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TOH, L’ISTAT MISURA LA PENURIA

Quando ti alzi e sai di non esser più confinato in casa; quando insomma sembra fatta, arriva la stima preliminare dall’Istat: Ad aprile le persone in cerca di lavoro diminuiscono di 787.000 unità, con un calo in tutte le classi di età.
Cavolo! Strizzi gli occhi per leggere meglio: Il tasso di disoccupazione scende al 6,3%.
Accidenti! Eurostat segnala che, nello stesso mese, il tasso di disoccupazione della zona euro segna il 7,3%.
Quando, ringalluzzito, pensi di averla sfangata continui a leggere l’Istat: Generalizzata anche la crescita del numero di inattivi +746mila unità, con un tasso che si attesta al 38,1%. Le persone in cerca di lavoro calano in misura consistente anche nell’arco dei dodici mesi (-41,9%, pari a 1 milione 112mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+11,1%, pari a +1 milione 462mila).
Quando tiri la somma, t’accorgi che il tasso di disoccupazione, in soli due mesi, diminuisce di quasi tre punti percentuali; quello di inattività aumenta allo stesso modo e il tasso di occupazione va al 57,9%.
Brrrrr, i dati l’Istat li dà; tu che lavori li leggi e… cavolo ‘sti poveracci.
Macchè, poveracci, so’ inattivi ‘nfaranno gnente!
Essì, nell’Economia dei Consumi, inattivo viene considerato quel soggetto che, nel ciclo economico, non lavora per produrre né ha i denari per consumare; un tizio insomma che, per quel che non fa, non concorre a fare la crescita, né a generare lavoro, ancor meno a remunerarlo.
L’Istat, lo ha scovato ad aprile, nei mesi a venire verranno a mostrarsi ulteriori danni, con i poveracci che saranno ancor di più.
Ps: Ehi… che non vi sia un “dagli all’untore” però: sono il risultato della penuria.

Mauro Artibani, l’economaio
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