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Usa2020, Obama is back. Gramaglia racconta il duello con Trump

Barack Obama attacca Donald Trump: ne definisce lo stile di governo “incompetente, meschino e disorganizzato”. E Trump attacca Joe Biden: se vince a novembre, “questo Paese sarà un disastro”. È l’estrema sintesi degli eventi distinti e paralleli che hanno visto protagonisti, nelle ultime ore, l’ex e l’attuale presidente degli Stati Uniti: Obama era a una raccolta fondi virtuale per e con Biden, ex suo vice e ora candidato democratico alla Casa Bianca; Trump, che era in Arizona per ‘ispezionare’ il muro lungo il confine con il Messico, parlava a Phoenix.

Secondo Obama, alla prima comparsa a fianco di Biden in questa campagna elettorale, l’approccio di Trump rappresenta “un pericolo esistenziale per i valori dell’America”. La presenza di Obama alla raccolta di fondi ha fruttato una raccolta superiore a 7,6 milioni di dollari, di cui quattro versati da 120 mila sostenitori ancora prima che l’evento iniziasse, a dimostrazione della ancora enorme popolarità dell’ex presidente tra la base dei democratici.

Obama ritiene che Trump mini le fondamenta dell’Unione: “Con il mio predecessore – ha ricordato, riferendosi a George W. Bush – non ero d’accordo su tantissime cose, ma lui aveva grande rispetto per lo stato di diritto e per le nostre istituzioni. Negli ultimi anni, abbiamo visto una Casa Bianca che ha messo in discussione le reali fondamenta di chi noi siamo e dovremmo essere”.

L’ex presidente ha criticato la gestione della pandemia, la linea dura sull’immigrazione e il tentativo di politicizzare la giustizia, prima di dirsi “fiducioso e ottimista che soprattutto gli elettori più giovani voteranno per mandare via Trump dalla Casa Bianca”.

Parlando a Phoenix davanti a circa tremila persone, Trump ha accusato i democratici di volere paralizzare il Paese causa pandemia così da danneggiare l’economia e vincere le elezioni. Il magnate ha sostenuto che Biden sia in mano alla “sinistra radicale che odia la nostra storia e i nostri valori e tutto ciò che rende orgogliosa l’America”. Trump ha nuovamente chiamato il coronavirus ‘kung flu’, riferendosi alla sua origine cinese.

Mentre il presidente parlava, ci sono stati tafferugli tra polizia e centinaia di manifestanti, davanti alla Dream City Church. Per disperdere la folla, gli agenti hanno usato granate stordenti. Ieri, Trump ha autorizzato le autorità federali ad arrestare chiunque danneggi o distrugga un monumento, una statua o una proprietà federale negli Usa, invocando fino a 10 anni di carcere per i vandali. “Questa decisione è effettiva immediatamente, ma può essere usata anche in modo retroattivo – twitta -. Non ci saranno eccezioni”.

Dopo avere perso la battaglia legale per bloccare l’uscita del libro di John Bolton, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Trump e la sua famiglia chiedono ai giudici di bloccare la pubblicazione di un altro libro che potrebbe mettere in difficoltà il presidente, quello della nipote del magnate, Mary Trump, 55 anni, figlia del fratello di Donald, Fred Junior, morto a soli 42 anni nel 1981, vittima dell’alcolismo. Mary accuserebbe il presidente di non avere aiutato il fratello. Il libro, che s’intitola ‘Come la mia famiglia ha creato l’uomo più pericoloso al mondo’, dovrebbe uscire il 28 luglio, edito da Simon & Schuster.

Le memorie di Bolton sono da ieri in vendita. Vi si trova, tra l’altro, che Trump era restio a imporre sanzioni alla Russia e pensava che si fosse troppo duri con Vladimir Putin. Lo fece però aspettare deliberatamente al vertice di Helsinki, presentandosi in ritardo – la circostanza non è confermata dal Cremlino.

Circa la metà degli Stati dell’Unione sono alle prese con un aumento dei contagi da coronavirus, dopo la fine del lockdown e la ripresa delle attività. In Texas, nelle ultime 24 ore c’è stato un record di oltre 5.000 nuovi casi in un solo giorno. Il governatore Greg Abbott, repubblicano, invita la gente a stare a casa. “Non c’è alcuna ragione in questa fase di uscire senza necessità reale”, ha detto, pur restando restio all’idea di un altro lockdown.

Secondo i dati della John Hopkins University, gli Stati Uniti hanno ieri registrato circa 800 decessi per coronavirus e oltre 32.000 nuovi casi. Alla mezzanotte sulla East Coast, il totale delle vittime era 121.228 e il totale dei contagi sfiorava i 2.347.000.

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