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Trump truccherà le elezioni. L’ultima accusa (durissima) di Joe Biden

A proprio rischio e pericolo: questa è la clausola che dovrà accettare chi vuole assistere al comizio con cui Donald Trump, il 19 giugno, a Tulsa, in Oklahoma, intende riprendere gli eventi di massa della sua campagna elettorale. Il rischio e il pericolo sono quelli di contrarre il coronavirus: registrandosi all’evento, si rinuncia a perseguire gli organizzatori in caso di contagio.

L’iniziativa di auto-difesa della campagna del magnate conferma le incertezze del momento. E non è l’unico elemento polemico circa la scelta del presidente di riprendere gli eventi di massa: fa pure discutere, in relazione alle proteste anti-razziste delle ultime settimane, la data – il 19 giugno si celebra la fine della schiavitù – e il luogo – Tulsa fu teatro, nel 1921, della peggiore strage razzista della storia Usa, oltre 300 vittime.

“Scegliere quella data e venire a Tulsa è totalmente irrispettoso, uno schiaffo in faccia a quanto accaduto” nota Sherry Gamble Smith, presidente della Black Wall Street Chamber of Commerce di Tulsa. La senatrice Kamala Harris, già in lizza per la nomination democratica, dice: “Non è solo fare l’occhiolino ai suprematisti bianchi, è offrire loro una festa di benvenuto”.

Se Trump vuole andare oltre la pandemia e le proteste razziste, le sue scelte non paiono le migliori. E, ieri, Wall Street ha reagito male agli allarmi su una ripresa dei contagi, dopo avere scommesso per settimane su una rapida ripresa dell’attività, dei consumi e della produzione: l’indice S&P 500 ha infatti perso quasi il 6%, il dato peggiore dall’inizio della stagione coronavirus.

Fronte pandemia, i dati della John Hopkins University indicano che il numero dei contagi negli Usa viaggia al ritmo di più 20 mila al giorno e ha superato i 2.023.000, mentre quello dei decessi s’avvicina ai 114 mila.

Con una decisione inedita, i repubblicani hanno sdoppiato la loro convention: ce ne sarà una a fine agosto a Charlotte, in North Carolina, come già previsto, ma in scala ridotta, appena 366 delegati invece delle consuete migliaia, per rispettare le norme anti-coronavirus imposte dal governatore dello Stato, il democratico Roy Cooper.

Trump, che s’è preso di punta con Cooper, farà però il discorso d’accettazione della nomination, senza restrizioni di sorta, a Jacksonville, in Florida. Lunedì, emissari repubblicani hanno compiuto un sopralluogo in città e nei dintorni per verificare se vi possano alloggiare le circa 50 mila persone attese. La Florida è uno degli Stati in bilico di Usa 2020.

Annunciando l’inedita soluzione, la presidente del comitato nazionale del Partito repubblicano Ronna McDaniel spiega: “La Florida non solo ha un posto speciale nel cuore del presidente come suo Stato di residenza, ma è cruciale nella strada per la vittoria nel 2020”.

Cattivo perdente, il presidente fa chiedere dai suoi legali alla Cnn di ritirare l’ultimo sondaggio, che lo dà 14 punti dietro Joe Biden nelle intenzioni di voto dell’elettorato. Una lettera di diffida inviata al presidente dell’emittente Jeff Zucker sostiene che il rilevamento “contiene affermazioni errate e fuorvianti”. La Cnn ha immediatamente respinto la richiesta, difendendo la validità del sondaggio.

L’atteggiamento di Trump induce il suo rivale Joe Biden, candidato democratico alla Casa Bianca, ad affermare in un talk show che “questo presidente tenterà di rubare le elezioni”, esprimendo preoccupazioni per l’equità del processo. L’ex vice di Barack Obama teme addirittura che il magnate si rifiuti di lasciare la Casa Bianca, se sconfitto, ma è pronto a farlo scortare fuori dai militari se necessario.

Biden non era mai stato così duro nei confronti di Trump, anche se ad aprile aveva già manifestato il timore che il presidente avrebbe cercato “un modo di rinviare le elezioni”.

Il candidato è pure critico su una sortita in Texas di Trump, che a Dallas ha fra l’altro parlato di riforma della polizia – difendendo le forze dell’ordine – e dei simboli del passato – alla cui rimozione è contrario: “Per settimane il presidente ha evitato ogni reale discussione sul razzismo sistematico e sulla brutalità della polizia, anzi ha ulteriormente diviso il Paese. L’andare in Texas non cambierà nulla di questo”, perché Trump “è più interessato a una “photo opportunity” che ad offrire una voce di conforto mentre la nostra nazione è in lutto”.

Il presidente ha partecipato a una tavola rotonda sul ruolo della polizia e le discriminazioni razziali e ad una raccolta di fondi – una cena da 10 milioni di dollari: ogni partecipante doveva pagare almeno 580 mila dollari a testa per sedere a tavola con il magnate e farsi fotografare con lui -. Trump trascorrerà il fine settimana nella sua residenza di Bedminster (New Jersey).

La tavola rotonda ha innescato ulteriori discussioni, per il mancato inviuto ai tre dirigenti più alti in grado delle forze dell’ordine locali, tutti e tre afro-americani. “Rendici tutti sicuri. Torna al tuo bunker”, è il messaggio inviato al presidente dal governatore dello Stato di Washington e dalla sindaca di Seattle, presi di mira da Trump perché, a suo dire, incapaci di mantenere l’ordine.

Il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate degli Stati Uniti, generale Mark Milley, ha intanto preso le distanze dalla criticatissima “passeggiata” del presidente il 2 giugno dalla Casa Bianca fino alla chiesetta di St. John, dopo avere fatto sgomberare con la forza e i lacrimogeni Lafayette Square zeppa di pacifici manifestanti. Il generale Milley, che era fra le persone che accompagnavano Trump, s’è scusato per quel gesto: “Non avrei dovuto essere lì”, ha detto, per evitare – ha spiegato – ogni commistione tra militare e politico.

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