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Il pragmatismo a stelle e strisce nella legislazione del FinTech

Di Rosa Giovanna Barresi

Una situazione interna molto delicata. La perdurante incertezza sull’esito delle elezioni di novembre. I tentativi di regolamentare il settore fintech che mettono in luce conflitti di giurisdizione da tempo insoluti. Eppure è proprio in situazioni come questa che i meccanismi della democrazia sanno dare il meglio di sé.

Fino a febbraio, si riteneva che la politica Usa si sarebbe tenuta lontana dai problemi del settore FinTech, almeno fino a dopo le elezioni di novembre. Invece, il documento di programmazione della presidenza degli Stati Uniti (Budget 2020) indicava l’intenzione di dare maggiore autorità sul settore FinTech all’amministrazione federale ed al Dipartimento del Tesoro.

A dire il vero, nella politica statunitense, il budget è solo una dichiarazione di intenti: sono molte le proposte che non hanno poi avuto seguito, come l’idea di riportare il Secret Service sotto il controllo del Dipartimento del Tesoro. Comunque, molte altre notizie hanno confermato la tendenza dell’amministrazione federale a volersi occupare del settore FinTech.

LE AZIENDE FINTECH POSSONO AVERE LO STATO DI BANCA NAZIONALE?

L’Ufficio del Comptroller of the Currency (OCC) è un’organizzazione indipendente, inquadrata all’interno del Dipartimento del Tesoro, che si occupa degli statuti, dei regolamenti e della supervisione di tutte le attività bancarie sul territorio statunitense, ed anche delle attività internazionali delle banche Usa. Il 29 maggio scorso, Brian Brooks è diventato Acting Comptroller of the Currency. Il Senato avrà diciotto mesi di tempo per ratificare la nomina di Mr. Brooks, ex capo dell’ufficio legale di Coinbase, una delle maggiori piattaforme di contrattazione di asset digitali.

Attualmente, la legislazione che disciplina il settore FinTech è definita a livello dei singoli stati, e non c’è accordo sulla necessità di un coordinamento a livello federale. Lo scorso giugno, l’Occ ha annunciato ufficialmente l’intenzione di emettere una normativa federale che copra tutte le attività di innovazione nel settore finanziario, dall’intelligenza artificiale ai sistemi di registrazione distribuita (i.e. blockchain).

I rapporti tra l’Ufficio ed i singoli stati non sono mai stati idilliaci: molti contenziosi sono stati risolti a colpi di sentenze della Corte Suprema. Nella sentenza Watters v. Wachovia Bank, N.A. 550 U.S. 1 (2007), quest’ultima ha riconosciuto l’autorità dell’OCC ad effettuare le funzioni di “supervisione generale” e “sorveglianza bancaria”. D’altronde, due anni dopo, la stessa Corte ribadiva in Cuomo v. Clearing House Association, L. L. C. 557 U.S. 519 (2009) il diritto dei singoli stati di condurre indagini nel settore bancario, affermando che “supervisione generale” e “sorveglianza bancaria” sono concetti estremamente distanti dalle attività investigative (law enforcement).

Nel giugno di due anni fa, l’Occ aveva annunciato la sua disponibilità a riconoscere lo stato di banca nazionale alle aziende FinTech che ne avessero fatto richiesta. Trattandosi, in pratica, di un’autorizzazione ad operare sull’intero territorio degli Stati Uniti, questa posizione che ha suscitato notevoli ostilità da parte dei singoli stati. In particolare, l’Autorità Finanziaria dello stato di New York ha portato in giudizio l’Occ, vincendo la causa davanti alla Corte Distrettuale: Lacewell v. Office of the Comptroller of the Currency, Case 1:18-cv-08377 (S.D.N.Y. Sept. 14, 2018). L’esito finale di questo procedimento è ancora incerto, in quanto l’OCC si è appellato contro tale decisione ai giudici del Secondo Circuito.

LA SECURITIES AND EXCHANGE COMMISSION: MORATORIA O DEROGA? 

Questa agenzia indipendente del governo federale ha il compito di investigare sul corretto funzionamento del settore dei valori mobiliari, o securities, di proporre nuove disposizioni in materia e, più in generale di regolamentare l’intero settore. A questo proposito, fonti vicine alla presidenza degli Stati Uniti fanno sapere che uno dei commissari, Hester Peirce è appena stata confermata per un secondo mandato. Arrivata alla Sec dopo essere stata senior research fellow alla George Mason University, Peirce sostiene la necessità di una moratoria di tre anni, o safe-harbor, necessaria ad indirizzare i progetti FinTech verso le piattaforme software di qualità open-source.

Nonostante alcuni dubbi in proposito sollevati da altre agenzie federali, la Sec ha sempre sostenuto che gli asset digitali rientrano nella categoria delle securities. Una conseguenza spiacevole di questo stato di cose è che le piattaforme di finanza distribuita basate su software di dominio pubblico (open-source) non possono emettere securities, in quanto non possono fornire la prova del possesso esclusivo della loro tecnologia.

Quanto sopra può sembrare un paradosso, in quanto è opinione diffusa che porre il software sotto una licenza open-source sia una buona garanzia contro un certo tipo di frodi informatiche. La Sec avrebbe il potere di decidere questa moratoria al di fuori del processo legislativo, ma per farlo necessiterebbe di una maggioranza di tre voti su cinque, che, per quanto ci è dato sapere (alcuni verbali di riunione sono secretati) non è stata ancora raggiunta.

Le regole di composizione della Sec escludono la formazione di maggioranze politiche: solo due membri per volta possono appartenere allo stesso partito. Peirce, che appartiene al partito Repubblicano, venne nominata dal presidente Obama nel 2015, ed ha ricevuto una prima conferma all’inizio della presidenza Trump. Grazie a questa seconda conferma, potrà proseguire il suo mandato per altri diciotto mesi, durante i quali il Senato dovrà approvare la sua nomina. Una volta ricevuta questa approvazione, Peirce potrà rimanere in carica per altri cinque anni, fino al 2025.

Questo periodo sarà sufficiente a convincere gli altri membri della commissione a votare la sua proposta di moratoria? O forse sarebbe più conveniente limitarsi a far approvare un regime di deroga limitata, tipo sandbox? Non è solo questione di termini giuridici: durante una moratoria, le iniziative FinTech sono in grado di raggiungere il pubblico senza alcuna limitazione. Invece, sotto il regime di deroga, le aziende finanziarie possono offrire i loro servizi solo ad alcune categorie di clienti.

CHAINALYSIS: UNA SORVEGLIANZA DA 14 MILIONI DI DOLLARI 

Chainalysis, un’azienda che offre prodotti e servizi per la sorveglianza e le indagini nel settore degli asset digitali, aveva iniziato la sua attività nel 2015 con una fornitura da novemila dollari al Federal Bureau of Investigation. In base a dati di dominio pubblico, durante questi cinque anni, Chainalysis ha ricevuto dall’amministrazione federale più di dieci milioni di dollari, con una crescita di circa il 20 % all’anno. Valutando anche le estensioni dei contratti in essere, il totale salirebbe a quattordici milioni.

Ormai si ritiene che Chainalysis sia l’equivalente di Palantir (la piattaforma analitica di riferimento per i dati dell’amministrazione) nel nuovo settore della sorveglianza e delle indagini FinTech. Oggi Chainalysis annovera tra i suoi clienti il Federal Bureau of Investigation, la Drug Enforcement Agency, e l’Immigration and Customs Enforcement. Altre agenzie che utilizzano i suoi servizi sono la Securities and Exchange Commission, la Commodity Futures Trading Commission, ed il Financial Crimes Enforcement Network. Inoltre, Chainalysis è anche fornitore dell’Internal Revenue Service, del Secret Service e della Transportation Security Administration.

Sebbene tra tutte queste agenzie siano in corso numerosi conflitti di giurisdizione, va notato come esse si trovino in pratica ad utilizzare gli stessi strumenti di analisi. Tra la concorrenza, occorre ricordare CipherTrace, Elliptic e Coinbase, una delle maggiori piattaforme di negoziazione di asset digitali.

STALLO AL CONGRESSO SULLA LEGISLAZIONE FINTECH  

L’anno scorso, l’approccio bipartisan era di rigore nelle proposte di legge sulla blockchain. Invece, quest’anno sembra prevalere l’incomunicabilità.

Un nuovo gruppo di esponenti repubblicani, cresciuti attorno a Greg Walden (R-OR), relatore di minoranza presso l’Energy and Commerce Committee, ha sviluppato interesse e competenza sull’argomento degli asset digitali. Mentre l’on. Walden annunciava la sua decisione di non ripresentarsi alle elezioni di novembre, questi esponenti dell’ala conservatrice repubblicana erano già al lavoro su due proposte di legge nel settore degli asset digitali.

Paul Gosar (R-AZ) ha presentato un “Cryptocurrency Act of 2020”, mentre il suo collega Brett Guthrie (R-KY) è autore di un “Advancing Blockchain Act”. La lobby del settore FinTech si è detta assolutamente contraria ad entrambe le proposte, decretandone la sconfitta. In realtà, sebbene la proposta dell’on. Gosar si riferisse ad una classificazione degli asset digitali ormai obsoleta, si trattava comunque di un tentativo di risolvere i conflitti di competenza tra le agenzie federali.

All’estremo opposto dell’emiciclo, va registrato come i Democratici non siano riusciti, nel corso del dibattito sull’emergenza COVID-19, ad indirizzare la discussione sullo sviluppo di una valuta digitale.

LA PROMESSA DELLE VALUTE DIGITALI DI BANCA CENTRALE (CBDC)

Circa un anno fa, Facebook aveva sponsorizzato la formazione del consorzio Libra per l’emissione di una stablecoin valida in tutto il mondo. Per difendersi da questa iniziativa, le banche centrali hanno iniziato a valutare la possibilità di emettere valute digitali (Central Bank Digital Currency). L’argomento è di per sé affascinante, ma persistono incertezze sulle sue basi legali, per non parlare dei problemi connessi alla sua realizzazione pratica. D’altronde, la Repubblica Popolare Cinese sta già effettuando una sperimentazione interna di una valuta digitale orientata ai pagamenti internazionali.

I sostenitori dei sistemi di regolamento lordo in tempo reale (RealTime Gross Settling, RTGS) affermano che questi sistemi di pagamento siano già in grado di realizzare tutte le funzionalità offerte dalle CDBC. D’altronde l’evoluzione di questi sistemi sta mostrando un certo affanno, come dimostrato dal fatto che il loro passaggio al nuovo standard di messaggistica ISO20020 sia stato rimandato al 2022.

Approfittando di questo clima favorevole, la Digital Dollar Foundation (un gruppo di esperti sponsorizzato da Accenture) ha pubblicato il mese scorso un libro bianco sulla fattibilità di una valuta digitale basata sul dollaro.

IL PRAGMATISMO DELL’AMMINISTRAZIONE E LA MORATORIA TRIENNALE 

Alcuni tentativi di regolare il settore FinTech appaiono affrettati ed in contrasto tra di loro. Probabilmente, la necessità di gestire le elezioni di novembre ha spinto la politica ad affrontare l’argomento con strumenti obsoleti, come dimostrato dall’uso di termini come “crypto” e “blockchain” per indicare i digital asset ed il settore FinTech. Nello stesso tempo, l’amministrazione federale sta spendendo cifre rilevanti per sorvegliare un settore che non riesce ancora a regolare con gli strumenti legislativi. Alla luce di questo sano pragmatismo, il legislatore potrebbe decidere che la moratoria triennale sia il modo migliore di guadagnare tempo mantenendo i contatti con una realtà in evoluzione.

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