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Usa2020, non solo proteste. Ora Trump perde il candidato repubblicano in Iowa

Nel mezzo delle tensioni razziali peggiori degli ultimi anni, l’intendenza elettorale di Usa 2020 va avanti, con le primarie per posta in diversi Stati, il Distretto di Columbia della capitale Washington e Indiana, Maryland, Montana, New Mexico, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota. È un test più organizzativo che politico: serve a valutare il voto per posta, osteggiato dal presidente Trump e dal partito repubblicano, che vi vedono una fonte di brogli, ma che molti Stati, causa epidemia, incoraggiano in prospettiva dell’Election Day, il 3 novembre, fra cinque mesi esatti.

I risultati delle primarie affluiscono mentre gli Stati Uniti vivono l’ennesima notte di proteste e, talora, violenze, dopo la brutale uccisione, a Minneapolis, lunedì 25 maggio, di un nero di 46 anni, George Floyd, ad opera della polizia. Migliaia di persone sfidano il coprifuoco in decine di città, anche a New York e a Washington: i militari schierati per volere di Trump davanti alla Casa Bianca e al Lincoln Memorial – 1600 uomini mobilitati – conferiscono alla capitale un inquietante aspetto latino-americano.

Le primarie presidenziali sono senza pathos, dato che sia i repubblicani sia i democratici hanno ormai espresso il loro candidato. E, infatti, Donald Trump e Joe Biden vincono ovunque senza colpo ferire. Ma ci sono le primarie per il Senato e per la Camera, oltre che per le cariche statali e locali, dove non mancano le sorprese.

Nello Iowa, ad esempio, il deputato repubblicano Steve King, che puntava al suo decimo mandato, è stato battuto da un senatore statale, Randy Feenstra. King aveva spesso fatto commenti razzisti e per questo era stato sanzionato nel 2019: l’establishment repubblicano non lo voleva sulla scheda, temendo di perdere un seggio relativamente sicuro.

Intanto, il presidente Trump conferma che la convention repubblicana non si farà, come previsto, nella North Carolina, a Charlotte, dal 24 al 27 agosto: il partito “è costretto a cercare un altro Stato per ospitare la convention del 2020”, twitta Trump, criticando il governatore Roy Cooper che condiziona la tenuta della convention a protocolli sanitari adeguati all’epidemia di coronavirus.

Secondo i dati della Johns Hopkins University, i decessi negli Usa hanno superato i 106mila – erano 106.181 alla mezzanotte sulla East Coast – e i contagi sono quasi 1.832.000. Ieri, ci sono stati un migliaio di morti. In un’intervista a SkyTg24, Anthony Fauci, il virologo più ascoltato negli Usa, membro della task force della Casa Bianca sul Covid-19, si dice molto preoccupato: “Scontri e proteste possono farci fare un passo indietro rispetto al controllo dell’epidemia di coronavirus, perché ovviamente in quei contesti non si seguono le indicazioni come il distanziamento sociale”. Fauci ritiene che non ci siano “ancora prove concrete che il virus stia perdendo forza”.

Sulle tensioni razziali in atto, l’ex presidente George W. Bush è stato ieri caustico con Trump, senza mai citarlo, criticando le posizioni “muscolari” del magnate presidente: “Per l’America è il momento di esaminare i suoi tragici fallimenti, … come quello che tanti afro-americani, soprattutto giovani, siano tormentati e minacciati nel loro Paese”, ha detto Bush, “addolorato” per la morte di Floyd. “Come possiamo mettere fine al razzismo sistemico nella nostra società? L’unico modo per vedere noi stessi in una luce vera è ascoltare le voci di chi è ferito. Chi tenta di far tacere queste voci non capisce il vero significato dell’America, o come può diventare un posto migliore … La giustizia ci sarà solo con mezzi pacifici. Ma sappiamo che la pace nelle nostre comunità richiede una giustizia senza disuguaglianze”.

Parlando a Filadelfia, Biden, che parteciperà ai funerali di Floyd a Houston in Texas, ha accusato Trump di essere “più interessato al potere che ai principi”, riferendosi alle violenze sui manifestanti perpetrate a Washington lunedì, solo per consentire a Trump uno spot – Bibbia in mano – sul sagrato della chiesa di fronte alla Casa Bianca, “che è la casa della gente”.

Per Biden, le ultime parole di Floyd, “I can’t breathe”, non posso respirare, sono un “campanello d’allarme per il nostro Paese, per tutti noi, … non si sono spente, risuonano nel Paese”: “Se sarò eletto presidente io non sarò un presidente che genera paure e divisioni”, mentre Trump è divorato “da un cieco ego”. “Siamo nel pieno di una battaglia per definire l’anima del nostro Paese”, aggiunge il candidato democratico, che auspica “l’avvio di una nuova era e di nuovi diritti civili”.

La replica di Trump a Biden è arrivata via Twitter: “’Sleepy Joe’ è in politica da 40 anni e non ha mai fatto niente. Ora pretende di avere le risposte. Non sa neanche le domande. La debolezza non batterà mai gli anarchici, i saccheggiatori o i criminali e Joe è stato politicamente debole per tutta la vita. Legge e ordine”.

GpnewsUsa2020



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