoria Park per la veglia dedicata ai tragici fatti e alle vittime di piazza Tienanmen. Lo riferiscono i media locali citati dall’Ansa. Secondo le informazioni della polizia, sono circa 3mila gli agenti schierati per prevenire possibili manifestazioni non autorizzate.

Proprio oggi è stata presentata in Senato una mozione sulla vicenda di Hong Kong che rispecchia nella sostanza quelle presentate in altri Parlamenti dei Paesi dell’Unione europea e in altre democrazie occidentali, a tutela delle libertà e delle prerogative di Hong Kong sancite negli accordi internazionali. È quanto riferisce in un comunicato il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, primo firmatario. La mozione, sottoscritta da senatori di diversi gruppi parlamentari tra i quali Enrico Aimi, Lucio Malan, Gaetano Quagliariello, Dieter Steger e Marco Perosino e dal presidente Luca Ciriani e dall’intero gruppo di FdI, oltre a chiedere al governo di condannare la repressione violenta delle manifestazioni di piazza, invita a sostenere le aspirazioni democratiche del popolo di Hong Kong, esortando il governo della Repubblica popolare cinese a rispettare i propri impegni nei confronti di Hong Kong. “È importante che anche il Parlamento italiano si esprima in modo unitario a tutela delle libertà e delle prerogative dei cittadini di Hong Kong sanciti in modo inoppugnabile dagli accordi internazionali liberamente sottoscritti, che la nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata dall’Assemblea popolare di Pechino clamorosamente viola. Peraltro, il fatto che oggi sia il trentunesimo anniversario della strage di Tienanmen è per noi un ulteriore monito a non voltarci dall’altro lato”, dichiara il senatore Urso, che è anche vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. 

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