La presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea che inizierà mercoledì primo luglio rappresenta probabilmente per Angela Merkel, che tra poco più di un anno lascerà la politica, l’ultima occasione per aggiungere un altro tassello alla sua eredità. In attesa di incontrare lunedì a Meseberg il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera ha incassato ieri il via libera del suo governo al programma per semestre tedesco.
IL RILANCIO ECONOMICO
Il motto suona piuttosto trumpiano: “Insieme. Rendere di nuovo l’Europa forte”. Al primo punto, come riepiloga l’Agenzia Nova, c’è il superamento della crisi del coronavirus, definita “una sfida fatidica” per l’Unione europea. In tale prospettiva, come presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, la Germania si impegna a “fare del proprio meglio per padroneggiare questo compito insieme” agli altri Stati membri, “in maniera orientata al futuro e per rendere di nuovo forte l’Europa”. A tal fine, al Consiglio europeo di luglio, la Germania intende raggiungere un rapido accordo sul fondo da 750 miliardi per la ricostruzione dell’Unione europea dopo la crisi (sovvenzioni da 500 miliardi di euro e prestiti rimborsabili da 250).
Il Financial Times parla di “ritrovata motivazione”. Legata, almeno in parte, al surplus commerciale. Come spiega la Reuters, infatti, “con lo stop al commercio in tutto il mondo a causa della pandemia di coronavirus, e con la cancelliera Angela Merkel che ha ribaltato la politica fiscale tedesca tradizionalmente cauta, l’avanzo delle partite correnti — una misura più ampia dei flussi internazionali — della Germania si sta riducendo rapidamente, secondo le previsioni della banca centrale tedesca e del ministero dell’Economia”. Inoltre, sempre l’agenzia ricorda come la banca centrale tedesca stima chi la pandemia ridurrà le esportazioni di oltre il 13% nel 2020 mentre si prevede che le importazioni diminuiranno solamente del 7%. “Tutto ciò crea una pressione al ribasso sul surplus commerciale e con essa su quello delle partite correnti” ha detto il capo economista di Bundesbank, Jens Ulbrich, a Reuters.
LA BREXIT E NON SOLO
Il quotidiano Handelsblatt, evidenzia ancora l’Agenzia Nova, sottolinea come un ulteriore obiettivo del semestre tedesco sia la conclusione dei negoziati sulla Brexit tra Unione europea e Regno Unito. In qualità di presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, la Germania intende occuparsi anche di protezione del clima, della digitalizzazione e del “posizionamento dell’Europa tra le grandi potenze Cina e Stati Uniti”. La crisi del coronavirus, ha dichiarato Merkel al Bundestag, “ci mostra che la nostra Europa è vulnerabile”. Pertanto “la coesione e la solidarietà” tra gli Stati membri “non sono mai state così importanti come lo sono oggi”. Il programma della presidenza tedesca del Consiglio dell’Ue comprende diverse altre questioni, dalla riforma della normativa europea in materia di asilo allo sviluppo di una politica di difesa comune a questioni di politica sociale, come il salario minimo europeo.
LA QUESTIONE CINESE
“Con la ripresa dell’economia globale, il rapporto risalirà nuovamente entro il 2022, ma senza raggiungere i livelli degli anni precedenti”, ha detto ancora Ulbrich alla Reuters. Le istituzioni, sottolinea l’Agenzia, sono inoltre in dubbio sul fatto che il riequilibrio della bilancia commerciale tedesca possa durare una volta superata la pandemia. “Se si tratti di un effetto temporaneo dipenderà in parte dalla ripresa della domanda globale per i beni strumentali. L’economia cinese si sta spostando verso un modello di crescita guidato dai consumi, che ridurrà la domanda per le esportazioni tedesche in maniera permanente”, ha riferito Andrew Barker, capo della divisione tedesca del dipartimento economico dell’Ocse, alla Reuters.
È in questo quadro che si inserisce il summit Ue-Cina previsto inizialmente a settembre nella città tedesca di Lipsia come momento della firma dell’accordo tra i 27 e Pechino alla presenza del presidente cinese Xi Jinping. Il Covid-19 ha fatto saltare l’incontro. Berlino sta facendo di tutto affinché possa rientrare nel suo semestre di presidenza. Ma gli altri Paesi frenano: temono che, pur di fare in tempo, la Germania sia disposta a firmare senza soffermarsi troppo sui dettagli. D’altronde c’è in palio l’eredità della cancelliera Merkel, che più di una volta ha chiuso un occhio su alcuni comportamenti della Cina (basti pensare alla recente questione Hong Kong).
LA TEGOLA DEI LOBBISTI
Nell’attesa dell’inizio della presidenza tedesca, due organizzazioni non governative, LobbyControl e Corporate Europe Observatory, nei giorni scorsi hanno pubblicato un report intitolato “Tainted Love” in cui accusano il governo di Angela Merkel di essere troppo vicino alle lobby. In Germania ci sarebbe tendenze “allarmanti” dovute al fatto che rappresentanti dell’industria “delle auto, del gas, della finanza, dei big data, dei prodotti chimici e della pesca siano troppo vicini al governo tedesco”.
Caso emblematico è quello del cambiamento climatico. Se il governo tedesco spesso si vanta dei suoi sforzi in questo campo, la realtà “è piuttosto diversa”, denunciano le Ong puntando il dito contro l’impegno del governo a sostegno di nuove infrastrutture del gas “dannose per il clima in Germania e altrove nell’Unione europea” ma anche contro “costante sostegno alla potente industria automobilistica” (uno dei settori più coinvolti nel rapporto tra Germania e Cina).