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Piccoli satelliti e ripartenza. Lo Spazio raccontato da Molina (Sitael)

Il futuro dello Spazio è nel piccolo. Ne è convinta Sitael, azienda del gruppo pugliese Angel fondato da Vito Pertosa, reduce dalla recente firma con i partner del programma Platino, promosso dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), per lanciare l’Italia nel crescente settore dei satelliti di piccole dimensioni. Ne abbiamo parlato con il managing director Marco Molina, tra la New Space Economy “nello stile italiano” e il contributo che lo Spazio sta già offrendo nella ripartenza post-Coronavirus.

Partiamo da Platino. Il recente accordo di commercializzazione spinge il programma verso due missioni nei prossimi due anni. Quale è per voi il valore dell’intesa?

Oltre a Sitael, che agisce in qualità di coordinatore, l’accordo di commercializzazione coinvolge altre tre aziende: Thales Alenia Space Italia, Leonardo e Airbus Italia. Per la prima volta nella storia spaziale italiana, si formalizza una collaborazione di lungo periodo tra tutta la filiera nazionale con l’obiettivo di aggredire il mercato internazionale. Un’attività svolta nel segno dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) che, a 31 anni dalla sua fondazione, agisce ora come catalizzatore di un’iniziativa ad alta innovazione a cui partecipa la quasi totalità del panorama industriale di settore. A ciò si aggiunge il nostro orgoglio come Sitael, di colleghi, ingegneri e tecnici, come azienda giovane (seppur già blasonata nel panorama internazionale) di avere la leadership di questa iniziativa.

Il programma è frutto di una collaborazione pubblico-privata di ampio respiro. Come sta funzionando?

Sta funzionando molto bene. L’Asi assolve al compito istituzionale di catalizzare l’innovazione. La New Space Economy pura prevede che il punto di partenza sia un investimento completamente privato. In Italia abbiamo maturato una versione più sostenibile, in cui la collaborazione tra pubblico e privato permette di realizzare un prodotto all’avanguardia.

Ci spieghi meglio.

L’Asi ha messo un investimento importante. Il privato, da parte sua, ha il compito di realizzare l’investimento. In questo caso, permetterà a Sitael di inaugurare all’inizio del prossimo anno una camera pulita per poter integrare contemporaneamente quattro satelliti. In altre parole, l’investimento privato va a sovrapporsi a quello pubblico, ingente, scatenando grande innovazione. Il grosso investimento su Platino sta consentendo di realizzare una camera pulita (tra le più grandi in Italia) che altrimenti non si sarebbe potuta realizzare. Alla fine dell’emergenza sanitaria e in piena emergenza economica, la fiducia dell’Asi ci permette dunque di liberare investimenti.

A proposito di emergenza e ripartenza, quale può essere il contributo dello Spazio?

Le applicazioni spaziali si sono dimostrate utili in tanti ambiti già nel fronteggiare l’emergenza nei giorni più bui, tra posizionamento satellitare, osservazione e monitoraggio. In questo momento, il potenziale dell’attività spaziale sta prima di tutto nel creare occupazione ad altissima specializzazione. Un altro punto forte di Platino è essere spin off di innovazioni di utilità generale.

Ci faccia qualche esempio.

Non posso anticipare troppo, ma la prossima settimana annunceremo novità importanti. L’Asi, insieme al governo, si è fatta promotrice di un’iniziativa per valorizzare le tecnologie spaziali.

Parla del bando proposto dall’Asi, promosso dall’Esa e condotto in accordo con il ministro per l’Innovazione Paola Pisano e il sottosegretario Riccardo Fraccaro, tra l’altro con i finanziamenti aumentati dai 2,5 milioni previsti fino a 10 milioni?

Sì. In Sitael abbiamo fatto un concorso interno da cui sono emerse trenta diverse idee di soluzioni ad altissima tecnologia che vanno dal tracciamento al monitoraggio, dalla modellistica all’osservazione. Trenta idee molto belle che hanno coinvolto tecnici e ingegneri. Ne abbiamo selezionate alcune e siamo nella fase finale di negoziazione. La cosa interessante è che mettono insieme le varie anime del gruppo Angel: i treni, la dimensione cyber, la connettività e i satelliti. Parliamo di soluzioni che, secondo il valutatore, sono estremamente innovative.

Sitael è specializzata nei satelliti di piccole dimensioni. Il futuro spaziale è nel piccolo?

Sì, ma è bene ricordare che ci sono tante sfumature di “piccolo”. Quando l’Asi ha deciso di intraprendere l’attività su Platino, ha fatto un grosso sforzo di previsione (che ora si dimostra lungimirante) su dove spingere il livello di miniaturizzazione. Le tecnologie elettroniche terrestri possono procedere in tale direzione praticamente senza limiti, fermandosi solo per la fruibilità del prodotto.

E sui satelliti?

Sui satelliti il ragionamento dell’Asi (che noi condividiamo) è che esiste una taglia ottima per un satellite piccolo, allo stato dell’arte, che possa essere progettato, realizzato e lanciato in poco tempo, evitando tempi decennali di sviluppo, a un costo che consenta di produrlo in serie. È una rivoluzione rispetto a ciò che abbiamo fatto finora, nonché il motivo per cui abbiamo realizzato una camera pulita per integrarne quattro alla volta. Allo stesso tempo, le leggi della fisica impongono che, se lo strumento deve imbarcare un telescopio, un radar o un antenna, non può scendere troppo nella miniaturizzazione. La taglia magica di Platino (per 200 chilogrammi) risponde a questa esigenza: un satellite economico, rapido nello sviluppo, ma estremamente performante.

Cosa cambia per l’utilizzatore finale?

Dal punto di vista dell’utente, si possono ottenere in tempi rapidi satelliti che rispondono alle esigenze dell’utilizzo finale. Riusciamo ad andare in contro tempestivamente ai bisogni dell’utente, che sia un’amministrazione pubblica o un privato. Stiamo ad esempio realizzando con Leonardo un sensore per caratterizzare gli scarichi fognari a mare, un applicazione che risponde subito all’esigenza dell’utente, richiudendo la catena tra asset e utilizzatore.

Ma quello dei piccoli satelliti è davvero il segmento a più rapida crescita dello Spazio?

Bisogna guardare le proiezioni economiche. Siamo tra i soci fondatori dello Space economy evolution Lab (See Lab) dell’Università Bocconi. Secondo il laboratorio, la più grande innovazione all’orizzonte è proprio l’emergere dei piccoli satelliti. Le proiezioni indicano per il settore spaziale una crescita annua del 5%. Per i piccoli satelliti, la stessa sale tra il 20 e il 25%. Il rateo di crescita più marcato è senza dubbio un altro motivo per fare piccoli satelliti e investirvi. In Sitael usiamo spesso una battuta: “arriverà il giorno in cui smetteremo di chiamarli piccoli”, sia perché il termine forse ne sminuisce il valore, sia perché li chiameremo semplicemente “satelliti”, cioè compagni della Terra.

Per concludere, cosa è secondo lei la New Space Economy?

Per come la intendo io, è la compressione dei tempi di sviluppo che rende compatibile all’investitore privato cimentarsi sull’impresa. Per andare sulla Luna ci vollero dieci anni, con un investimento colossale che diede un ritorno nel trentennio successivo, diluito in un tempo lunghissimo, incompatibile con qualunque scenario di investimento privato. Il “piccolo” permette un ciclo breve: il ritorno dell’investimento inizia a diventare interessante anche per il privato.

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