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Missili russi, ingerenze cinesi e ritiri Usa (forse). La sicurezza europea secondo il gen. Preziosa

Lo spostamento di militari americani dalla Germania alla Polonia non cambierà la sicurezza del Vecchio continente. Lo farà invece la progressiva frantumazione del sistema di controllo degli armamenti che affonda le radici nella Guerra fredda, un costrutto di accordi e trattati ormai superato dall’ascesa (anche militare) della Cina. Parola del generale Pasquale Preziosa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e autore del libro Difesa dell’Europa (Cacucci Editore, 2019) insieme a Dario Velo. Formiche.net lo ha raggiunto per capire come sta cambiando la sicurezza del Vecchio continente. La scorsa settimana, a Vienna, sono iniziati i negoziati tra Usa e Russia sul rinnovo del trattato New Start. L’anno scorso, di questi tempi vedeva fine l’Inf Treaty, mentre è più recente l’uscita americana dagli accordi Open Skies. Nel frattempo, Donald Trump ha confermato la riduzione delle truppe presenti in Germania, in probabile ridistribuzione tra altri Paesi europei.

Generale, tra missili, trattati e ritiri, cosa sta succedendo alla sicurezza europea?

L’Occidente sta perdendo di centralità e con esso l’Europa con il suo bagaglio di principi e di valori. La certezza di essere dalla parte giusta della storia si sta sgretolando dopo la fine dello scontro bipolare. Nell’ordine liberale trasformato dalla globalizzazione in “dittatura del mercato” (John Francis Bray) non è oggi percepibile l’urgenza del rinnovamento necessario per adeguarsi alle sfide sia in atto sia future. Dopo anni trascorsi ad abbattere le barriere stiamo pensando ora di tornare indietro, ma non si è ancora affermato un nuovo paradigma. In questa macchina di conflitti creata dalla globalizzazione, dove alla minaccia si è sostituita la competizione strategica sono ospitati: la sicurezza europea, il futuro della Nato, i rapporti transatlantici e l’architettura per il controllo delle armi strategiche.

Partiamo dall’Unione europea.

L’Unione europea sconfitta dalla crisi avviata nel 2007 deve ritrovare il suo percorso di crescita all’interno del quale giace la strategia di sicurezza europea fatta di obiettivi e mezzi. La sicurezza europea odierna è ospitata nel rapporto transatlantico, subordinato agli interessi degli Stati Uniti che non sempre sono allineati a quelli europei.

A proposito, gli Usa hanno deciso il parziale ritiro dalla Germania. Quali saranno i riflessi sulla sicurezza europea?

Il recente annuncio del ritiro di parte dei soldati schierati in Germania per riposizionarli in Polonia è l’ultimo, in ordine di tempo, delle decisioni presidenziali non coordinate con i Paesi europei interessati. Se la decisione finale sarà solo lo spostamento dei soldati in territorio europeo non vi saranno variazioni totale dei livelli di forze schierate nel teatro europeo, ma solo un incremento dei livelli di tensione Nato-Russia per l’aumento dello schieramento delle truppe ai confini di Kaliningrad e della Bielorussia. La sicurezza dell’Europa fa capo all’Alleanza militare Nato. La Nato è una poderosa alleanza che mette insieme paesi la cui sommatoria di Pil nominali è di circa 40 trilioni di dollari. La Russia, sviluppa appena 1,6 trilioni. I 9.500 uomini sottratti allo schieramento delle truppe Usa in Germania non avranno alcuna influenza di sorta per la sicurezza dei Paesi europei.

E che dire invece del ritiro Usa dal trattato Open Skies?

Il trattato Open Skies è in vigore da ben 18 anni e ha consentito di effettuare più di 1.500 missioni di ricognizione sui 34/35 Paesi sottoscrittori (Kyrgyzstan non ha ancora ratificato il trattato) con sole 72 ore di preavviso. Il trattato è uno degli elementi chiave dell’architettura per il controllo degli armamenti stabilita nel passato, e ha consentito di affermare livelli più alti di trasparenza tra i Paesi e di prevedibilità della politica militare. Esso ha contribuito alla sicurezza dell’Europa e alla sua stabilità. Le difficoltà di poter implementare completamente il trattato erano note sin dalla sua sottoscrizione. In ogni caso, l’annuncio del ritiro degli Usa dal trattato nei prossimi sei mesi a causa del non completo rispetto delle procedure tecniche da parte della Russia, senza un coordinamento con i Paesi europei, ha creato due tipi di problemi.

Quali?

Il primo è legato alla decadenza dell’architettura per il controllo degli armamenti e il secondo al necessario riesame dei livelli di sicurezza in Europa. La Russia, per contro, ha affermato di non aver mai violato nella sostanza l’accordo anche quando non ha consentito i voli su Kaliningrad e su alcune aree della Georgia e ritiene che il ritiro Usa faccia parte di un piano per disarticolare l’architettura degli accordi per il controllo degli armamenti. L’Unione europea ha mostrato sconforto per il ritiro degli Usa dal trattato, che dunque impatta negativamente sulla sicurezza di molti Paesi europei non dotati di capacità alternative di ricognizione per il controllo dello schieramento degli armamenti.

Tra l’altro, la decisione è simile a quanto accaduto per il trattato Inf ad agosto 2019.

Sì. Per l’occasione, il dicembre successivo gli Stati Uniti hanno confermato la loro uscita dall’accordo Inf effettuando un test di un lancio di missile cruise (500 Km di range) dalla base aerea di Vandenberg in California. Il trattato Inf fu visto all’epoca come un baluardo di sicurezza per l’Europa. La decadenza del trattato aumenterà i livelli di rischio per la sicurezza europea

Nel frattempo, la scorsa settimana sono iniziati i negoziati Usa-Russia sul New Start in scadenza a febbraio. Si possono formulare previsioni?

Il New Start erede dei precedenti trattati Sort, Start I e Start II giungerà a scadenza naturale il prossimo febbraio ed è l’ultimo trattato in vigore tra i due Paesi per il controllo degli armamenti. Prevede la possibilità tecnica di estensione per un ulteriore periodo di cinque anni senza ratifica da parte dei rispettivi parlamenti. La Cina invitata al tavolo delle negoziazioni dagli Usa ha dichiarato di non essere interessata alle negoziazioni. Molti analisti ritengono che anche questo trattato potrebbe seguire la sorte degli altri trattati recenti e passati (Abm e Jcpoa). L’estensione del trattato o la sua decadenza sposta solo di cinque anni il problema.

Che problema?

Le capacità ipersoniche dichiarate da Russia e Cina hanno reso insufficiente il sistema antimissile americano, facendo decadere uno dei due pilastri sui quali si reggeva il sistema di deterrenza americano. L’attuale trattato si riferisce solo al numero delle testate nucleari operative e non alla tecnologia di rilascio delle stesse. La Russia ha annunciato che metterà sul tavolo negoziale per il rinnovo del New Start anche le capacità ipersoniche raggiunte. Un eventuale nuovo accordo Usa-Russia sul controllo delle armi strategiche senza la presenza della Cina avrà un limitato beneficio per gli equilibri internazionali.

Su quali linee strategiche si stanno muovendo le grandi potenze?

La supremazia degli Usa rispetto alle altre potenze rivali è sicuramente nel campo militare. Gli indicatori di potenza evidenziano che nelle mani del Pentagono sono accentrate una quantità di risorse militari senza eguali, ad eccezione del numero dei soldati. Negli ultimi trent’anni il potere internazionale statunitense ha fatto un ricorso frequente allo strumento militare. Purtuttavia, il gap ipersonico creatisi in modo silente nel campo militare, a favore della Cina e della Russia, ha rilanciato la corsa al nucleare e reso insufficiente la capacità di deterrenza Usa relativamente alla difesa antimissile. Ora, il finanziamento autorizzato per sviluppare la tecnologia ipersonica nel campo atmosferico e spaziale relativamente agli armamenti consentirà di riguadagnare terreno.

Il lancio operativo del velivolo ipersonico SR-72 sarà il primo passo per riequilibrare le capacità militari rispetto alle potenze competitrici. La competizione strategica Usa privilegia l’industria militare della difesa e sta rafforzando le alleanze nell’area indo-pacifica, creando motivi di incertezza su quella atlantica.

E la Cina?

La Cina ha già da tempo intrapreso il suo percorso di crescita politico economico e militare (competizione strategica) iniziato dopo Tienanmen e sanzionato nell’aprile del 1997 con la dichiarazione del presidente cinese Jang Zemin e il presidente russo Boris Yeltsin di “promuovere la multi polarizzazione del mondo e stabilire un nuovo ordine mondiale”. La crescita del settore militare cinese è stata rilevante e ha già raggiunto anche la capacità ipersonica. La Cina ha sviluppato l’iniziativa Belt and road per collegare il settore euroasiatico a quello africano ed europeo con una capacità di scambi commerciali stimati in 20 trilioni di dollari. Una strategia che sembra sfruttare tutti i pilastri del potere statuale per i progetti di espansione internazionale.

Veniamo alla Russia.

Dopo il crollo dell’Unione sovietica, la Russia ha ripreso il suo cammino strategico, ma ha difficoltà a collocare la sua offerta politica per assenza di fattori di potenza importanti quali l’economia debole e la demografia limitata in relazione alla grandissima estensione del territorio. La Cina e la Russia insieme oggi contestano in modo diretto dall’interno delle organizzazioni internazionali gli aspetti liberali dell’ordine internazionale sotto la guida Usa. Entrambe le nazioni sono molto agguerrite nella creazione di nuove istituzioni internazionali che escludano la partecipazione degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali (Brics-Aiib-Eaeu-Sco.). Il risultato finale di queste azioni porterà alla creazione di strutture parallele a quelle ora stabilite, quale offerta per la creazione del nuovo ordine globale.

In definitiva, che impatto avranno tutti questi eventi sul livello di sicurezza dell’Europa?

È difficile interpretare la nuova proposta strategica Usa sul controllo degli armamenti perché andrà inquadrata nell’ambito dei risultati del nuovo ordine mondiale ora in sviluppo. L’architettura di sicurezza per il controllo degli armamenti stabilita nel passato è oramai decaduta, vittima della globalizzazione che è “una macchina di conflitti” (Alessandro Aresu). Per la Cina, nuovo competitor internazionale, non c’è fretta di sedersi al tavolo delle trattative, i tempi non sono ancora maturi per negoziare. L’Unione europea ha scoperto di non esser più sufficiente e rilevante con la struttura organizzativa attuale e ha posto le basi per una possibile nuova via per l’Europa. L’Alleanza Atlantica sta vivendo un momento di incertezza sul convinto impegno Usa per la sicurezza degli alleati e le recenti decisioni unilaterali sulla riduzione delle truppe schierate in Germania aumentano solo il livello di incertezza. Le maggiori potenze europee hanno già espresso i loro dubbi politici sui livelli di sicurezza offerti dall’Alleanza per le future sfide geopolitiche.

Ci spieghi meglio.

Se per la Francia la Nato “has no brain”, per la Germania invece, bisogna ancora scommettere sulla “comunità di difesa atlantica”, “occorre partecipare di più alle spese per la Difesa”, ma esser pronti ad avviare una riflessione sulla sicurezza europea nel caso gli Usa dovessero non supportare più l’Alleanza, (in altri termini, si è in attesa dei risultati elettorali del prossimo novembre). L’Europa già possiede la tecnologia missilistica e nucleare per dotarsi di capacità strategiche nucleari: occorre solo individuare la nuova via europea per completare l’Unione. Vi sono due elementi di attesa che condizioneranno la ricerca del nuovo ordine mondiale nell’ambito del quale collocare la nuova architettura per il controllo delle armi strategiche: le citate prossime elezioni americane del novembre e la Conferenza sul futuro dell’Unione europea approvata dal Parlamento europeo lo scorso 15 gennaio. L’architettura di sicurezza per gli armamenti nucleari ha esaurito il suo ciclo strategico post-Guerra fredda e dovrà essere rinegoziato in un tavolo allargato alle nuove potenze mondiali frutto della globalizzazione. L’Europa dovrà decidere sia per un suo possibile futuro più politico ed economico per riguadagnare la necessaria rilevanza internazionale, sia per una necessaria nuova architettura di sicurezza e difesa transatlantica: la Nato, frutto del confronto est-ovest, sembra aver esaurito lo scopo per il quale era nata.

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