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Sì ai comizi e convention in Florida. Il punto sulle presidenziali Usa

Donald Trump ha fretta di lasciarsi alle spalle i capitoli coronavirus e razzismo che gli hanno creato un pesante ritardo nei sondaggi sul suo rivale Joe Biden e vuole riprendere la campagna e i comizi, che, insieme ai tweet, sono il suo piatto forte.

Il suo primo meeting post-pandemia sarà a Tulsa, in Oklahoma, il 19 giugno; ci saranno poi comizi in Florida, Arizona e North Carolina, nonostante elevatissime restino le preoccupazioni per i rischi di recrudescenza del coronavirus.

Secondo i dati della John Hopkins University, il numero dei contagi ha ieri superato i due milioni e quello dei contagi sfiora i 113 mila, con i casi in aumento in 21 dei 50 Stati, e resta da misurare l’impatto sulla pandemia delle massicce manifestazioni anti-razzismo delle ultime due settimane.

Secondo il Washington Post, il Partito repubblicano sta esplorando l’ipotesi di Jacksonville, Florida, come nuova sede della convention di fine agosto dopo che la North Carolina ha negato la possibilità che l’evento si tenga a Charlotte, com’era previsto, senza rispettare le regole sulle distanze sociali anti-coronavirus.

Dirigenti repubblicani sono stati a Jacksonville lunedì per esaminare la città e i dintorni e verificare se vi sia la possibilità di alloggiare le circa 50 mila persone attese.

La Florida, governata dal Grand Old Party, mentre la North Carolina ha un governo democratico, è uno degli Stati in bilico di Usa 2020. Trump vi ha fatto del suo resort di Mar-a-Lago la Casa Bianca d’inverno.

Ma l’eco dell’uccisione il 25 maggio a Minneapolis di George Floyd, un nero di 46 anni, ad opera della polizia non s’è ancora spenta: ieri, il fratello di Floyd, Philonise, ha denunciato al Congresso che George sia morto “per venti dollari”. E nel Paese sono vivaci i dibattiti sull’abolizione o meno dei simboli confederati – la Nascar li mette al bando – e sui simboli anti-razzisti nello sport – la lega del football, che li aveva proibiti, ora li ammette -.

In un op-ed su USAToday, Biden oggi afferma: “Dobbiamo sradicare il razzismo dall’America, dalle sue leggi e dalle sue istituzioni”; e accusa Trump di “alimentare le divisioni razziali nel Paese con la sua retorica piena di odio e di teorie della cospirazione”. “Dobbiamo sfruttare il momento – scrive l’ex vice di Obama – per un cambiamento radicale che affronti le ineguaglianze razziali e spazzi via il suprematismo bianco”.

Biden è contrario alla proposta – emersa nei giorni scorsi – di tagliare i fondi alle forze dell’ordine, ma è d’accordo perché “nemmeno un dollaro dell’Amministrazione federale” vada “di dipartimenti di polizia che violano i diritti dei cittadini o che ricorrono alla violenza come prima risorsa”. Ma – aggiunge – “la risposta migliore non sono tagli a prescindere, ma dare ai dipartimenti di polizia risorse necessarie ad attuare riforme significative”.

Tutto ciò in un contesto economico preoccupante: la Fed prevede una contrazione 2020 del Pil Usa del 6,5%, con una risalita del 5% nel 2021 e del 3,5% nel 2022. Il tasso di disoccupazione s’attesterà al 9,3% quest’anno, per calare al 6,5% nel 2021 e scendere ulteriormente al 5,5% nel 2022.

Dati che, nell’analisi del National Bureau of Economic Research, Nber, riferiti dalla Bloomberg, fanno tremare Trump: quando l’economia è in recessione nell’anno elettorale, i presidenti in carica e i loro partiti storicamente perdono al voto – e gli Usa sono ufficialmente in recessione da febbraio -. Il magnate intende “sfidare la Storia” iniettando migliaia di miliardi nell’economia e accelerandone così la ripresa, in modo che a novembre se ne colgano i segnali.

(Usa2020)



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