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Tlc: l’Italia diventa caso di studio per il modello di separazione della rete di accesso

L’Organo di vigilanza sulla Parità di accesso alla rete di TIM (OdV), istituito dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – organo indipendente che ha il compito di vigilare sul rispetto, da parte di TIM, degli obblighi regolamentari di parità di trattamento – ha reso note le risultanze di uno studio, commissionato alla società Cullen International, sull’analisi comparata dei modelli di separazione e di equivalence della rete fissa nei principali Paesi industrializzati, con lo scopo di fornire un aggiornato benchmark internazionale rispetto al quale analizzare l’attuale modello italiano di separazione.
“Lo studio- si legge in una nota- analizza dieci Paesi fra i più rappresentativi in termini di modelli di separazione della rete e ne confronta le strutture di governance e le misure di equivalence, fra cui la presenza o meno di un Organo di vigilanza (analogamente all’esperienza italiana)
I Paesi presi in esame sono: Italia, Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Islanda, Regno Unito, Polonia, Svezia, Australia e Nuova Zelanda.
Si tratta di un confronto approfondito e ricco di informazioni dal quale emerge come la separazione proprietaria sia un modello applicato solo in Australia e Nuova Zelanda, mentre l’Europa è orientata verso la separazione funzionale e, in alcuni Paesi, verso la separazione legale. Lo studio dedica particolare attenzione agli strumenti con cui viene garantita l’equivalence dei servizi di accesso alla rete. Anche qui si nota come l’Europa presenti varie sfumature, anche se negli ultimi anni emerge, in Italia e in altri Paesi, la tendenza ad offrire servizi, almeno relativamente alle nuove offerte su fibra, nel cosiddetto regime di Equivalence of Input (EoI) che, a differenza del modello meno avanzato di Equivalence of Output (EoO), assicura la fornitura all’ingrosso, non solo alle medesime condizioni economiche, ma anche mediante i medesimi sistemi e processi sia alle divisioni retail dell’operatore verticalmente integrato che agli altri operatori.”

La presenza di un Organo di vigilanza, interno e indipendente, che monitora la parità di accesso alla rete dell’operatore dominante verticalmente integrato si riscontra in quattro dei dieci Paesi analizzati (Italia, Islanda, Irlanda e Regno Unito). Il che dimostra la diffusione di tale organismo di controllo che, peraltro, è stato recepito anche nel Codice delle Comunicazioni Europeo: «Gli impegni [che intendono affrontare i problemi di concorrenza individuati dall’autorità nazionale di regolamentazione] possono comprendere la nomina di un fiduciario di controllo, la cui identità e il cui mandato dovrebbero essere approvati dall’autorità nazionale di regolamentazione, e l’obbligo per l’impresa che li offre di trasmettere relazioni periodiche di attuazione» 
Ciò rappresenta il riconoscimento, a livello europeo, di questo modello di independent internal regulation creato dal regolatore italiano nel lontano 2008.

Una sintesi dello studio è stata pubblicata sul sito Internet dell’Organo di vigilanza (http://organodivigilanza.gruppotim.it) mente lo studio completo sarà presentato il 10 luglio 2020 alle 10.  

«Con lo studio- dichiara il Presidente Sclafani- commissionato alla società Cullen International, l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM vuole fornire il proprio contributo al dibattito sui modelli di governance più appropriati per garantire il rispetto dell’equivalence in un settore dinamico come le TLC. Questa analisi comparata si rivolge, oltre che agli operatori del settore, anche alle Istituzioni, con l’obiettivo di illustrare le diverse soluzioni adottate in vari contesti internazionali per regolare efficacemente un operatore verticalmente integrato a beneficio dei consumatori e del mercato. Si tratta di un approfondimento utile per individuare un benchmark internazionale con il quale confrontare il modello italiano.»



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