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Caso Brooks, ora la valanga di proteste è inarrestabile. Il punto di Gramaglia

Si erano appena attenuate le proteste per l’uccisione a Minneapolis il 25 maggio di George Floyd che l’omicidio ad Atlanta di Rayshard Brooks rilancia in tutta l’Unione le manifestazioni contro l’uso della forza eccessivo da parte della polizia e il razzismo.

La colonna sonora della domenica in cui il magnate presidente Donald Trump compie 74 anni sono gli slogan dei cortei che attraversano le città d’America da Los Angeles, dove viene di nuovo sfregiata la stella di Trump sul Sunset Boulevard, a New York. A Washington, centinaia di persone si radunano nell’area davanti alla Casa Bianca, di nuovo accessibile, dopo le restrizioni d’inizio giugno. A San Francisco la folla blocca il Bay Bridge.

C’è relativamente poca politica, o almeno ci sono poche dichiarazioni: è una domenica di cronaca. Anche le cifre del coronavirus, come spesso nei fine settimana, sono in calo: i morti risultano circa la metà degli ultimi giorni, meno di 400, per un totale, secondo i dati della Johns Hopkins University, di 115.732 decessi e di quasi 2.094.000 ammalati, alla mezzanotte sulla East Coast. Ma a New York è lite tra il governatore Andrew Cuomo e il sindaco Bill de Blasio su tempi e modi della riapertura delle attività e delle spiagge.

Ad Atlanta, l’autopsia su Brooks indica che la morte è stata causata da due colpi di arma da fuoco alla schiena. Il licenziamento dell’agente killer, Garrett Rolfe, e la sospensione del suo collega, Devin Brosnan; le dimissioni del capo della polizia, Erika Shields, e l’intervento del sindaco, Keisha Lance Bottoms, che condanna quanto avvenuto, non bastano a placare gli animi.

Nella città di Martin Luther King, la cui caduta segnò la sconfitta dei Sudisti nella Guerra Civile – la racconta “Via col vento”, è una giornata di fuoco: in fiamme il ristorante Wendy’s sul cui piazzale Brooks è stato ucciso; bloccata l’autostrada attorno alla città; migliaia di persone in piazza. “La rabbia e lo sdegno sono legittimi: un uomo è stato ucciso perché dormiva in auto nel parcheggio di un ristorante”, dice Stacey Abrams, democratica, che voleva divenire governatrice della Georgia – Atlanta ne è la capitale – e che una delle possibili ‘vice’ di Joe Biden.

In effetti, la polizia è intervenuta proprio dopo la segnalazione di un uomo che dormiva nell’auto, ostacolando la circolazione dei clienti di Wendy’s. Nuovi video spuntano sul web: mostrano Brooks parlare calmamente con gli agenti, “Ho bevuto qualche bicchiere, è il compleanno di mia figlia…”, dice l’afro-americano, risultato positivo al test alcolico. “Posso tornare a casa a piedi, non voglio violare alcuna regola”, aggiunge.

Poi i toni cambiano. I poliziotti vogliono ammanettarlo, lui si ribella: momenti di colluttazione, lui sottrae a uno degli agenti il taser e scappa correndo. Si vede un agente che lo rincorre e si sentono tre colpi di pistola, poi c’è Brooks a terra.

L’incidente di Atlanta riapre il dibattito sull’uso della forza da parte della polizia, specie contro neri e minoranze. Rudolph Giuliani, ex ‘sceriffo’ e sindaco di New York, dice che l’uccisione di Brooks “non è la stessa cosa del caso Floyd”, perché il video sembra mostrare “circostanze che potrebbero giustificare l’uso della forza”.

James Clyburn, l’afro-americano più autorevole in Congresso, capo della maggioranza democratica alla Camera, è drastico: “Non era necessario un uso della forza letale”. Cory Booker, senatore nero del New Jersey ed ex candidato alla nomination democratica, invita ad agire in modo bipartisan. Ma il Congresso non è concorde: i democratici puntano a una riforma della polizia a livello federale, invece i repubblicani vogliono interventi mirati. Trump non twitta.

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