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Stati generali. Riforme, annuncio spot (vaccino) e nuove grane. Il diario di Colombo

“Abbiamo firmato un contratto (con AstraZeneca, ndr) per l’approvvigionamento di 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea e lo abbiamo firmato con i ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda” dice il ministro alla Salute, Roberto Speranza, e subito, a villa Doria-Pamphilj, dove questa mattina si sono aperti gli Stati generali sull’Economia’– formalmente la serie di incontri si chiama “Progettiamo il Rilancio” – che tante polemiche hanno visto, parte l’applauso scrosciante. Un annuncio, quello del vaccino Ue, che il governo si è tenuto stretto fino all’ultimo. E non si può certo dire che, allo staff comunicazione di palazzo Chigi, guidato da Rocco Casalino, manchi la capacità di produrre annunci a sorpresa per far parlare di sé (cioè del governo e di Conte).

MA I PRECEDENTI DI VILLA PAMPHILIJ NON PORTANO BUONO: I PRECEDENTI DELLA TENDA DI GHEDDAFI E DEGLI SLIP DI RENZI 

Insomma, al netto delle polemiche, gli Stati Generali sono partiti col botto. Certo, la location – il Casino dell’Algardi, nella splendida Villa Pamphilj, ovviamente blindata per l’evento, non è di quelle che portano buono.

Sono rimasti, negli annali, la tenda berbera voluta e creata – premier di allora, Silvio Berlusconi, compiacente – di Muammar Gheddafi, nella sua visita di Stato a Roma, nel 2009, quando pretese di installare lì il suo ‘quartier generale’, in occasione della firma di un trattato, quello italo-libico, che non impedì, due anni dopo, la rovinosa caduta del Colonnello libico (con conseguente guerra).

Alla villa eretta da papa Innocenzo X si era affezionato anche un altro premier, Matteo Renzi: nel 2016, lì ricevette l’ex direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, che ai tempi doveva ‘rivoluzionare’ la Rai (compito, ovviamente, fallito in quanto titanico). Verdelli raccontò che l’attuale senatore gli disse: “Quando c’è il sole, mi faccio portare la sdraio e sto lì tutto ignudo, solo in slip, protetto dai paparazzi…”.

SFILATA DI OSPITI INTERNAZIONALI, PRESENTI TUTTI I MINISTRI. LE OPPOSIZIONI DANNO FORFAIT, I GIORNALISTI RESTANO FUORI 

In ogni caso, oggi l’iniziativa sembra essere più fortunata, anche se non è ancora detto, visto che durerà una settimana e che, sulla testa del capo del governo, come su quella del ministro Speranza, pende ancora la possibilità che la procura di Bergamo recapiti loro un avviso di garanzia, in merito ai cluster della zona rossa lombarda, dopo che i pm sono venuti a Roma, venerdì, per sentirli come persone ‘informate sui fatti’ e dopo aver aperto un fascicolo che, per ora, resta contro ignoti. Un avviso di garanzia che, ove mai arrivasse, farebbe il paio con quello che cadde tra il capo e il collo di Silvio Berlusconi, nel ’94, durante il G7.

Alla presenza di tutti i ministri del Governo (nessuno escluso, anche se in molti avrebbero voluto darsi ‘malati’) – ecco comunque la “sarabanda-show-passerella” del governo, andata in onda a favor di telecamera, ma non dei giornalisti, tenuti rigorosamente lontani dai cancelli. Le opposizioni di centrodestra hanno deciso – per precisa volontà di Giorgia Meloni che si è imposta, sul punto, su quelle di Berlusconi e dello stesso Matteo Salvini, il quale, per una volta, era apparso più conciliante – di boicottare l’evento. Forti le critiche al governo di non voler portare nei ‘luoghi deputati’ (il Parlamento) il confronto e le accuse agli ospiti definiti un ‘cavallo di Troia’ 2.0 della finanza internazionale (“Ci avete portato la Troika in casa”…). Poi sono iniziati i discorsi, per lo più in videoconferenza, con alcuni dei ‘pesi massimi’ delle autorità internazionali.

L’INTERVENTO DI CONTE: L’INNO ALLA BELLEZZA DELL’ITALIA

Conte, ovviamente, ha parlato per primo, insistendo molto sul concetto di investimento nella “bellezza” del nostro Paese: “La scelta della location, che è apparsa a qualcuno inusuale, del Casino del Bel Respiro del parco di Villa Pamphilj, è proprio un omaggio alla bellezza italiana” ha detto con accenti lirici che ricordavano il Renzi premier.

Venendo alla ‘ciccia’, Conte – non foss’altro che per non scontentare l’alleato di governo più riottoso del momento, il Pd – ha sottolineato l’importanza del Recovery Fund, ora ribattezzato ora ribattezzato Next Generation Ue, come “strumento fondamentale per la ripartenza della Ue”. Poi il premier ha individuato nella “modernizzazione del Paese”, “transizione ecologica” e “inclusione sociale, territoriale e di genere” i “tre pilastri” del rilancio dell’Italia. Un modo come un altro, cioè, per convincere la Ue e, soprattutto, gli arcigni Paesi del Nord e dell’Est a darci soldi, tanti soldi, anche se la ‘parolina’ cara al Pd e invisa ai Cinque Stelle, quella sul fondo del Mes (i 30 miliardi circa che la Ue è pronta a darci cash, se finalizzati alle spese sanitarie), il premier non l’ha pronunciata e più d’uno ha notato la cosa.

TUTTO IL GOTHA EUROPEO PRESENTE. CON L’ECCEZIONE DI DRAGHI 

In ogni caso, la prima giornata degli Stati Generali è filata via all’insegna dell’internazionalità con la partecipazione di molti big della Ue, anche se ‘in spirito’. L’unico intervento ‘in presenza’ è stato quello del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco mentre ‘non pervenuto’, in quanto ‘non invitato’, è e sarà la figura dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi: il premier non vuole vederlo neppure dipinto – e, tantomeno, sotto i riflettori – perché ‘teme’ che voglia, presto o tardi, sostituirlo al governo del Paese.

La presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen ha detto che “L’Europa s’è desta” (in italiano) e poi si è soffermata sul programma Next Generation Ue, definendolo, non a caso, dati i dubbi di molti italici, “alleanza tra generazioni, un’opportunità unica per l’Italia”.

Il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, ha invece sottolineato l’importanza di un uso appropriato delle risorse europee: “Ora i governi sono chiamati ad una maggiore responsabilità dando prova della loro capacità di programmare”. Poi Sassoli ha rivolto un appello/monito al premier: “Caro presidente Conte, bisogna fare in fretta. Tutti gli indicatori ci riferiscono che la crisi colpirà duramente. Servono riforme strutturali e interventi di sostegno diretto alle persone”.

“I responsabili politici non sprechino l’occasione, la Bce farà la sua parte”, ha assicurato la presidente della Bce, Christine Lagarde, aggiungendo che “Il Recovery Fund raggiungerà il suo pieno potenziale solo se sarà saldamente radicato in riforme strutturali concepite e attuate a livello nazionale”.

“La storia delle condizionalità imposte dall’alto per salvare i singoli Paesi è finita – ha rilanciato il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni – Parliamo di risorse comuni a tutti i 27 Paesi, risorse a cui si accede volontariamente sulla base di piani elaborati dai governi. Il Recovery fund non è un tesoretto per spese facili”. Insomma, i big della Ue dicono all’Italia: ‘prendi i soldi, non scappare’ e ‘convinciti che quei soldi ti servono’….

Invece, per il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sentitamente ringraziato da Conte per le sue parole di elogio agli italiani (“Gli europei, oggi, sono tutti italiani”), gli obiettivi globali “possono riassumersi in due parole: ricostruire e trasformare”, ma è necessaria un’Europa più solidale: “Più saremo ambiziosi e coraggiosi a livello nazionale, maggiore sarà la forza del progetto Ue”.

Nel primo pomeriggio, l’intervento più di peso è stato quello del governatore della Banca d’Italia, Visco, seguito dal segretario Generale dell’Ocse, Ángel Gurría, e dalla direttrice operativa del Fmi, Kristalina Georgieva. Ma dal numero uno di Palazzo Koch è arrivata una sferzata perché dagli Stati Generali arrivino “atti concreti che ci consentano di compiere i passi avanti di cui il Paese ha più che mai bisogno”. Il monito alla politica è che “l’elevata incertezza” non sia una scusa “per non agire”. Poi Visco è tornato in affondo sul peso “dell’economia sommersa, dell’illegalità e dell’evasione fiscale” che si traducono in peso eccessivo della pressione fiscale per chi le tasse le paga e inducono a pretendere un “profondo ripensamento della tassazione”. Resta inteso, però, per Visco, che i soldi europei “non sono ‘gratuiti’: un debito della Ue è un debito di tutti i paesi Ue”.

Al termine dei lavori, il premier e gli altri ospiti presenti hanno partecipato al Panel “Policy in the Post-Covid world: challenges and opportunities”, con il contributo di diversi rappresentanti del mondo accademico internazionale.

SEDATO SOLO IN EXTREMIS LO SCONTRO CON REGIONI E COMUNI 

Solo verso sera, però, si sono placate le polemiche nei confronti del governo degli enti locali, furibondi per il ritardo con cui è arrivato loro l’invito agli Stati generali. Fino a ieri non era pervenuto a governatori e sindaci nessun invito ufficiale, il che ha provocato per tutto il giorno la loro ira. A sollevare le maggiori proteste sono stati il sindaco di Milano, Beppe Sala, di Napoli, Luigi De Magistris, e il presidente della Liguria, Giovanni Toti.

Lo scontro si è spento solo oggi e solo dopo il chiarimento del ministro per gli affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia: “Regioni e Enti locali sono tra i protagonisti degli Stati Generali. Già da lunedì avvieremo con presidenti di regione e sindaci un confronto imprescindibile e improntato sulla leale collaborazione”. “Spero che alle parole si voglia dare sostanza”, il giudizio del presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.

I GUAI PER IL GOVERNO RICOMINCIANO LUNEDI: IL PD METTE SUL TAVOLO DUE GRANE, REGENI E SICUREZZA

I guai, per il governo, però, ricominciano già da lunedì. Mentre a villa Pamphilj sfileranno le parti sociali (e Colao), Conte dovrà prendere posizioni sui due dossier che il Pd gli ha squadernato davanti: i decreti sicurezza targati Salvini che Franceschini in persona chiede, ora, di “modificare”, nella riluttanza dei 5 Stelle, che vorrebbero tenerseli stretti, e la querelle sulle due fregate vendute dall’Italia all’Egitto.

Querelle che vede lo stesso Pd con l’anima divisa in due tra la linea dei ‘trattativisti’ (con il regime egiziano) guidata dal ministro alla Difesa, Lorenzo Guerini, e quella degli ‘oltranzisti’, guidata dall’ex presidente dem, Matteo Orfini: vorrebbero far saltare l’accordo – già firmato e stipulato – in nome della battaglia della famiglia Regeni in onore della memoria del figlio Giulio, torturato e ucciso in Egitto.

Una querelle non di poco conto che vede, tanto per cambiare, i 5 Stelle semplici spettatori, anche se Di Maio è in pieno imbarazzo, da ministro degli Esteri, mentre il ‘radicale’ Fico vorrebbe rompere l’intesa cogli egiziani. E il premier Conte, come al solito, stretto tra i due soliti fuochi, che rischia di fare la fine dell’asino di Buridano. O quella di Luigi XVI: gli Stati generali li aprì, cedendo alle proteste impetuose del Terzo Stato, ma per poi essere detronizzato.

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